COSÌ I B&B E LA «MOVIDA» TRASFORMANO VERONETTA
Primo crogiolo multietnico della città, laboratorio di convivenza e integrazione e, per questo, strattonato un po’ da sinistra a destra da chi mette il tema dell’immigrazione al centro della propria attività politica, Veronetta è davvero molto di più di questa immagine, per altro un po’ datata: è il quartiere di un’università con una popolazione studentesca crescente che, specialmente il mercoledì sera, si riversa nei tanti locali della zona. Ed è nel pieno di una rivoluzione che vede B&B spuntare come funghi.
«Veronetta un quartiere degradato? Forse lo era cent’anni fa, quando passato il ponte Navi si entrava nel quartiere del vizio, non certo oggi. Ma che la gente lo pensi pure, così almeno se ne starà lontana e noi ce lo godremo in pace». Davanti a una tazza di tè in un bar di via Nicola Mazza, Marina Sorina si scalda nel tessere le lodi del quartiere che ama. Il suo quartiere, da circa dieci anni. «Prima stavo in Borgo Trento, mi sentivo un’estranea. Qui c’è una vita sociale impensabile altrove, forse perché è un posto storicamente di passaggio, dove tutti lasciano un loro contributo, sempre in divenire. È un corpo vivo». Marina è di origine ucraina e di lavoro fa la guida turistica. Ma è anche una scrittrice: il suo ultimo libro, «Storie del pianeta Veronetta», è ispirato ai tanti incontri fatti tra le vie e i vicoli dello storico quartiere fluviale sulla sinistra dell’Adige.
Primo crogiolo multietnico della città, laboratorio di convivenza e integrazione e, per questo, strattonato un po’ da sinistra a destra da chi mette il tema dell’immigrazione al centro della propria attività politica, Veronetta è davvero molto di più di questa immagine, per altro un po’ datata: è il quartiere di un’università con una popolazione studentesca crescente che, specialmente il mercoledì sera, si riversa nei tanti locali della zona. Ed è nel pieno di una rivoluzione edilizia che vede cambiare pelle ai suoi vecchi palazzi senza ascensori e senza garage, ma sempre più spesso rimessi a nuovo e riadattati per far fronte ad una domanda di alloggi che ha poco a che fare con quella tradizionale. «C’è in corso una gentrificazione palpabile, a vista d’occhio - dice Marina Spuntano B&B come funghi, ci sono sempre meno appartamenti in affitto per chi qui ci vuole davvero abitare».
In un quartiere di circa diecimila abitanti, sono almeno duecento gli affittacamere (per circa 800 posti letto) che si pubblicizzano su siti come Airbnb e Booking. Ma, «quello che a prima vista sembrava essere un fenomeno connesso essenzialmente all’attività turistica si rivela essere in realtà ben più complesso», si legge nell’appena pubblicato Atlas Veronetta, un atlante urbano curato, tra gli altri, da Alessia De Biase, professoressa di antropologia a Parigi, e realizzato con la collaborazione degli abitanti del quartiere. «Oltre ai turisti, che per altro si concentrano nei due mesi estivi - spiega De Biase è emerso che questa tipologia di alloggi sono utilizzati da altre categorie di utenti: studenti fuori sede, lavoratori in trasferta, militari in congedo, anche professori dell’Università». Un popolo eterogeneo e in movimento, con l’immancabile trolley al seguito, non sempre visto di buon occhio dai negoziantii del quartiere: «Il cliente di Airbnb non ha bisogno dei commerci del quotidiano». Allo stesso tempo, Veronetta sta diventando «il quartiere dei “posticini” continua De Biase - Si sta specializzando in un’offerta notturna dove si incrociano due diverse tipologie di popolazione giovanile, i veronesi e gli studenti universitari».
Un tempo la vita quotidiana da queste parti ruotava principalmente attorno a via XX Settembre e via San Nazaro, dove si concentravano tutte le botteghe, i vari negozi di alimentari e i servizi: le testimonianze dettagliate dei residenti più anziani hanno permesso di ricostruire con dettaglio archeologico la successione di latterie, drogherie, mercerie, calzolai, fin dagli anni Trenta. Oggi, invece, Veronetta viene vissuta dai suoi residenti più giovani «più per punti di interesse, con micro centralità disperse nel quartiere», si legge sempre nell’Atlas, senza una vera conoscenza capillare del quartiere. Ed è una transizione, quella da «una vitalità fluida di attività e servizi sincronizzati, nei tempi e nei contenuti, alla vita quotidiana dei residenti stabili», a quella della «confluenza non sempre armonica/organica di una molteplicità di istanze e interessi economici e sociali di diversi gruppi che convergono sul quartiere e lo trasformano in profondità, pur abitandovi spesso solo in maniera più o meno temporanea (studenti e mondo universitario, residenti di origine straniera, proprietari di seconde case e turisti)», che interroga il futuro di Veronetta nel profondo.
Quanto al presente, Veronetta resta luogo di contrasti, anche politici: da un lato associazioni come Social Street e Veronetta 129, che promuovono l’integrazione degli stranieri, e tante altre che si richiamano ai valori dell’antifascismo, dall’altro la nuova sede di CasaPound aperta, non a caso, in via Campofiore. I contrasti sono anche gastronomici, anche se in questo caso non conflittuali: riscuote successo la cucina libanese del Tabulè, dove bisogna sempre prenotare in anticipo, ma sopravvive da generazioni l’elegante tradizione del Caffè Carducci. Gli studenti animano la movida, ma anche la domanda di cultura: la storica libreria indipendente Rinascita, lasciato il centro storico, è rinata in via Interrato dell’Acqua Morta, ribattezzata «Libre!» Anche per questo Veronetta rimane un posto unico a Verona, almeno secondo Marina Sorina. Solo qui poteva credibilmente ambientare i i suoi racconti che parlano di amori difficili e talvolta impossibili, non solo e non tanto perché sono in gioco differenze d’età, classi sociali, nazionalità e orientamenti sessuali diversi, ma perché spesso Veronetta è solo una tappa, per quanto struggente e intensa, di una vita destinata a continuare altrove.
Gentrificazione Sono oltre 800 i posti letto nel quartiere offerti su siti come Airbnb e Booking