«Stop a nuovi scavi», via libera alla legge veneta sulle cave
Ok, però, ai tunnel sotto il Parco dei Colli Euganei
Il consiglio regionale ha approvato ieri a Venezia la legge sulle cave. Il testo normativo era atteso da 36 anni. «Ora è stop a nuovi scavi» assicura l’assessore Giampaolo Bottacin. Via libera invece ai tunnel sotto il Parco dei Colli Euganei. Le imprese non si scompongono: « il blocco a nuove cave non ci preoccupa visto il mercato».
Dopo 36 anni di attesa, il Veneto ha finalmente una nuova legge sulle cave. L’ha approvata ieri il consiglio regionale, con 31 voti a favore (la maggioranza tutta più il centrista Zorzato, la tosiana Negro e il civico Dalla Libera) e 14 contrari (il resto dell’opposizione). «Il testo è frutto di un lavoro impegnativo - commenta soddisfatto l’assessore all’Ambiente Gianpaolo Bottacin - su cui è stata trovata ampia condivisione, a partire dall’aspetto più importante, il no a nuove cave». In realtà, come ha ripetuto fino allo sfinimento il consigliere dem Andrea Zanoni, «nella legge non c’è alcuno stop a nuove cave, questo è rinviato al Piano regionale sull’attività di cava», il provvedimento che dà esecuzione alla legge che, assicura il presidente dell’assemblea Roberto Ciambetti, arriverà in consiglio a stretto giro, forse già martedì prossimo, completando così la disciplina del settore.
Il perno attorno a cui ruotano la legge e il piano è la riduzione del consumo del suolo, anche in ossequio alle norme obiettivo approvate a Palazzo Ferro Fini a fine dicembre. Il fabbisogno previsto per i prossimi 10 anni è di 80 milioni di metri cubi di materiale: di questi, 12,5 milioni di metri cubi deriveranno da nuove estrazioni, mentre la parte restante sarà recuperata da demolizioni, opere pubbliche ed estrazioni già autorizzate, secondo la logica del «massimo sfruttamento». Nuove autorizzazioni, quindi, riguarderanno solo ampliamenti di cave esistenti, ma per quanto riguarda sabbia e ghiaia non potranno esserci neppure quelli, se non nelle province di Verona e Vicenza. Ogni autorizzazione potrà essere prorogata una sola volta (le aziende potranno farsi avanti tre anni prima della scadenza) e il ristoro per la presenza di una cava non riguarderà più soltanto il Comune interessato ma anche quelli contermini. Le Province potranno assumere la competenza autorizzatoria previa intesa con la Regione e solo se dimostreranno di avere, dopo la legge Delrio, le competenze e le risorse per farsene carico. Le cave esaurite, infine, non potranno più essere utilizzate come discariche ma potranno essere trasformate in bacini di laminazione per la sicurezza idraulica e in bacini di accumulo per l’irrigazione.
«La nuova legge trova il giusto equilibrio tra sensibilità ambientale e sviluppo economico», chiosa il presidente della commissione Ambiente Francesco Calzavara, mentre per il capogruppo di Forza Italia (ed ex assessore) Massimo Giorgetti «viene finalmente attuata una pianificazione regionale non ingessata, ma dinamica, che segue le esigenze del mercato. Si dice basta all’accaparramento dei materiali, alle “cave di rapina”, ai cavatori-speculatori, grazie a un nuovo approccio che garantisce a tutte le realtà produttive di poter lavorare con regole paritetiche senza dover sottostare al monopolio dei cavatori». D’accordo Maurizio Conte, ora in Forza Italia, che da ex assessore all’Ambiente della Lega tentò di portare in aula la legge senza riuscirvi: «La legge offre garanzie di giustizia mettendo tutti sullo stesso livello mentre in questi anni si è assistito, soprattutto a Treviso, ad una concentrazione di autorizzazioni che ha messo in difficoltà le piccolo realtà».
Diverso il giudizio del Pd, che con Claudio Sinigaglia contesta il via libera alle estrazioni di trachite nel Parco dei Colli Euganei, in deroga al Piano ambientale dello stesso Ente Parco («Con un colpo di mano, la Regione si sostituisce al Parco, commissariato da due anni, senza aver chiare le conseguenze del suo via libera») e con Stefano Fracasso e Andrea Zanoni sottolinea i ritardi della legge («In questi anni sono state inferte ferite insanabili al territorio»), le sanzioni ritenute troppo basse («Gli scavi abusivi fino a 25 mila metri cubi erano puniti più severamente dalle vecchie norme; gli obblighi di ricomposizione non sono mai stati fatti valere») e gli scarsi poteri riconosciuti a Province e Comuni, «che non potranno neppure decidere se aprire una cava oppure no e, se sì, dove».
Rinvia al Piano il suo giudizio definitivo anche Stefano Pasinato, presidente della Sezione Marmo ed Estrattive di Confindustria: «All’inizio non eravamo stati per nulla coinvolti. Poi, nel corso delle audizioni, avevamo avuto modo di indicare le nostre priorità: vedremo come queste saranno declinate in concreto sul territorio, dalla sicurezza alla responsabilità d’impresa. Lo stop a nuove cave? Con il mercato attuale non ci preoccupa».
Pasinato (Confindus tria) Lo stop a nuove cave non ci preoccupa visto il mercato attuale