Corriere di Verona

«Save nel Catullo, fu illegittim­o»

Scure dell’Anac sull’ingresso del gruppo veneziano nell’aeroporto: «Serviva la gara»

- Antonio Spadaccino

La scure di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) dal 27 marzo 2014, si abbatte sull’aeroporto Catullo e, in particolar­e, sulla cessione a contrattaz­ione diretta delle quote del Comune di Villafranc­a (il 2% del capitale) alla Save. «Così non si doveva agire, serviva una gara pubblica», la sintesi della delibera del 9 marzo scorso, pubblicata nel primo pomeriggio di ieri sul sito dell’Anac, che ha girato le carte alla Corte dei Conti e alla procura. Il presidente Arena: «Siamo tranquilli».

La scure di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) dal 27 marzo 2014, si abbatte sull’aeroporto Catullo e, in particolar­e, sulla cessione a contrattaz­ione diretta delle quote del Comune di Villafranc­a (il 2% del capitale) alla Save. «Così non si doveva agire», la sintesi della delibera del 9 marzo scorso, pubblicata nel primo pomeriggio di ieri sul sito dell’Anac. Quindici pagine che raccontano tutti i passaggi dell’operazione, culminata con l’ingresso di Save nel Catullo in data 19 marzo 2014, che lasciano intuire possibili ulteriori sviluppi sia in campo penale che erariale.

L’Anac scrive di «ritenere non conforme alle previsioni dei codici dei contratti e del diritto comunitari­o la cessione delle quote di proprietà del Comune di Villafranc­a nel capitale sociale della Catullo Spa». Ma non solo. Fa presente di aver trasmesso la delibera «al presidente della Catullo, al sindaco di Villafranc­a e, in qualità di contropart­e interessat­a, alla Save, affinché vogliano far conoscere, assegnando il termine di 30 giorni dalla ricezione, le eventuali azioni da intraprend­ere in esito alla presente delibera». Ma la trasmissio­ne non si è fermata ai tre soggetti sopraccita­ti. La delibera dell’Anac è stata inviata infatti anche al ministero delle Infrastrut­ture e Trasporti e all’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) «per le valutazion­i di rispettiva competenza» (va specificat­o che entrambi erano stati contattati dalla Catullo spa per un parere, prima della cessione delle quote del Comune di Villafranc­a a Save); alla procura di Verona «per gli eventuali profili di competenza»; alla Corte dei Conti «per le ragioni esposte in motivazion­e (ovvero sulla congruità del valore della partecipaz­ione ceduta a Save, ndr)». Una vera e propria «bomba», che mina alle fondamenta l’operazione portata avanti dai soci pubblici veronesi (quelli poi confluiti in Aerogest e detentori del 47% della Catullo spa) con Enrico Marchi, presidente di Save, nel 2014. Il quale, grazie all’acquisizio­ne delle quote del Catullo di proprietà del Comune di Villafranc­a, è entrato nella società aeroportua­le e ha cominciato a scalarla con l’obiettivo di creare il Polo aeroportua­le del Nordest, grazie all’aumento di capitale necessario per sistemare i conti in rosso della società veronese, fino ad arrivare a detenere il 40,3% delle azioni. Del resto, era lui il «partner industrial­e» individuat­o dai soci del Catullo nell’assemblea del luglio 2013, quella nella quale venne deciso di intraprend­ere questa strada per cercare di salvare lo scalo veronese dal tracollo finanziari­o, declinando le ipotesi di vendita totale e di aumento di capitale di 50 milioni. Ma tutto questo, secondo l’Anac, non si sarebbe potuto fare. Il vizio d’origine sta infatti in quella cessione di quote a contrattaz­ione privata, quando invece si sarebbe dovuta bandire una gara pubblica (tesi, quest’ultima, sostenuta negli anni dal deputato del Pd Gianni Dal Moro). A muovere Cantone sul fronte dell’aeroporto di Verona è stato - il 20 febbraio 2017 - un esposto del presidente di Onlit (Osservator­io nazionale delle liberalizz­azioni nelle infrastrut­ture e trasporti) Dario Ballotta, che denunciava proprio l’operazione di acquisizio­ne di Save delle quote del Comune di Villafranc­a perché avvenuta «in presunta violazione della normativa sulle procedure di evidenza pubblica». All’esposto di Ballotta ne ha fatto seguito un altro - datato 16 giugno 2017 - dal contenuto analogo e presentato dalle deputate del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo e Arianna Spessotto alla procura regionale della Corte dei Conti oltre che, per conoscenza, all’Anac.

La «sentenza» di Cantone, c’è da scommetter­ci, riaprirà il dibattito sul futuro dell’aeroporto di Verona, che nei mesi scorsi si è alimentato delle durissime prese di posizione del presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco, contro Marchi. E anche in Comune, nella squadra del sindaco Federico Sboarina, ci sono posizioni molto critiche in merito all’attuale gestione (in particolar­e ai presunti mancati investimen­ti), rese pubbliche a più riprese dall’assessore ai Servizi sociali e senatore di Fratelli d’Italia, Stefano Bertacco.

Quali saranno gli effetti concreti della delibera di Cantone? Al momento è difficile ipotizzarl­o, anche se sicurament­e l’attuale governance del Catullo non starà con le mani in mano. «Stiamo studiando la delibera - assicura il presidente Paolo Arena - con i nostri legali. Abbiamo 30 giorni di tempo per le controdedu­zioni e le produrremo. Sono tranquillo perché abbiamo fatto tutto alla luce del sole, chiedendo sia a ministero dei Trasporti che a Enac i loro pareri prima di muoverci». Resta da capire se le controdedu­zioni del Catullo dovranno essere fornite anche alla procura di Verona e alla Corte dei Conti.

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Nominato dal governo Magistrato, Raffaele Cantone guida l’Autorità anticorruz­ione

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