Maschio: «Le dimissioni? O tutti o non sarò l’unico ingenuo a farlo»
«Di sicuro non sarò l’unico così ingenuo da dare le dimissioni, se tutti gli altri non lo faranno». Ciro Maschio commenta così, sorridendo, la battaglia in corso sugli incarichi plurimi, dopo l’elezione di tanti amministratori comunali in Parlamento. In aula Gozzi la questione riguarda Maschio, che è presidente del consiglio municipale, e Vito Comencini, capogruppo della Lega Nord. E in entrambi i casi, la questione ha complicazioni politiche notevoli. Comencini potrebbe lasciare l’incarico di capogruppo, ma nella Lega scoppierebbe una battaglia per la successione (in pole position Mauro Bonato e Roberto Simeoni). Se poi si dimettesse anche da consigliere, subentrerebbe un leghista di una corrente diversa dalla sua. E visto il parapiglia nato (anche in Lega) sulle dichiarazioni di Paolo Paternoster contro i doppi incarichi, è probabile che il Carroccio non voglia creare (e crearsi) altri problemi, almeno per un po’ di tempo.
Quanto a Maschio, esiste l’ipotesi di dimissioni da presidente del consiglio, mentre è improbabile l’addio all’incarico di consigliere. In primo luogo perché nessuno dei neoeletti a Roma ha fretta di andarsene dal Comune, temendo una legislatura breve. Inoltre, se Maschio lasciasse l’assemblea, gli subentrerebbe Mimma Perbellini, più volte polemica, nei mesi scorsi, con sindaco e giunta. Anche sulle dimissioni da presidente ci sarà poi da discutere. Aspiranti alla successione ce ne sono (a partire da Paolo Rossi, del gruppo Casali-Gasparato). Ma Maschio, leader di Fratelli d’Italia, vorrà contrattare: e non a caso, sempre sorridendo, ieri sera spiegava che «se non mi hanno ucciso quando mi battevo a mani nude, figurarsi se ci riusciranno ora che ho un carro armato…».