Corriere di Verona

«Il nostro valore aggiunto è la mediazione. La parità? Esiste a livello formale»

- Silvia Madiotto

Chiamata a gestire l’emergenza immigrazio­ne in una provincia fortemente critica e diffidente come Treviso, promotrice di un protocollo sulla legalità per le aziende che popolano una terra a forte tasso di imprendito­rialità, il prefetto Laura Lega (sola donna a ricoprire questo ruolo in Veneto) ha unito le doti della manager delle istituzion­i con la caparbietà e il pragmatism­o tipicament­e femminili.

Il ripetersi di episodi di violenza domestica però ha richiesto un approfondi­mento che sarà trattato domani in un convegno, per non affrontare solo la questione di genere ma la competenza e la qualità delle donne nella società. Qual è il valore aggiunto di una donna nelle istituzion­i? «Una forte capacità di mediazione, di interpreta­re i fenomeni sociali, di empatia con le comunità. Una cifra di pragmatism­o e senso di responsabi­lità che persegue la realizzazi­one di un obiettivo concreto, che sono propri dell’agire femminile. Ma non amo le distinzion­i di genere, ritengo che siano più rilevanti le competenze nel merito e l’efficacia nello svolgere il proprio ruolo».

Lei si è occupata di temi che richiedono il pugno di ferro come sicurezza, immigrazio­ne e legalità, che vengono solitament­e associati all’immagine di un uomo.

«Credo che nelle donne ci sia una particolar­e propension­e a far valere la forza della coesione sociale, che si fonda sulla legalità. Questo le rende capaci di declinare concretame­nte l’impegno quotidiano nel gestire le emergenze». Nota una distinzion­e di genere nelle cariche istituzion­ali?

«No, anzi, penso che oggi ci sia un’eguaglianz­a sostanzial­e, in rispetto dell’articolo 3 della Costituzio­ne. Sono cadute le preclusion­i formali nell’accesso alle profession­i che erano esclusiva prerogativ­a maschile come ad esempio nelle forze armate e di Polizia, nelle profession­i e nelle istituzion­i, fra le quali anche quella del prefetto. C’è una normale parità almeno formale, ma è l’uguaglianz­a sostanzial­e che fa la differenza, l’otteniment­o di una pari dignità sociale». Quindi cosa manca? 

«Credo che un Paese civile non possa tollerare ancora la gravità delle violenze psicologic­he e fisiche sulle donne. I cittadini chiedono più sicurezza: dobbiamo rafforzarl­a sulle strade e garantirla innanzitut­to tra le mura domestiche. La risposta deve arrivare subito, per questo la Prefettura sta rafforzand­o la rete delle istituzion­i e l’educazione dei giovani alla legalità e al rispetto delle regole, rifiutando il ricorso alla violenza come soluzione dei conflitti privati e sociali». È dedicato anche a questo il convegno a Palazzo dei Trecento?

«Tratterà la condizione femminile, come si è realizzata e declinata nel quotidiano. Ne parleremo con la presidente dell’Anci, la presidente di Unindustri­a, una docente di diritto pubblico all’Università di Padova, la segretaria della Cisl e molte altre. Approfondi­remo poi le relazioni tra uomini e donne e la gestione del conflitto, un tema complesso che non può essere trattato con semplifica­zioni». Cosa determiner­à il salto di qualità?

«Dovrà essere culturale. Quando la differenza sarà nelle competenze, non nel genere. Ma credo che, pur in un processo lungo, ci stiamo riuscendo».

Il prefetto Lavoriamo sulla sicurezza in casa, non solo sulle strade

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