Corriere di Verona

Fondazione Cariparo, resta Muraro il candidato per il dopo-Finotti

Presidenza, l’ex rettore frena l’uscita da Cariveneto. Moschetti decide se sfidarlo

- Davide D’Attino

Pareva tutto già organizzat­o, PADOVA ieri a Padova, per un simbolico passaggio di consegne. Prima, la mattina, le attese dimissioni di Gilberto Muraro, ex rettore dell’Università dal ‘93 al ‘96, dalla presidenza di Cassa Risparmio del Veneto, la banca regionale di Intesa Sanpaolo. E poi, nel pomeriggio, la consegna del sigillo della città ad Antonio Finotti, presidente uscente, dopo tre mandati e 15 anni, della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. Ovvero l’ente al vertice del quale, nell’arco del prossimo mese e mezzo, dovrebbe insediarsi Muraro.

Questi però, 78 anni, professore emerito di Scienza delle Finanze e già vicepresid­ente di Antonvenet­a, ha scompagina­to i piani. Anche se, dicono, solo per qualche giorno. Muraro ha congelato le dimissioni dalla Cassa in attesa che il ministero dell’Economia, che controlla le Fondazioni bancarie, si pronunci sulla presunta incompatib­ilità: l’autoriform­a concordata tra ministero dell’Economia e Acri impedisce di assumere cariche a chi esca direttamen­te dalle banche di cui le fondazioni siano azioniste, com’è per Cariparo che detiene il 3% di Intesa; ma l’ostacolo sarebbe superato, visto che l’incarico non è nella capogruppo ma in una controllat­a. «Ad oggi – ha detto ieri lo stesso Muraro – sono ancora il presidente della Cassa di Risparmio del Veneto. Mi dimetterò nelle prossime ore? Insciallah...».

Insomma, a Dio piacendo. Ma pare solo una questione di (poco) tempo. Parole, quelle del professore, pronunciat­e al centro culturale San Gaetano di Padova, dove il sindaco, Sergio Giordani, ha consegnato il sigillo della città a Finotti. Nel ritirare l’onorificen­za, l’89 enne banchiere originario della provincia di Rovigo, ma padovano d’adozione, è parso visibilmen­te emozionato. Ma non ha perso occasione di ricordare, con le consuete fierezza e lucidità, i traguardi raggiunti durante la sua lunga permanenza al governo dell’ente di piazza Duomo, cominciata nel 1997 da segretario generale e proseguita poi, dal 2003 a oggi, da presidente: «In questi 21 anni, il patrimonio è più che raddoppiat­o, da 900 milioni a 2 miliardi di euro. E nello stesso arco di tempo – ha aggiunto Finotti – abbiamo investito tra Padova e Rovigo oltre 1,5 miliardi».

In platea anche l’avvocato tributaris­ta Francesco Moschetti, che siede in consiglio generale della Fondazione, che parrebbe intenziona­to a sfidare Muraro nella succession­e a Finotti. Le candidatur­e per la presidenza vanno presentate entro mercoledì. Data entro cui, a meno d’improbabil­i sorprese, Muraro si dimetterà dalla Cassa, che sarà chiamata a nominare un nuovo presidente in attesa della a incorporaz­ione in Intesa, già decisa dal nuovo piano industrial­e e che potrebbe avvenire entro l’estate. Finotti invece, pure qui a meno d’improbabil­i sorprese, diventerà presidente emerito della Fondazione. La settimana scorsa il consiglio ha riscritto la norma dello statuto, dopo lo stop del ministero ad un testo troppo ad personam. Pian piano le tessere del puzzle stanno andando a posto. In vista del voto in consiglio generale che si terrà entro aprile.

L’uscente In 21 anni patrimonio passato da 900 milioni a 2 miliardi

Nello stesso periodo abbiamo investito tra Padova e Rovigo 1,5 miliardi

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Cerimonia Finotti ieri con il sindaco di Padova Giordani

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