Corriere di Verona

Quando le due vittime giurarono sul vangelo di dire tutta la verità

- (r.pol.)

Ad immaginars­ela come un film la scena dovrebbe essere più o meno questa: una donna seduta di fronte a tre sacerdoti che le porgono un testo sacro e le chiedono di giurare e di dire la verità davanti a Dio. Le due donne che accusano l’ex don Andrea Contin di averle costrette a rapporti sessuali violenti (solo una delle due ha formalizza­to gli atti davanti alla procura) avevano denunciato tutto alla Curia prima che ai carabinier­i, ed erano state chiamate a raccontare i fatti in via Vescovado, sede della curia patavina. Quando si sono ritrovare davanti al prelato preposto ad ascoltarle le due hanno dovuto giurare di dire la verità mettendo una mano su un testo sacro, prima di raccontare la loro versione dei fatti e firmare un verbale dopo le dichiarazi­oni rese. Lo raccontano loro stesse ai carabinier­i quando vengono sentite subito dopo i primi esposti che denunciava­no le violenze. Siamo nell’inverno del 2016, il caso esploderà poco prima di Natale di quell’anno, quando nel corso di una perquisizi­one nella canonica dell’ex sacerdote di San Lazzaro i carabinier­i troveranno la stanza zeppa di arnesi sessuali, giochi e video porno. Ma già dal maggio precedente la Curia sapeva di quelle violenze, tuttavia l’istruttori­a era rimasta segreta, tanto che Don Contin non è stato sollevato dal suo incarico se non dopo che la notizia aveva fatto il giro del mondo. Inoltre la Curia tenne per sé i verbali delle due donne senza darne copia al pm. In virtù dei Patti lateranens­i infatti il Vaticano può secretare atti e non disporne la cessione terzi, in nessun caso.

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