Industria, torna la crescita «cinese» Balzo della produzione: +6,7%
Pozza (Unioncamere): «Dati straordinari». Baban: «Ora portiamo qui i capitali»
«Ci sembrava impossibile e abbiamo rifatto i conti su un altro campione. Per questo abbiamo tardato una ventina di giorni prima di pubblicare il rapporto Veneto Congiuntura del quarto trimestre 2017. Ma il risultato è stato identico». Parole di Serafino Pitingaro, responsabile del centro studi di Unioncamere, come premessa al commento sui dati del manifatturiero veneto nell’ultima parte dello scorso anno. Numeri che il presidente dell’unione regionale delle Camere di commercio, Mario Pozza, non esita a definire «straordinari, a conferma del recupero di competitività dell’industria veneta a livello europeo».
In breve, fra ottobre e dicembre 2017 la produzione ha fatto registrare un +6,3% rispetto allo stesso arco di tempo del 2016, che arriva ad un +7,1% per le imprese di minore dimensione (da 10 a 49 addetti) e registra un buon +6,7% anche nelle realtà micro, dai 5 ai 9 dipendenti. La dinamica ha un corrispettivo speculare anche sulla dimensione del fatturato (+6,7%) e non manca un’osservazione su come a tutto questo contribuisca finalmente anche il mercato interno (+6,5%). Altra novità, se mediamente le esportazioni hanno marcato un +7,1% ecco che a far registrare il balzo maggiore fra le fasce dimensionali sono le unità «micro», di solito più in difficoltà nei rapporti internazionali, con un +8,9%.
A guidare la graduatoria dei settori più vivaci sono quelli inossidabili della gommaplastica, della metalmeccanica e della carta, mentre soffrono occhialeria e tessile-abbigliamento. Per quanto riguarda le performance delle microimprese, Pitingaro attribuisce la loro maggiore crescita ad un «effetto rimbalzo» ritardato di un anno. Le altre, cioè, questa risalita l’hanno già conosciuta nei mesi scorsi. Ma questo non basta: «Le piccole si sono agganciate da fornitrici alle aziende maggiori. In questo modo il 2017 ha visto non solo un aumento dei livelli, ma anche un allargamento della base di unità produttive che vanno bene che estende un segmento prima marginale».
Per quelle più grandi i passi in avanti sarebbero invece da attribuire in buona misura agli effetti degli investimenti affrontati a partire da gennaio, grazie agli incentivi messi in campo dal governo e che hanno stimolato in modo consistente gli ammodernamenti degli strumenti di proieri specie nella direzione della digitalizzazione. In senso generale, il ricercatore fa notare anche che l’accelerazione non è solo un fenomeno veneto «ma la si è osservata anche in Lombardia e in Emilia Romagna, vale a dire le aree in cui si concentra il blocco della manifattura italiana».
Alberto Baban, già presidente della Piccola Industria di Confindustria, di fronte a queste cifre non si toglie la soddisfazione dell’«io l’avevo detto»: «Lo ripetevo da tempo e adesso ecco qua: questi sono numeri cinesi». Le parole magiche sono «Supply chain» (catena di fornitura) e subfornitura. «Se il Pil mondiale cresce del 3% la rivincita delle Pmi è servita. È un trend che osserveremo senza dubbio per tutto il 2018: possiamo considerare tutto il Nord Italia un’unica grande fabbrica di dimensioni mondiali. Adesso – prosegue – quello in cui soprattutto mi concentro è riuscire a capire come incrociare i capitali in cerca di collocazione, che sono tantissimi, con fenomeni imprenditoriali che assicurino simili crescite». L’ulteriore «profezia» di Baban per i mesi a venire riguarda la ripresa della capacità di spesa e dunque del potere di acquisto dei consumatori, ergo un rinvigorimento del mercato interno. «Sono convinto che ripartirà anche l’immobiliare a dispetto di una demografia che non giustifica da sola il fenomeno. Per quanto riguarda poi i nostri partner stranieri vedo ancora come interlocutore ideale la Germania. Il 2018, per molti aspetti, per il Veneto sarà un anno molto affascinante».