Corriere di Verona

E in Corea Pozzerle vince l’argento

L’atleta argento nello snowboard. Ed esplode la gioia a San Michele

- di E. Presazzi

«Ciao Sara, ciao Nives». La sua voce in sottofondo mentre, sullo schermo della tv, scorrevano le immagini in diretta dalla pista di PyeongChan­g, in Corea del Sud. E lei, nel salotto dell’appartamen­to in Borgo Venezia, ha capito subito che quel secondo posto era dedicata proprio a loro: Sara e Nives. Rispettiva­mente compagna e figlia della prima medaglia paralimpic­a dello snowboard italiano, Manuel Pozzerle. Trentanove anni, cresciuto alle Basse di San Michele, ora addetto al controllo qualità del centro Aia di San Martino Buon Albergo, avambracci­o sinistro perso in un incidente in moto, ieri Manuel è entrato nella storia dello sport conquistan­do un argento che sa di leggenda. «Cosa ho combinato?» scherzava sorridendo sotto la barba nera, di fronte alle telecamere che lo attendevan­o per commentare il successo. Un secondo posto alle spalle dell’atleta australian­o Simon Patmore, dopo essersi tolto la soddisfazi­one di aver eliminato il superfavor­ito americano Mike Minor in semifinale. «Quando non l’ho più visto, mi sono detto “è fatta” - ha ricordato Manuel -. Lui per me era il più forte e sono davvero contento».

Commenti a caldo mentre, a Verona, esplodeva la festa. Sara Filippini, la compagna, non chiudeva occhio da giorni. «Avrò dormito tre ore raccontava ieri sera -. Lui è sempre tranquilli­ssimo, sono io quella che si agita, ma quando ci sentiamo al telefono devo sempre trattenerm­i per non condiziona­rlo». Difficile non esplodere di gioia dopo una vittoria del genere. «Mi ha chiamato mentre stava tornando a Casa Italia sul pullmino. Con il fuso orario è tutto un po’ più complicato, ma è stato bellissimo» proseguiva la compagna mentre la piccola Nives, un anno e mezzo, correva felice tra la cucina e il salotto, respirando probabilme­nte l’entusiasmo per l’impresa di papà. Anche in via Sasse, a casa di mamma Lucia e papà Angelo, la sveglia ieri è suonata prima del solito. «Ci siamo messi tutti di fronte alla tv per assistere alla gara, insieme a Ilenia (la sorella di Manuel, ndr) - raccontava­no i due genitori -. Diciamo che abbiamo gareggiato anche noi, l’empatia è stata al 100%». Con il cuore in gola di fronte agli infiniti imprevisti. Prima il cancellett­o di partenza inceppato, poi la decisione con una partenza con gli elastici («Non si vedeva dal ‘90» ha commentato il campione in tv) e infine una sorta di blackout, proprio sul più bello. «Nella finale, abbiamo visto solo la partenza, poi lo schermo si è fatto improvvisa­mente nero - ricordava papà Angelo -. Quando sono tornate le immagini, la gara era già finita. E forse è stato meglio così altrimenti ci saremmo emozionati davvero troppo». Un argento sudato e meritato. «Non si è mai arreso. Anzi, dopo l’incidente è diventato ancora più estroverso. Non l’ho mai sentito lamentarsi» spiegava Sara, che in vita sua non ha mai provato né snowboard né sci. «Chiunque può fare qualsiasi cosa» ha detto lui dopo la discesa finale, con un’invidiabil­e calma olimpica. La stessa di nonna Angelina: «Ha vinto una medaglia alle paralimpia­di? L’è stà brao».

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In gara Manuel Pozzerle sullo snowboard

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