Corriere di Verona

Stroncato mentre aspetta una visita Svolta del pm: «A processo altri 3»

Tragedia nei corridoi dell’ospedale: salgono a quattro i camici bianchi sotto accusa

- Laura Tedesco

Non c’è più solo il medico di base sotto accusa per l’assurda morte di un paziente di soli 47 anni. Il suo cuore cessò di battere proprio nel reparto di Cardiologi­a del polo Confortini e adesso nel mirino della procura si ritrovano altri tre camici bianchi. Diventano quattro, dunque, i chirurghi chiamati a rispondere di omicidio colposo per un dramma datato ormai 2012.

Era il 17 luglio di sei anni fa e la vittima, quel giorno sciagurato, stava aspettando che un medico lo visitasse. Si era recato in ospedale perché non riusciva più a sopportare quelle «insostenib­ili fitte su tutto il corpo», quei «lancinanti dolori intercosta­li», quel suo stato di «debolezza e sofferenza diffuse». Una straziante e interminab­ile odissea quella che, secondo i familiari che fino all’ultimo gli erano stati accanto, fu costretto a subire P. P., origini siciliane ma da tempo residente a Verona.

Sotto accusa, per la sua morte, risultava inizialmen­te una sola persona: l’allora medico di base della vittima. A settembre 2016, però, il colpo di scena: secondo il perito di Lodi incaricato dal giudice per l’udienza preliminar­e Livia Magri di chiarire dinamica e responsabi­lità del decesso, non si tratterebb­e dell’unico soggetto imputabile. Dalle conclusion­i tratte nell’elaborato dell’esperto, sono emersi infatti possibili profili di colpevolez­za anche da parte dei numerosi altri soggetti - si trattava esattament­e di 56 persone, tra chirurghi e infermieri - che si sono occupati in vario modo e con differenti tempistich­e del paziente nel corso della sua agonia. Secondo i familiari, che costituiti parte civile con gli avvocati Maurizio Milan e Mirko Zambaldo, il loro caro visse un autentico calvario iniziato con il primo ricovero a Borgo Trento, reparto di cardiochir­urgia, per sottoporsi a un «intervento chirurgico all’aorta». Un atto di denuncia, il loro, che aveva inizialmen­te indotto la procura a iscrivere prima 53, poi 56 persone (tra medici, paramedici e infermieri) sul registro degli indagati con l’accusa di omicidio colposo.

Un anno d’inchiesta accurata, poi la decisione: scagionate da ogni accusa le 56 persone finite sotto inchiesta e, invece, iscrizione nel registro degli indagati del medico di base (difeso dall’avvocato Claudio Fiorini) della vittima, che si ritrovava in udienza preliminar­e contestato il reato di omicidio colposo. Stando a quanto concluso all’epoca dal consulente del pm Marco Zenatelli, infatti, a sbagliare sarebbe stato il medico curante della vittima, in quanto non avrebbe prescritto un adeguato dosaggio di anticoagul­ante al 47enne, a rischio trombosi dopo aver subito l’intervento.

Dall’esito della perizia del gup, tuttavia, lo stesso pm ha tratto profilo di responsabi­lità per altri tre medici: il primo di «Villa Garda», il secondo del Centro Gallieno, il terzo di Borgo Trento. Per tutti, appuntamen­to in aula a maggio.

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La tragedia si verificò al Polo Confortini e fece intervenir­e anche il ministero della Sanità
Sei anni fa La tragedia si verificò al Polo Confortini e fece intervenir­e anche il ministero della Sanità

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