«Con la Holding in Ascopiave vi tolgono la società»
Caso Asco, Marchi davanti ai sindaci: «Con quella linea scatta l’Opa ostile il giorno dopo»
La fusione della Holding in Ascopiave? «Vi tolgono la società il giorno dopo. Arriverebbe un’Opa ostile, oggi non possibile». Si è trovato per due ore e mezza a tu per tu con i sindaci, Enrico Marchi, presidente di Save e di Finanziaria internazionale, ma ieri sera a Pieve di Soligo, nella sede di Asco Holding, nelle vesti di consulente scelto dal cda guidato da Giorgio Della Giustina (che ha introdotto l’incontro di ieri sera, lasciando poi Marchi da solo a tu per tu con i sindaci) per la partita della legge Madia. Sarà lui con la sua Finint a dover produrre il piano che indicherà come sciogliere il nodo della riforma delle partecipate pubbliche. su cui ieri sera ha aggiornato i sindaci.
La via maestra pareva quella di fondere la holding, con cui 90 Comuni controllano con il 61% la utility quotata del gas, con la quotata stessa, visto che detenere azioni di una società in Borsa non obbliga a vendere. Ma lo scorso autunno si è fatta largo l’idea della fusione con la controllata Asco Tlc. Aggiramento della Madia con cui i Comuni guidati dalla Lega tentano di non condividere con gli altri municipi e con i soci privati di Plavisgas il governo della Piave, hanno controbattuto i privati e una serie di Comuni, aprendo un duro contenzioso legale (nel caso dei privati), approdato al Tar.
Eppure anche Marchi, che ha detto che lo studio arriverà presto, ieri sera ha ripetuto che quella è la via da battere. E che la fusione della Holding con la Tlc rispetta la Madia, in quanto la Tlc svolge servizi necessari per i Comuni (fatto duramente contestato dai privati, seconod cui il mercato della banda larga è un mercato concorrenziale). A costo di usare i 42 milioni di euro di riserve della holding per liquidare i soci che volessero vendere. Bastano solo per liquidare i privati, di Plavis, gli hanno obiettato. Se ci fossero anche Comuni a voler vendere e ci fosse bisogno di altri soldi si potrebbe ricorrere all’emissione di un bond, per il quale Marchi ha tirato in ballo la soluzione di coinvolgere anche la finanziaria regionale, Veneto Sviluppo (dove tra l’altro il presidente di Ascopiave, Nicola Cecconato, è presidente del collegio sindacale).
Per Marchi il pericolo della fusione della Holding nella Piave, con un patto parasociale a replicare il controllo dei Comuni con il 61%, implicherebbe un cambio di controllo (perché i Comuni favorevoli alla fusione nella Tlc hanno sostenuto che ora i Comuni non controllano la società, obiettano i privati) e dovrebbero lanciare un’Opa su Ascopiave. Ma a quel punto il patto di sindacato che lega i Comuni sarebbe sciolto e i municipi potrebbero vendere le quote ad altri, vogliosi di scalare la società. Linea alla quale non è mancata l’obiezione che già ora il rischio di vendita da parte dei Comuni delle loro quote è tutt’altro che assente.
Marchi ha poi sostenuto che il termine posto dai privati del 23 marzo come termine ultimo per approvare il piano di fusione, pena l’obbligo per i Comuni di vendere le azioni, non è vincolante. E vale solo se si debba deliberare la quotazione in Borsa e non per i casi di fusione, che a quel punto può essere deliberata anche successivamente.
Di certo da quel che emerso ieri sera (e stasera nuovo round con i sindaci) è chiaro che, di fronte alle richieste contrapposte dei sindaci di convocare l’assemblea per decidere il piano di fusione, si rinforza la linea ufficiale di fondere Holding e Tlc.