Il Masterchef per i giovani cuochi down
Una ricetta da stelle Michelin, di fronte alle telecamere della web tv Black&White StudioTv. «Tra pentole e fornelli» è un Masterchef made in Verona che abbina giovani cuochi down a grandi chef.
Stefania Paiola impazzisce per i tortellini di Valeggio, rigorosamente «burro e salvia». Silvia Zardini invece preferisce il pasticcio, ma alle verdure. Stefano Cavaleri, il più «raffinato», sceglie uno spaghetto allo scoglio. Ma ieri pomeriggio tutti e tre hanno dovuto vedersela con le penne risottate con porri e ricotta di pecora. Una ricetta da stelle Michelin, di fronte alle telecamere della web tv Black&White StudioTv. Perché i tre amici sono i protagonisti del programma «Tra pentole e fornelli» ideato dalla casa di produzione veronese e girato interamente tra città e provincia in questi giorni. Otto puntate in onda dal prossimo 9 aprile sul canale Youtube di Black&White, all’insegna dell’inclusione sociale.
Perché Stefania, Silvia e Stefano, come Massimo Garutti, Luca Tambalo e Paola Avanzi (i protagonisti delle altre puntate) sono ragazzi con la sindrome di Down seguiti dalla onlus «Una vita a Colori», del Don Calabria.
«L’idea è nata un po’ per caso - ammette il giovanissimo regista Riccardo Canovai, 23 anni -. Vogliamo dare una possibilità a questi ragazzi che cucineranno davvero di fronte alle telecamere. I protagonisti sono loro».
Sparring partner, due conduttori d’eccezione, lo chef padovano Andrea Cesaro e la veronese d’adozione Barbara D’Aniello, partecipante alla sesta edizione di Masterchef Italia.
In ogni puntata, un’ospite a sorpresa che aiuterà i cuochi a districarsi tra pentole e ingredienti. Ieri, per l’occasione, è arrivato in riva all’Adige il re della cucina garibaldina, lo chef stellato Igles Corelli. Location esclusiva dietro ai fornelli messi a disposizione dal ristorante Antica Torretta di piazzetta Broilo, a due passi da ponte Pietra.
«Lavorare con loro è fantastico, hanno una spontaneità incredibile - commenta Corelli, senza mai perdere di vista il lavoro della “brigata” -. Con le loro, se così possono essere definite, difficoltà, riescono a ridare un tocco di umanità al discorso dell’alimentazione. Oggi sta passando il concetto che la cucina sia solo piatti lanciati in aria e chef che urlano: non è così. Un piatto riuscito è il frutto dell’armonia che si respira ai fornelli e questi ragazzi non possono che contribuire a migliorare il clima in cucina, sono una presenza positiva».
Tra un abbraccio e una risata, i tre aspiranti chef si districano nella preparazione della pasta risottata.
Lo chef Cesaro li segue con dedizione: «Un’emozione indescrivibile». Barbara D’Aniello oltre ad aver ritrovato il maestro Corelli («Ho avuto l’onore di lavorare con lui al ristorante Atman»), è stupita dalla bravura dei concorrenti: «Sono diretti, senza filtri. E, sopratutto, disponibilissimi».
Tra loro non c’è competizione. «Non abbiamo pensato a un format basato sulla sfida - prosegue il regista Canovai -. Vogliamo enfatizzare l’importanza del lavoro di squadra, mettendoli alla prova soprattutto con loro stessi».
Opportunità accolta con entusiasmo dalla presidente della onlus, Eles Belfontali: «Alcuni dei ragazzi avevano frequentato un istituto alberghiero, altri no. Ma tutti si sono buttati a capofitto nell’avventura di questa trasmissione. Non vedevano l’ora di iniziare».
Grembiule arancione, cappello da chef personalizzato e l’immancabile sorriso. Tempi di cottura azzeccati: il pranzo è servito.