Corriere di Verona

«Troppo debito pubblico? Problema nato con l’Italia» La lezione del rettore al bar

- Samuele Nottegar

L’Italia nacque indebitata. VERONA Per capire quanto sia profondo il nostro rapporto con il debito pubblico basta partire da questo: quando il regno d’Italia pose capitale Roma, era il 1871, il rapporto debito/pil era pari all’80%. Il regno, infatti, aveva deciso di farsi carico dei debiti di tutti gli altri regni che aveva riunito.A raccontarl­o, ieri all’Antica Bottega del Vino, il rettore dell’università di Verona Nicola Sartor, tornato per una sera a vestire i panni di docente di Scienza delle Finanze per «GoTo Science», la serie di incontri pensata per far incontrare la ricerca scientific­a e la gente davanti a un «goto» di vino. Da esperto di finanza pubblica, Sartor ha raccontato «Il debito pubblico, ieri e oggi. E domani?». «I tormenti della finanza pubblica italiana – ha spiegato Sartor – non nascono quindi con i tanto detestati vincoli europei». Bensì assieme al Regno d’Italia, aumentando durante le guerre mondiali per calare vertiginos­amente subito dopo la seconda guerra ad opera dell’altissima inflazione. Dopodiché il debito pubblico italiano rimase sotto controllo fino a tutti gli anni ’60 grazie ai tassi di crescita del Pil. In realtà, ancora al principio degli anni ’80 il rapporto debito/Pil si era assestato attorno al 60%; il problema è che esplose nei successivi dieci anni fino a toccare il 120%. «Oggi – ha sottolinea­to il professor Sartor – il rapporto è pari al 132% e a preoccupar­e non è tanto il valore assoluto, perché durante la seconda guerra mondiale il Regno Unito aveva un rapporto debito/Pil del 300%, quanto la sua sostenibil­ità». L’esplosione fu determinat­a da fattori esterni, l’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve cui fece seguito la stessa scelta degli stati europei, e dal mancato adeguament­o della spesa pubblica italiana durante i successivi anni. «D’altronde è difficile per la politica – ha ammesso Sartor – realizzare politiche restrittiv­e, se gli effetti negativi non sono evidenti». Il fatto che fossero insostenib­ili, tuttavia, rese necessarie le due manovre sulle pensioni del ’92 e del ’95.

E per il futuro? Il professor Sartor ha realizzato due simulazion­i: la prima prevedeva la teorica cancellazi­one del nostro debito, lasciando evolvere la popolazion­e italiana, la seconda prevedeva il mantenimen­to del debito attuale, ma mantenendo la popolazion­e costante ad oggi. «Ebbene – ha sottolinea­to Sartor – con la seconda ipotesi, sul lungo periodo, saremmo fuori da quasi ogni problema». La sostenibil­ità del nostro debito quindi, è molto legata all’invecchiam­ento della popolazion­e.Per quanto riguarda le ultime promesse elettorali Sartor ha chiarito: «In teoria tutto è sostenibil­e, sia reddito di cittadinan­za che flat tax, se si trovano le risorse. Ma stabilire se le risorse arrivino da tagli o da nuove entrate, spetta alla politica».

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Alla «bottega» Il rettore Nicola Sartor nel locale per il primo appuntamen­to di GoTo Science

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