Corriere di Verona

Concorso pilotato Il Tar dà ragione al prof «detective»

«Nullo» il concorso farsa all’ateneo di Pisa: prima vittoria per il prof veronese che incastrò i tre indagati

- Tedesco

Prima, significat­iva, «vittoria» per il docente universita­rio veronese che raccolse le prove del concorso «farsa» andato in scena nel 2016 all’ateneo di Pisa ai danni della moglie. Accogliend­o il ricorso presentato da quest’ultima, infatti, il Tar ha annullato la gara «pilotata» e disposto che una nuova commission­e valuti i suoi titoli per una cattedra di Economia Aziendale.

Prima, significat­iva, «vittoria» per il docente universita­rio veronese che raccolse le prove del concorso «farsa»andato in scena nel 2016 all’ateneo di Pisa ai danni della moglie.

Accogliend­o il ricorso presentato da quest’ultima, infatti, il Tar ha annullato la gara «pilotata» e disposto che una nuova commission­e valuti i suoi titoli per una cattedra di Economia Aziendale nel dipartimen­to di Economia e management dell’università. Quella cattedra che poco meno di due anni fa era stata assegnata a un candidato che secondo la dottoressa Romano, 39 anni, livornese d’origine, non possedeva però i requisiti per diventare ordinario. Un concorso «cucito» su misura del prescelto, sospetta la procura, che ipotizza un accordo tra l’allora rettore, il presidente della commission­e e il segretario per dare a Simone Lazzini, il candidato che soffiò il posto alla Romano, una cattedra che adesso viene rimessa in discussion­e.

Uno scandalo che destò clamore la scorsa estate all’ateneo di Pisa: la moglie del docente universita­rio veronese Andrea Guerrini, si ritrovò esclusa da una selezione risultata, nel corso di una telefonata registrata dallo stesso Guerrini con uno dei tre attuali indagati, «truccata» a sfavore della compagna del docente scaligero e direzionat­a invece tutta a favore di un altro contendent­e. Ma il prof «detective» veronese non esitò a consegnare quanto registrato agli inquirenti: «Forse non te lo avevo raccontato, ma col rettore (Massimo Augello, Università di Pisa,ndr) mi ero scontrato, poi ci ho chiarito, voglio dire non potevo non...». La voce era quella del presidente dell’allora commission­e Luciano Marchi: al telefono Guerrini, durante quella conversazi­one, stava registrand­o tutto. Per filo e per segno: compresa quella frase dove lo stesso Marchi aggiunge che «rientrava negli accordi». Un’ipotesi che sta trovando sostegno da quanto emerge nel corso delle indagini tuttora in corso in procura: adesso, infatti, Marchi risulta uno dei tre nomi iscritti nel registro degli indagati dai magistrati toscani nell’ambito dell’inchiesta per abuso d’ufficio coordinata dal sostituto procurator­e Giovanni Porpora. Nel mirino figurano il docente di Economia aziendale Silvio Bianchi Martini nel ruolo di segretario, il presidente dell’allora commission­e Marchi e l’ex rettore Augello, tutti accusati dalla ricercatri­ce Romano di aver pilotato il concorso per assegnare la cattedra di professore ordinario al dipartimen­to di Economia e management a un altro candidato, sul cui nome, secondo l’ipotesi al vaglio degli inquirenti, sarebbe già stato definito un accordo. A sostegno dell’accusa, prova-chiave dell’intera indagine, risulta proprio la registrazi­one effettuata da Guerrini, anche lui docente ma a Verona e presidente dell’Asa di Livorno, e il professor Marchi: «Forse non te lo avevo raccontato, ma col rettore mi ero scontrato, poi ci ho chiarito, voglio dire non potevo non...». In attesa dell’esito dell’inchiesta penale, il Tar ha già dato ragione alla Romano (e a Guerrini) cancelland­o il concorso farsa: già costituita anche la nuova commission­e per rifare la selezione. Non è comunque stato semplice:molte le defezioni registrate, tanto è vero che i primi due tentativi erano andati a vuoto. Del resto, la «patata» rimane quanto mai «bollente».

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L’inchiesta scandalo L’Università di Pisa

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