«Il nostro valore aggiunto è la mediazione. La parità? Esiste a livello formale»
Chiamata a gestire l’emergenza immigrazione in una provincia fortemente critica e diffidente come Treviso, promotrice di un protocollo sulla legalità per le aziende che popolano una terra a forte tasso di imprenditorialità, il prefetto Laura Lega (sola donna a ricoprire questo ruolo in Veneto) ha unito le doti della manager delle istituzioni con la caparbietà e il pragmatismo tipicamente femminili.
Il ripetersi di episodi di violenza domestica però ha richiesto un approfondimento che sarà trattato domani in un convegno, per non affrontare solo la questione di genere ma la competenza e la qualità delle donne nella società. Qual è il valore aggiunto di una donna nelle istituzioni? «Una forte capacità di mediazione, di interpretare i fenomeni sociali, di empatia con le comunità. Una cifra di pragmatismo e senso di responsabilità che persegue la realizzazione di un obiettivo concreto, che sono propri dell’agire femminile. Ma non amo le distinzioni di genere, ritengo che siano più rilevanti le competenze nel merito e l’efficacia nello svolgere il proprio ruolo».
Lei si è occupata di temi che richiedono il pugno di ferro come sicurezza, immigrazione e legalità, che vengono solitamente associati all’immagine di un uomo.
«Credo che nelle donne ci sia una particolare propensione a far valere la forza della coesione sociale, che si fonda sulla legalità. Questo le rende capaci di declinare concretamente l’impegno quotidiano nel gestire le emergenze». Nota una distinzione di genere nelle cariche istituzionali?
«No, anzi, penso che oggi ci sia un’eguaglianza sostanziale, in rispetto dell’articolo 3 della Costituzione. Sono cadute le preclusioni formali nell’accesso alle professioni che erano esclusiva prerogativa maschile come ad esempio nelle forze armate e di Polizia, nelle professioni e nelle istituzioni, fra le quali anche quella del prefetto. C’è una normale parità almeno formale, ma è l’uguaglianza sostanziale che fa la differenza, l’ottenimento di una pari dignità sociale». Quindi cosa manca?
«Credo che un Paese civile non possa tollerare ancora la gravità delle violenze psicologiche e fisiche sulle donne. I cittadini chiedono più sicurezza: dobbiamo rafforzarla sulle strade e garantirla innanzitutto tra le mura domestiche. La risposta deve arrivare subito, per questo la Prefettura sta rafforzando la rete delle istituzioni e l’educazione dei giovani alla legalità e al rispetto delle regole, rifiutando il ricorso alla violenza come soluzione dei conflitti privati e sociali». È dedicato anche a questo il convegno a Palazzo dei Trecento?
«Tratterà la condizione femminile, come si è realizzata e declinata nel quotidiano. Ne parleremo con la presidente dell’Anci, la presidente di Unindustria, una docente di diritto pubblico all’Università di Padova, la segretaria della Cisl e molte altre. Approfondiremo poi le relazioni tra uomini e donne e la gestione del conflitto, un tema complesso che non può essere trattato con semplificazioni». Cosa determinerà il salto di qualità?
«Dovrà essere culturale. Quando la differenza sarà nelle competenze, non nel genere. Ma credo che, pur in un processo lungo, ci stiamo riuscendo».
Il prefetto Lavoriamo sulla sicurezza in casa, non solo sulle strade