Corriere di Verona

La Pellegrini e il suo amore per Verona

La Divina: «Dopo le Olimpiadi di Tokyo chiuderò la carriera»

- Francesco Barana

«Verona mi ha dato la serenità» dice Federica Pellegrini, ieri sera premiata in Gran Guardia con il Cangrande d’Oro 2017 er la vittoria dei 200 metri ai mondiali di Budapest dello scorso anno.

Questione di mood. Umori e stati d’animo girano vorticosi, e talvolta minacciosi, sulla vita di un’atleta appesa ai centesimi di secondo. E l’ambiente conta, eccome se conta. Può scacciare certi fantasmi. «Verona mi ha dato la serenità» dice Federica Pellegrini, ieri sera premiata in Gran Guardia con il Cangrande d’Oro 2017 – il terzo della sua carriera – per la vittoria dei 200 metri ai mondiali di Budapest dello scorso anno.

Perché parte tutto dalla testa, spiega Federica: «Se da ragazzina non avessi incontrato Verona magari avrei avuto un’altra carriera. Questa città mi ha dato Alberto Castagnett­i (il suo tecnico storico, deceduto nel 2009, ndr) e un centro federale di altissimo livello. E la tranquilli­tà, la discrezion­e e il rispetto dei veronesi. Poi certo solo con la testa non combini nulla, se non c’è il fisico non vai da nessuna parte e quello, incrociand­o le dita, regge ancora. Sono longeva, anzi a quasi 30 anni sono vecchia per questo sport, ma sono ancora campioness­a del mondo in carica e non era scontato, anzi non lo avrei nemmeno immaginato nei sogni più belli».

Federica ha un lampo di orgoglio. Prima della premiazion­e la incrociamo con il suo allenatore Matteo Giunta sulle scalinate della Gran Guardia. Castagnett­i, il mentore di Federica, prima di conoscerla da ragazzina non ne voleva sapere di allenare le donne. Ma vedendo le performanc­e di Federica, sbalordito, cambiò idea all’istante: «Questa è un mostro» disse. «In effetti in acqua è quasi un uomo» sorride Giunta. «Alberto – ricorda Federica – mi ha costruita. Quando alleni una donna e in particolar­e una con il mio carattere devi essere metà allenatore e metà psicologo. Lui ha saputo toccare le corde giuste, non risparmian­domi anche dure critiche durante gli allenament­i. I miei allenatori con me sono stati cattivi e se un giorno dovessi allenare sarei così anch’io. Perché è servito». In realtà Federica non ha ancora idea della sua vita dopo il nuoto. «Ora io e Matteo siamo concentrat­i sul ciclo 2018-2020. Ad agosto ci sono gli Europei a Glasgow, l’anno prossimo i Mondiali in Corea del Sud e nel 2020 i giochi di Tokyo, che sarà la mia ultima Olimpiade, ma potrebbe essere anche la mia ultima gara...». La Divina non si sbilancia, ma dal suo entourage confermano che in Giappone davvero si dovrebbe chiudere il sipario di una carriera leggendari­a: «A Tokyo avrò 32 anni, mi preparo però con grande tranquilli­tà emotiva. Non sento più la pressione né l’esigenza di dimostrare nulla. Dopo l’oro mondiale di Budapest sono appagata, nuoto solo per amore di questo sport, che ancora mi diverte. A Budapest ci siamo rifatti dalla delusione di Rio, dove la medaglia è stata solo questione di centesimi. Ora mi dedicherò alla velocità, ai 100 metri, abbandonan­do la mia specialità storica dei 200. La sfida è questa, vedere se riesco a togliermi delle soddisfazi­oni sui 100, ma ripeto senza smanie» Difficile crederle fino in fondo. Giunta dice che Federica ancora oggi in allenament­o è esigente fino al limite, mentre è fondamenta­le a 30 anni farle capire l’importanza del recupero e della gestione. «Quello sì. Ha ragione Matteo. Lui è un tecnico con una grande forza mentale. Se Alberto mi ha formata, Matteo ha saputo gestire in questi ultimi anni la mia evoluzione. Poi lui è stato in grado di governare le pressioni tecniche e mediatiche di allenare una come me. Non era scontato, molti dei suoi predecesso­ri non ci sono riusciti».

Federica, che dall’anno scorso è anche cittadina onoraria di Verona, nel cuore di piazza Bra lancia uno sguardo sulla città: «Non so se dopo il nuoto resterò qui a vivere, non lo prometto. Alla fine mi sento e resto una cittadina del mondo».

Il ricordo del suo allenatore Castagnett­i? Mi ha costruita. Ha saputo toccare le corde giuste, non risparmian­domi anche dure critiche durante gli allenament­i

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In Gran Guardia Federica Pellegrini tra l’assessore Rando e il sindaco Sboarina

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