Gli affari sporchi dei rifiuti I video scoop di Fanpage arrivano nel Veronese
Ma a San Martino Buon Albergo qualcosa va storto: oggi la quinta puntata on line
La ditta di smaltimento rifiuti di San Martino Buon Albergo, il «ragioniere» che offre i suoi servigi per procurare affari e un carico maleodorante dalla Campania da stoccare in qualche capannone intestato a prestanome. Ma qualcosa va storto. L’inchiesta di Fanpage sul traffico illecito di rifiuti arriva a Verona. Oggi on line la puntata.
C’è una ditta di San Martino Buon Albergo che si occupa di smaltimento di rifiuti industriali che ha qualche problema finanziario. C’è un «ragioniere» che offre i suoi servigi per procurare affari e piazza un suo uomo nell’azienda. C’è un carico maleodorante che arriva dalla Campania che dovrebbe essere «ripulito» e stoccato in qualche capannone intestato a prestanome. Ma qualcosa va storto. L’inchiesta bomba di
Fanpage sul traffico illecito di rifiuti arriva a Verona. Il sito pubblicherà oggi la quinta puntata della serie «Bloody Money», realizzata con l’ausilio di un ex boss della Camorra, Nunzio Perrella, che dopo 20 anni agli arresti, finge di rientrare nel giro. In realtà porta con sé una telecamera nascosta con cui filma gli incontri con faccendieri, imprenditori e politici disposti ad aggirare le regole e a incassare percentuali e tangenti su un business tanto opaco quando lucrativo. A Verona, Perrella arriva quando un trafficante di rifiuti (già comparso nelle precedenti puntate) gli chiede aiuto per sbrogliare una situazione complicata: bisogna far sparire al più presto da San Martino Buon Albergo l’equivalente di tre camion di non meglio precisati rifiuti provenienti da Ceppaloni, in provincia di Caserta.
La ditta è gestita adesso da un uomo di fiducia del «ragioniere», piazzato lì una volta che il proprietario veronese ha accettato il suo aiuto per uscire dalle sacche.
Il giochino, in apparenza, è semplice. Sfruttando i permessi di cui lo stabilimento gode, si fanno arrivare dalla Campania i rifiuti pericolosi. A Verona, vengono semplicemente avvolti nel cellophane, senza alcun trattamento specifico, e fatti passare come plastica trattata. Poi, si prende un capannone vuoto (e nel Nordest, dopo la crisi, ce ne sono a bizzeffe) e lo si riempie all’inverosimile, per poi abbandonarlo o, all’occorrenza, dargli fuoco. È proprio il fantomatico «ragioniere» a spiegare il trucchetto nella clip di anticipazione diffusa ieri da Fanpage. «Seimila metri quadrati solo di deposito. Non serve alcuna autorizzazione. Lo riempiamo tutto, siamo a casa nostra, nessuno ci romperà i c .... , rimane là. Noi spendiamo 73 mila euro, 80 mila con le spese, però gli buttiamo dentro 500, 600, 700 mila euro di materiale (...) Lo intestiamo a una ditta che se per caso dovesse succedere qualcosa se lo prende in c... quella là. Finito».
Non sempre però si hanno spazi simili a disposizione. E a San Martino Buon Albergo non sanno proprio come smaltire quei tre camion arrivati dal Casertano. Uno dei camion, con i suoi rifiuti avvolti nel cellophane, si vede rifiutare il carico da ben tre impianti di stoccaggio, due in Veneto e uno in Lombardia: nessuno crede che quell’ammasso puzzolente sia davvero «plastica» come recita la bolla di accompagnamento. Il camion torna quindi indietro, a San Martino Buon Albergo. E qui le telecamere di Fanpage riprendono la scena di tensione crescente tra i faccendieri e il vero proprietario della ditta, che teme un’imminente irruzione delle forze dell’ordine. Intanto i soci «occulti» abbandonano l’affare e Fanpage porta tutto il materiale in procura. L’inchiesta a puntate di
Fanpage, sito di informazione con sede centrale a Napoli, punta a mostrare tutto il malaffare che si muove attorno al business dei rifiuti. Dalla Campania, dove vengono rivelati intrecci con la politica locale di destra e di sinistra, si arriva presto al Nord. Già la quarta puntata era arrivata in Veneto, occupandosi dell’area di Marghera. Adesso è il turno di Verona. Anche le prossime puntate di «Bloody Money» saranno focalizzate su Veneto e dintorni.
Seimila metri quadrati solo di deposito. Non serve alcuna autorizzazione. Con 80 mila euro di spesa gli buttiamo dentro fino a 700 mila euro di materiale