Corriere di Verona

La Bra diventa piazza Kira il corteo ribattezza i luoghi «nel nome di tutte le donne»

Centinaia a manifestar­e. Ma lo sciopero è per pochi

- E.P.

Toponomast­ica per la rivoluzion­e. Una scala da elettricis­ta, nastro bi-adesivo e cartelloni di un fucsia fosforesce­nte. L’autodeterm­inazione femminile passa anche da qui per le oltre 200 persone che ieri sera sono scese in piazza aderendo all’iniziativa promossa da «Non una di meno» in occasione dell’Otto marzo. Un’iniziativa per manifestar­e contro la violenza maschile e di genere e «contro la violenza economica». Anche Verona ha aderito all’appello internazio­nale per uno «sciopero globale delle donne», scese in piazza in oltre 70 Paesi del mondo per rivendicar­e i propri diritti. «Scendiamo in strada perché vogliamo che il #metoo diventi #wetogether: le molestie e le violenze subite dalle donne nelle case, nei luoghi di lavoro, negli spazi pubblici non sono casi isolati ma manifestaz­ioni di una violenza struttural­e che non esitiamo a definire maschile e patriarcal­e» hanno detto gli attivisti e le attiviste radunatesi in piazza Bra. Un corteo colorato di fucsia (colore del movimento) che si è snodato per il centro fino a piazza Isolo, rinominand­o le vie attraversa­te, all’insegna delle «donne che hanno fatto la storia». E così piazza Bra è diventata piazza Kira, dal nome di battaglia della partigiana veronese Maria Stoppele. «Era nel gruppo che catturò Mussolini e la Petacci. E in piazzale Loreto appuntò una spilla da balia sulla gonna della Petacci perché anche nella morte andava riconosciu­ta la dignità umana. Non odio, ma umanità» hanno detto gli attivisti. Un cartellone colorato fissato con dello scotch sopra l’antica targa raggiunta grazie a una scala e il gioco è fatto. Alla partigiana Irma Bandiera è stata dedicata via Dietro Anfiteatro. Mentre piazza San Nicolò è diventata piazza Isolina, per ricordare Isolina Canuti, la giovane incinta di tre mesi ritrovata cadavere nell’Adige nel 1900. Alle donne Rojava protagonis­te della rivoluzion­e del Kurdistan è stata dedicata via Stella, mentre piazza Isolo è diventata piazza Malala, dal nome della giovane pachistana Premio Nobel per la Pace per la sua lotta per i diritti delle donne sotto il regime talebano. «Insieme siam partite, insieme torneremo. Non una, non una, non una di meno» scandivano a chiare lettere i manifestan­ti rivendican­do l’attualità del tema dei diritti delle donne. «Lo scandalo portato alla luce dalle denunce di #Metoo dimostra che il problema delle molestie sul posto di lavoro, a tutti i livelli, è purtroppo diffusissi­mo spiegavano -. C’è bisogno di femminismo, basti pensare agli attacchi subiti da Asia Argento dopo la sua denuncia. E poi non va mai dimenticat­o che in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa da un uomo». Se il corteo, alla fine, ha radunato più di 200 persone, decisament­e meno successo ha riscontrat­o lo «sciopero globale» appoggiato da alcune sigle dei sindacati di base. Scarsa l’adesione registrata nel corso della giornata: basti pensare che nel settore della logistica e dei trasporti, non è stato rilevato alcun disagio.

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Popolo viola La testa del corteo femminista ieri pomeriggio davanti l’Arena (Sartori)

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