Corriere di Verona

Dai sacerdoti innamorati al test del Dna per don Rock Tra nozze, figli e scomuniche

- M.N.M.

Loro la tonaca l’hanno lasciata per amore, ma don Federico Bollettin di Tencarola, don Fabiano Prevedello di Vigonza e don Sante Sguotti di Bagnoli tra il 2004 e il 2007 hanno comunque portato lo scompiglio nella Diocesi di Padova, scegliendo di mettere su famiglia con le donne di cui si sono innamorati. Federico, uscito di sua sponte dalla Chiesa inviando una lettera di dimissioni all’allora vescovo Antonio Mattiazzo, nel 2004 si è sposato con Fidelia, una ragazza nigeriana conosciuta sulla strada. Nello stesso anno Fabiano rinunciò al ministero per Barbara, pediatra incontrata a Cittadella, dove lui era cappellano, prima di passare a Cinto Euganeo come co-parroco. La coppia fu unita in matrimonio da don Giovanni Brusegan, per questo richiamato da Mattiazzo e dopo qualche anno, ironia del destino, inviato nella parrocchia di Monterosso per risolvere «il caso Sguotti». Sante, prima sospeso a divinis da Mattiazzo, poi scomunicat­o e infine ridotto allo stato laicale, nel 2007 andò a convivere con Tamara Vecil, quarantenn­e sua parrocchia­na, separata e madre di due figli, dalla quale ha poi avuto un bambino.

Lui e Bollettin, oggi operai, hanno pubblicato un libro sulle loro storie d’amore, sui disagi del celibato e sugli altri problemi del clero.

Sollevò un polverone l’ex «don Rock» Paolo Spoladore, ora 57enne «esperto ricercator­e e tecnico del sistema percettivo» che tiene «corsi di formazione interiore» pagati fino a 12mila euro da migliaia di persone, ma fino al 2015 parroco di San Lazzaro, dove poi gli è succeduto don Andrea Contin. «Donpa», come lo chiamavano i parrocchia­ni, scriveva libri e canzoni, teneva concerti e incontri. Fino al 1999, quando una psicologa cinquanten­ne lo indicò come il padre del proprio figlio di 9 anni. Il Tribunale del minori certificò la paternità con il test del Dna, mentre «don Rock» gestiva il suo business attraverso la società «Usiogape». Anche per lui la Chiesa ha disposto la dimissione dallo stato clericale.

E’ finito in Tribunale pure don Armando Rizzioli, ex parroco di Due Carrare accusato di atti osceni in luogo pubblico e corruzione di minore, che il 4 novembre 2007, a 71 anni, patteggiò otto mesi. Il 19 luglio di quell’anno il sacerdote, in vacanza sul lago di Garda, girava in perizoma sulla spiaggia e fece autoerotis­mo davanti ad un bambino di 9 anni, il cui padre lo denunciò. Venne sospeso.

Nei guai infine l’ex parroco di Pontecorvo, don Silvio Caoduro, che nel 2008 chiese in prestito ai fedeli 80mila euro e non li restituì. C’erano stati problemi di bilancio anche alla Santissima Trinità, la sua precedente sede, ma in quel caso il «buco» fu sanato dalla Diocesi, che ha poi assicurato la restituzio­ne del denaro anche ai creditori di Pontecorvo. L’anziano Don Silvio diede le dimissioni e si parlò di «pensioname­nto».

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