Corriere di Verona

Romeo, la dem che apre al Movimento «Appoggio esterno» Puppato: «Si scusino»

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Una c’è. Un’esponente del Pd veneto che parli chiarament­e di apertura ai Cinque stelle c’è. È Nadia Romeo, capogruppo in consiglio comunale a Rovigo (e già candidata sindaco alle ultime elezioni cittadine). Corrente Emiliano. «Non possiamo esimerci dal non assumerci delle responsabi­lità — dice lei —. Sia chiaro, non parlo di poltrone e di governo. No, quello no. Dovremo starne fuori. Ma di un appoggio esterno. Su alcuni punti programmat­ici si potrebbe lavorare, penso per esempio alla legge elettorale e al tema del lavoro. Poi è chiaro, se non si trova l’accordo si resta all’opposizion­e». Il resto della truppa dem veneta, invece, al momento se ne tiene a debita distanza. Ecco, c’è Laura Puppato, che però mette bene in evidenza alcuni paletti: «Io ero quella che nel 2013 spingeva per un alleanza con i Cinque stelle — afferma la senatrice uscente —, tuttavia in cinque anni le cose sono cambiate. E di molto. La piega che ha preso il Movimento, infatti, è stata molto pesante. Contro di noi ne hanno dette di tutti i colori. Offese tremende: mani sporche di sangue. Per cui oggi dico questo: sì al dialogo, ma a patto che prima Di Maio chieda scusa formalment­e. E non basta, andrebbe individuat­a poi una base programmat­ica chiara. Punti dettagliat­i ed esclusivi, perché non possiamo mica cedere ai nostri principi. La proposta, in ogni caso, spetta a loro».

All’interno del partito, per altro, si parla ancora e soprattutt­o della Grande Sconfitta. Il malumore è montante. Tra i più critici e riflessivi Graziano Azzalin, consiglier­e regionale: «Il nostro partito deve ridefinire un proprio profilo di centrosini­stra — afferma — Partire dalle origini non basta più. Pensavamo di rappresent­are un Paese normale, invece ci sbagliavam­o. Si sbagliavan­o. C’è stato un distacco notevole, abbiamo rinunciato ad essere partito di sinistra. Si è pensato più ai diritti civili e alle riforme costituzio­nali, anche accentrand­o molto le battaglie sul leader. In questo modo abbiamo perso di vista le nostre cose. Ora basta però, Renzi lasci subito. Il successore? A me Zingaretti piace molto, ha dimostrato di essere in grado di prendere i voti».

Come Azzalin c’è pure Alessandro Naccarato, parlamenta­re uscente dei dem: «Andrebbero azzerati i vertici nazionali e regionali — attacca —. Ormai, anche in Regione, salvo proprio il caso di Azzalin siamo diventati inesistent­i. Nessuna battaglia. Non ci si è resi conto intanto che i nostri voti andavano alla Lega. Pesantissi­mo è stato l’appiattime­nto sul referendum sull’Autonomia. Siamo andati dietro alla Lega». Infine Rosanna Filippin, anche lei senatrice uscente: «Un nuovo leader? La mia schiena gronda ancora di sangue. C’è prima bisogno di rimettere in moto la comunità».

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