I giudici: «Né arma né luogo Ignoto l’assassino di Ronco»
L’Assise spiega perché il piastrellista è stato assolto
«Assolti» per mancanza dell’«arma del delitto» e del «luogo» in cui l’omicidio è stato commesso. A distanza di oltre 8 anni, a metà dicembre la Corte d’assise ha decretato che non ci sono colpevoli per l’assassinio di Mohamed El Archi, il marocchino ritrovato morto la sera del 15 ottobre del 2009 in un fosso a Ronco all’Adige, escludendo responsabilità nella morte della vittima in capo a Fabio Piga, piastrellista di Isola Rizza di 42 anni e Giuseppe Laversa, 64 anni. Su entrambi pendeva la richiesta di ergastolo del pm Valeria Ardito, che con ogni probabilità ricorrerà in appello al pari del difensore di Piga, l’avvocato Stefano Gomiero, che, invece, punta a far cadere la sola condanna subìta dal veronese, due anni e mezzo per droga. I rischi maggiori, però, erano legati per difesa e imputato dalla pesantissima incriminazione per omicidio volontario, esclusa dall’Assise sulla scorta di molteplici elementi, a iniziare dal fatto che «non si è riusciti a determinare “dove” sia avvenuto l’omicidio» e «non si è riusciti a determinare “con quale arma da fuoco” sia stato ucciso El Archi. Anche «l’elemento, valorizzato dal pm, dell’avere Piga affermato, in corso di indagini, di avere effettuato una chiamata alla vittima dopo averla lasciata e del fatto che vi essa non vi è traccia nei tabulati - scrivono i giudici nelle 14 pagine di motivazioni appena depositate -, questa affermazione si può tranquillamente spiegare col tentativo maldestro di accreditare una preoccupazione per la vittima che lo avrebbe messo nel campo dei “buoni”, non ha di per sé valenza accusatoria e non se ne inferire una corresponsabilità di Piga nell’omicidio, soprattutto alla luce della assoluta mancanza di prove a carico». E quanto affermato per il piastrellista, «vale a maggiore ragione per Laversa», su cui l’Assise riscontra «la totale assenza di prove a carico». Di qui, da parte dei giudici, la decisione di «assolvere dall’omicidio volontario entrambi gli imputati per non aver commesso il fatto, i cui autori restano sconosciuti» .
Infine la droga: Piga è stato «assolto con formula piena dagli asseriti plurimi acquisti di cocaina da un chilo al mese per difetto di prova», mentre «la Corte ritiene - concludono le motivazioni del verdetto pronunciato tre mesi fa - raggiunta la prova delle modiche cessioni, anche gratuite».