Magrin avverte: «Contro l’Atalanta vietato sbagliare»
Il doppio ex: ho grandi legami, e mio figlio tifa gialloblù
Bandiera dell’Atalanta, ma con un pezzo di cuore a Verona: «L’Hellas giocherà contro una grande della Serie A, e per questo altrettanto grande dovrà essere la sua prova per ottenere un risultato positivo», dice Marino Magrin. In nerazzurro ha giocato dal 1981 al 1987. In gialloblù, invece, dal 1989 al 1992. Centrocampista dai piedi finissimi e dal tocco di palla lieve come la filigrana, Magrin, originario della provincia di Treviso, si è fermato vicino a Bergamo, a Ranica.
Che Atalanta trova l’Hellas?
«Una squadra che ha qualità tattiche e tecniche in tutte le zone del campo. Gasperini le fa praticare un gioco d’attacco, ma senza squilibrare l’assetto sul campo. L’Hellas non potrà sbagliare».
Che idea ha del Verona?
«L’ho visto nel derby con il Chievo: temperamento, spirito di sacrificio, corsa, questo è quel che ha dimostrato di avere. Sono segnali incoraggianti per seguire la via che porta alla salvezza. Fare punti con l’Atalanta sarebbe un’eccezionale conferma».
Punti di forza atalantini?
«Masiello dà sicurezza alla difesa, mentre a centrocampo ben si combinano le doti balistiche di Ilicic e la sostanza garantita da Freuler. In attacco, poi, gente come Gomez fa la differenza».
L’Hellas come deve rispondere?
«Non abbassando mai la guardia. L’Atalanta ti punisce alla minima disattenzione e non smette mai di provare a vincere. Non è mai doma».
Su chi punta tra i giocatori dell’Hellas?
«Su Calvano, anche perché lo conosco bene. L’ho avuto tra miei giocatori quando era un ragazzino e io allenavo le giovanili dell’Atalanta. Sono contento che si sia guadagnato spazio: è un giocatore di valore, combattivo e tatticamente intelligente. E sa anche andare al tiro e trovare il gol».
Lei era un esperto nel settore... «Di reti ne ho segnate molte con l’Atalanta, ma anche con il Verona non sono mancate le soddisfazioni. Le punizione che ci consentì di sconfiggere la Fiorentina all’ultimo minuto, nel 1989, su tutte. Ma anche, l’anno dopo, il gol con cui sbancammo lo stadio della Reggina».
L’Hellas per lei cos’è stato?
«Una tappa emozionante della mia carriera. L’umanità di un allenatore eccezionale come Osvaldo Bagnoli. Un gruppo di uomini veri, che fronteggiò il fallimento societario e seppe essere promosso in A tra mille problemi. Fanna, Pusceddu, Ezio Rossi, Sotomayor. E poi Tullio Gritti, che è il “secondo” di Gasperini e che sento e vedo a Bergamo. Poi, mio figlio Michele».
Perché?
«Perché è un tifoso del Verona. Guardate il destino: è nato nel 1985, l’anno dello scudetto dell’Hellas. La sua passione è il gialloblù, lo stesso colore delle maglie della squadra della scuola calcio con cui collaboro, qui a Ranica. Un caso? Chi lo sa…».
Magrin, di cos’ha bisogno il Verona per salvarsi?
«Di replicare le ultime prestazioni, continuare a lottare come ha sempre fatto e far valere il fattore Bentegodi. Il supporto che dà quello stadio ti spinge ad andare oltre i limiti. Con tutte queste componenti, l’Hellas può restare in Serie A e, intanto, prendere dei punti con un’Atalanta che è forte per davvero».