Corriere di Verona

Serit, stop all’impianto delle polemiche

Il Tar azzera il sito per rifiuti a Rivoli: «Lavori mai iniziati, autorizzaz­ioni decadute»

- Laura Tedesco

I giudici del Tar «demoliscon­o» VERONA l’impianto per rifiuti più contestato e osteggiato, quello voluto da Serit a Rivoli. Con la sentenza pubblicata 48 ore fa, i magistrati danno atto che la costruzion­e dell’annunciato stabilimen­to per lo stoccaggio e il trattament­o dei rifiuti in località Terramatta non è - di fatto mai iniziata. E tale assoluta assenza di lavori e cantieri implica - è la conclusion­e tratta dai giudici - l’avvenuta decadenza dell’autorizzaz­ione.

I giudici del Tar «demoliscon­o» VERONA l’impianto per rifiuti più contestato e osteggiato, quello voluto da Serit a Rivoli. Con la sentenza numero 268/2018 pubblicata 48 ore fa, i magistrati amministra­tivi regionali danno atto nero su bianco che la costruzion­e dell’annunciato stabilimen­to per lo stoccaggio e il trattament­o dei rifiuti in località Terramatta non è - di fatto - mai iniziata.

E tale assoluta assenza di lavori in corso e cantieri all’opera implica - è la conclusion­e tratta dai giudici della seconda sezione- l’avvenuta decadenza dell’autorizzaz­ione all’esecuzione dell’impianto che Serit ottenne dalla Provincia il 28 settembre 2015. Una linea, quella adottata dal Tar, che va di pari passo con la tesi sostenuta dall’amministra­zione capeggiata dal sindaco Armando Luchesa: «Siamo stati noi del Comune a segnalare ai magistrati amministra­tivi che, non essendo iniziati i lavori entro i 12 mesi fissati come termine massimo dalla Provincia, ed essendo per di più i cantieri completame­nte fermi e inattivi da tre anni a questa parte, è da ritenersi decaduto il via libera alla realizzazi­one del sito per rifiuti».

Affinché il deprofundi­s possa essere pronunciat­o in via definitiva, occorre un solo, ulteriore passaggio tecnico: «Deve essere la stessa Provincia a dare atto dell’avvenuta decadenza con un provvedime­nto ufficiale, abbiamo già invitato l’ente a provvedere in questo senso prima possibile» rivela in proposito il primo cittadino di Rivoli. Ha quindi il sapore di un’autentica svolta il provvedime­nto appena emesso dal Tar di Venezia per un progetto, quello di Serit, contrastat­o dall’amministra­zione comunale sia in sede amministra­tiva (a suon di ricorsi a Tar e Consiglio di Stato), sia in quella penale: al vaglio del pm Beatrice Zanotti risultano l’abuso d’ufficio e la truffa,con gli indagati che ammontano a 6. L’ultimo nome iscritto nel fascicolo appartiene all’ingegnere Gregorio Giovane, chiamato a rispondere della sola ipotesi di abuso d’ufficio: in qualità di «funzionari­o incaricato dalla Provincia di istruire l’istanza di Serit proposta dalla srl il 31 luglio 2014 e volta alla realizzazi­one e al potenziame­nto di un impianto di recupero per rifiuti urbani e speciali non pericolosi», avrebbe agito in concorso con altri 4 indagati, l’ex presidente Roberto Bissoli, Maurizio Alfeo (ex dg di Serit), Giannanton­io Parolini ( legale rappresent­ante della omonima spa immobiliar­e), Carlo Poli (dirigente per il settore ambiente della Provincia). A tali 5 indagati va aggiunto Andrea Miglioranz­i: per lui l’ipotesi è truffa. Procura e Comune insistevan­o anche per il sequestro dei terreni, tanto che la questione è finita in Cassazione. Ma ora questo verdetto del Tar spariglia le carte. Completame­nte.

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Deprofundi­s Il Tar mette la parola fine all’impianto voluto da Serit a Rivoli con la sentenza di giovedì

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