La Chiesa caccia il prete dello scandalo
Padova, nel giorno della festa della donna la notizia del Vaticano che toglie la tonaca al sacerdote dello scandalo Lui: «Sono un uomo distrutto». L’annuncio del vescovo Cipolla agli altri religiosi: «Per noi resta un fratello»
Orge in canonica, la scure del vescovo di Padova sul prete dello scandalo, don Andrea Contin, che viene ridotto allo stato laicale: non è più sacerdote. «È un momento di sofferenza per tutti», spiega il vescovo.
La Chiesa congeda definitivamente don Andrea Contin, l’ex parroco di San Lazzaro, a Padova, già sospeso a divinis il 2 febbraio 2017 dal vescovo Claudio Cipolla e finito sotto inchiesta per lesioni volontarie aggravate, anche dall’uso di un coltello, e minacce di morte nei confronti di una delle cinque donne con cui ha ammesso di aver avuto rapporti intimi e che l’aveva denunciato nel dicembre 2016. Ieri, proprio nel giorno della festa della donna, il vescovo ha annunciato ai sacerdoti della Diocesi riuniti per il ritiro quaresimale che Contin, 50enne di Busiago di Campo San Martino, è stato dimesso dallo stato clericale. La decisione è stata notificata dalla Congregazione per il Clero che ha sede in Vaticano ed è presieduta dal prefetto cardinale Beniamino Stella, alla quale la scorsa estate il Tribunale ecclesiastico diocesano aveva inviato la documentazione relativa al procedimento canonico aperto a carico dell’ormai ex prete. Contin organizzava orge in canonica con una ventina di signore e diversi sacerdoti, oltre a custodire una collezione di sex toys e video hard sequestrati dai carabinieri.
«Il provvedimento è inappellabile e non soggetto a ricorso — la nota ufficiale della Curia — prevede per Andrea Contin la dispensa dagli obblighi del ministero presbiterale e dal celibato, senza che venga meno la possibilità di partecipare alla vita della comunità cristiana. Il vescovo Claudio comunica questo provvedimento con profonda amarezza e sofferenza e invita a pregare per Andrea, per i sacerdoti e per i fedeli tutti, smarriti di fronte alle vicende che hanno visto coinvolto l’ex presbitero e arrecato tanto danno alla Chiesa». Il ritorno allo stato di laico era stato comunicato al diretto interessato lo scorso 3 marzo dallo stesso presule, che ieri ai sacerdoti ha detto: «Andrea per noi resta un fratello». «È un momento di sofferenza per tutti — spiega monsignor Claudio Cipolla, che ora riferendosi all’ex parroco non usa più il «don» ma nome e cognome — per Andrea Contin e la sua famiglia, per i nostri preti, per le persone coinvolte, per i fedeli che lo hanno conosciuto. Non possiamo pensare che si sia giunti a una decisione così grave senza che siano stati vagliati tutti gli elementi in gioco e per il bene della Chiesa e di Andrea stesso. Ci vorrà tempo per rimarginare le ferite e ritrovare la fiducia per quanti si sono sentiti offesi o confusi».
Il vescovo era stato più severo un anno fa. Nell’annunciare la sospensione a divinis, aveva parlato di «gravi responsabilità morali di don Andrea Contin, protagonista di comportamenti inaccettabili per un prete, per un cristiano e per un uomo» e di «una dolorosissima e umiliante vicenda che ci ha esposti alla vergogna di tutto il mondo». «Ne prendiamo le distanze, sono atteggiamenti intollerabili e immorali», aveva chiuso. «Sono un uomo distrutto, voglio essere lasciato solo», aveva sussurrato lui, sparito dalla circolazione e ora in attesa che il giudice Cristina Cavaggion accetti la sua richiesta di patteggiamento a un anno di reclusione, con sospensione della pena e risarcimento di 11.500 euro all’impiegata cinquantenne che l’ha denunciato (e che non l’ha chiesto). Il pm Roberto Piccione è d’accordo, a giorni l’udienza preliminare.
Intanto i genitori, la sorella e il fratello preferiscono non commentare l’epilogo «di una vicenda che ci ha rovinato la vita», mentre Paolo Tonin, il sindaco di Campo San Martino dove abitano, ammette: «Per il paese è stato uno choc, qui Andrea lo conoscono tutti. Prima di diventare prete, all’inizio degli anni ‘90, è stato consigliere comunale per una lista civica, poi ha sempre collaborato con il Comune e con la parrocchia nell’organizzazione di spettacoli e iniziative per i ragazzi. Qualche volta è stato visto con delle ragazze, organizzava feste in una casa abbandonata, ma nessuno ha mai nutrito sospetti. Pensavamo fossero parrocchiane. Siamo rimasti commossi quando ha intitolato Casetta Michelino, centro diurno per anziani di Padova, al suo migliore amico, che è morto. Erano molto legati, Michelino accudiva il cavallo di Andrea». Addolorati i confratelli. «La Chiesa non l’ha abbandonato — dice don Renzo Zecchin, nuovo parroco di San Lazzaro — la Curia continua ad avere contatti con lui. Varie persone lo vanno a trovare e molti fedeli lo ricordano con affetto. Non è stato buttato fuori dalla nostra famiglia, è una persona che ha sofferto e, pur non negando i fatti spiacevoli emersi, gli auguriamo di riprendersi». «Lo conosco bene, è stato mio allievo a Teologia — aggiunge don Giovanni Brusegan — e resta un confratello, anche se non si possono negare comportamenti scandalosi e contrastanti con la nostra scelta di vita. Guai però a puntare il dito, per noi tutto ciò è un grande dolore».
Critico don Albino Bizzotto: «Le cose vanno affrontate appena emergono e non quando marciscono. C’è stata una mancanza di tempestività da parte di chi sapeva e doveva intervenire subito». Un’altra amante di Contin aveva allertato la Diocesi prima che scoppiasse lo scandalo.