«Troppo debito pubblico? Problema nato con l’Italia» La lezione del rettore al bar
L’Italia nacque indebitata. VERONA Per capire quanto sia profondo il nostro rapporto con il debito pubblico basta partire da questo: quando il regno d’Italia pose capitale Roma, era il 1871, il rapporto debito/pil era pari all’80%. Il regno, infatti, aveva deciso di farsi carico dei debiti di tutti gli altri regni che aveva riunito.A raccontarlo, ieri all’Antica Bottega del Vino, il rettore dell’università di Verona Nicola Sartor, tornato per una sera a vestire i panni di docente di Scienza delle Finanze per «GoTo Science», la serie di incontri pensata per far incontrare la ricerca scientifica e la gente davanti a un «goto» di vino. Da esperto di finanza pubblica, Sartor ha raccontato «Il debito pubblico, ieri e oggi. E domani?». «I tormenti della finanza pubblica italiana – ha spiegato Sartor – non nascono quindi con i tanto detestati vincoli europei». Bensì assieme al Regno d’Italia, aumentando durante le guerre mondiali per calare vertiginosamente subito dopo la seconda guerra ad opera dell’altissima inflazione. Dopodiché il debito pubblico italiano rimase sotto controllo fino a tutti gli anni ’60 grazie ai tassi di crescita del Pil. In realtà, ancora al principio degli anni ’80 il rapporto debito/Pil si era assestato attorno al 60%; il problema è che esplose nei successivi dieci anni fino a toccare il 120%. «Oggi – ha sottolineato il professor Sartor – il rapporto è pari al 132% e a preoccupare non è tanto il valore assoluto, perché durante la seconda guerra mondiale il Regno Unito aveva un rapporto debito/Pil del 300%, quanto la sua sostenibilità». L’esplosione fu determinata da fattori esterni, l’aumento dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve cui fece seguito la stessa scelta degli stati europei, e dal mancato adeguamento della spesa pubblica italiana durante i successivi anni. «D’altronde è difficile per la politica – ha ammesso Sartor – realizzare politiche restrittive, se gli effetti negativi non sono evidenti». Il fatto che fossero insostenibili, tuttavia, rese necessarie le due manovre sulle pensioni del ’92 e del ’95.
E per il futuro? Il professor Sartor ha realizzato due simulazioni: la prima prevedeva la teorica cancellazione del nostro debito, lasciando evolvere la popolazione italiana, la seconda prevedeva il mantenimento del debito attuale, ma mantenendo la popolazione costante ad oggi. «Ebbene – ha sottolineato Sartor – con la seconda ipotesi, sul lungo periodo, saremmo fuori da quasi ogni problema». La sostenibilità del nostro debito quindi, è molto legata all’invecchiamento della popolazione.Per quanto riguarda le ultime promesse elettorali Sartor ha chiarito: «In teoria tutto è sostenibile, sia reddito di cittadinanza che flat tax, se si trovano le risorse. Ma stabilire se le risorse arrivino da tagli o da nuove entrate, spetta alla politica».