«Save nel Catullo, fu illegittimo»
Scure dell’Anac sull’ingresso del gruppo veneziano nell’aeroporto: «Serviva la gara»
La scure di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) dal 27 marzo 2014, si abbatte sull’aeroporto Catullo e, in particolare, sulla cessione a contrattazione diretta delle quote del Comune di Villafranca (il 2% del capitale) alla Save. «Così non si doveva agire, serviva una gara pubblica», la sintesi della delibera del 9 marzo scorso, pubblicata nel primo pomeriggio di ieri sul sito dell’Anac, che ha girato le carte alla Corte dei Conti e alla procura. Il presidente Arena: «Siamo tranquilli».
La scure di Raffaele Cantone, il magistrato a capo dell’Anac (Autorità nazionale anti corruzione) dal 27 marzo 2014, si abbatte sull’aeroporto Catullo e, in particolare, sulla cessione a contrattazione diretta delle quote del Comune di Villafranca (il 2% del capitale) alla Save. «Così non si doveva agire», la sintesi della delibera del 9 marzo scorso, pubblicata nel primo pomeriggio di ieri sul sito dell’Anac. Quindici pagine che raccontano tutti i passaggi dell’operazione, culminata con l’ingresso di Save nel Catullo in data 19 marzo 2014, che lasciano intuire possibili ulteriori sviluppi sia in campo penale che erariale.
L’Anac scrive di «ritenere non conforme alle previsioni dei codici dei contratti e del diritto comunitario la cessione delle quote di proprietà del Comune di Villafranca nel capitale sociale della Catullo Spa». Ma non solo. Fa presente di aver trasmesso la delibera «al presidente della Catullo, al sindaco di Villafranca e, in qualità di controparte interessata, alla Save, affinché vogliano far conoscere, assegnando il termine di 30 giorni dalla ricezione, le eventuali azioni da intraprendere in esito alla presente delibera». Ma la trasmissione non si è fermata ai tre soggetti sopraccitati. La delibera dell’Anac è stata inviata infatti anche al ministero delle Infrastrutture e Trasporti e all’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) «per le valutazioni di rispettiva competenza» (va specificato che entrambi erano stati contattati dalla Catullo spa per un parere, prima della cessione delle quote del Comune di Villafranca a Save); alla procura di Verona «per gli eventuali profili di competenza»; alla Corte dei Conti «per le ragioni esposte in motivazione (ovvero sulla congruità del valore della partecipazione ceduta a Save, ndr)». Una vera e propria «bomba», che mina alle fondamenta l’operazione portata avanti dai soci pubblici veronesi (quelli poi confluiti in Aerogest e detentori del 47% della Catullo spa) con Enrico Marchi, presidente di Save, nel 2014. Il quale, grazie all’acquisizione delle quote del Catullo di proprietà del Comune di Villafranca, è entrato nella società aeroportuale e ha cominciato a scalarla con l’obiettivo di creare il Polo aeroportuale del Nordest, grazie all’aumento di capitale necessario per sistemare i conti in rosso della società veronese, fino ad arrivare a detenere il 40,3% delle azioni. Del resto, era lui il «partner industriale» individuato dai soci del Catullo nell’assemblea del luglio 2013, quella nella quale venne deciso di intraprendere questa strada per cercare di salvare lo scalo veronese dal tracollo finanziario, declinando le ipotesi di vendita totale e di aumento di capitale di 50 milioni. Ma tutto questo, secondo l’Anac, non si sarebbe potuto fare. Il vizio d’origine sta infatti in quella cessione di quote a contrattazione privata, quando invece si sarebbe dovuta bandire una gara pubblica (tesi, quest’ultima, sostenuta negli anni dal deputato del Pd Gianni Dal Moro). A muovere Cantone sul fronte dell’aeroporto di Verona è stato - il 20 febbraio 2017 - un esposto del presidente di Onlit (Osservatorio nazionale delle liberalizzazioni nelle infrastrutture e trasporti) Dario Ballotta, che denunciava proprio l’operazione di acquisizione di Save delle quote del Comune di Villafranca perché avvenuta «in presunta violazione della normativa sulle procedure di evidenza pubblica». All’esposto di Ballotta ne ha fatto seguito un altro - datato 16 giugno 2017 - dal contenuto analogo e presentato dalle deputate del Movimento 5 Stelle Francesca Businarolo e Arianna Spessotto alla procura regionale della Corte dei Conti oltre che, per conoscenza, all’Anac.
La «sentenza» di Cantone, c’è da scommetterci, riaprirà il dibattito sul futuro dell’aeroporto di Verona, che nei mesi scorsi si è alimentato delle durissime prese di posizione del presidente di Fondazione Cariverona, Alessandro Mazzucco, contro Marchi. E anche in Comune, nella squadra del sindaco Federico Sboarina, ci sono posizioni molto critiche in merito all’attuale gestione (in particolare ai presunti mancati investimenti), rese pubbliche a più riprese dall’assessore ai Servizi sociali e senatore di Fratelli d’Italia, Stefano Bertacco.
Quali saranno gli effetti concreti della delibera di Cantone? Al momento è difficile ipotizzarlo, anche se sicuramente l’attuale governance del Catullo non starà con le mani in mano. «Stiamo studiando la delibera - assicura il presidente Paolo Arena - con i nostri legali. Abbiamo 30 giorni di tempo per le controdeduzioni e le produrremo. Sono tranquillo perché abbiamo fatto tutto alla luce del sole, chiedendo sia a ministero dei Trasporti che a Enac i loro pareri prima di muoverci». Resta da capire se le controdeduzioni del Catullo dovranno essere fornite anche alla procura di Verona e alla Corte dei Conti.