Negrar, nuove chance per chi ha perso l’uso delle braccia
Inaugurato il percorso riabilitativo con il campione paralimpico Falco nelle vesti di testimonial
Nuove possibilità per NEGRAR chi ha perso l’uso delle braccia. Il percorso riabilitativo vede il Dipartimento di Riabilitazione dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar in prima fila (unico centro del Veneto e uno dei pochi in Italia) nell’attuazione di un percorso completo per la riabilitazione degli arti superiori. Ieri mattina al dipartimento diretto dal dottor Renato Avesani è stato presentato un nuovo sistema per pazienti con lesioni di carattere neurologico, dovute a patologie o a traumi. Testimonial dell’evento Federico Falco, veronese, campione di tennis tavolo paralimpico. Perso nel 2009 l’uso delle gambe e della braccia a causa di un tragico tuffo in piscina, nonostante la sua grave disabilità nel 2017 Federico si è laureato medaglia d’oro ai campionati del mondo a squadre e medaglia di bronzo in singolo ai campionati europei. Queste le sue parole: «È per me un grande onore essere qui oggi. Questo centro riabilitativo dove ho trascorso sei mesi della mia vita, è la mia seconda casa». Il nuovo percorso riabilitativo presenta sei postazioni con altrettante macchine di ultima generazione. A illustrarle il dottor Avesani: «Le sei postazioni hanno il duplice scopo di facilitare i movimenti residui e di riabilitare la componente cerebrale interessata al danno. Il paziente può così usufruire di un’ampia gamma di proposte terapeutiche calibrate sulle difficoltà personali». «Oggi non presentiamo solo delle macchine – ha sottolineato il dottor Mario Piccinini, amministratore delegato dell’ospedale di Negrar – ma ribadiamo la nostra mission: il paziente al primo posto in un ospedale sempre all’altezza dei tempi, come voleva il nostro fondatore». È intervenuto infine il professor Nicola Smania, associato di Medicina Fisica e Riabilitazione all’Università di Verona: «Ricerca scientifica sulle nuove tecnologie riabilitative ed applicazione clinica devono andare a pari passo. È questo il senso delle importanti collaborazioni che da tempo sono in atto tra l’Ateneo scaligero e la Riabilitazione di Negrar». Gli apparecchi riabilitativi hanno avuto un costo complessivo di 480 mila euro sostenuto dall’ospedale di Negrar, con contributo di 270 mila euro da parte della Fondazione Cariverona.