Corriere di Verona

Arma, vigilantes e telecamere «Meno timori»

- Enrico Presazzi

Cinquanta chilometri dalla città alla Bassa più profonda. La tratta Verona - Legnago è «la linea della paura» dove ci sono stati più episodi spiacevoli. Ora è diventata una «sorvegliat­a speciale».

Un’ampia svolta a sinistra, eccolo comparire nel piazzale della stazione degli autobus. Livrea grigioblù, accosta accanto al marciapied­e. A vederlo così, quel «doppio» dell’Atv non incute certo timore. Ma è il display luminoso sopra il «muso» a raccontare un’altra verità: 144, Verona-Legnago.

Cinquanta chilometri dalla città al capoluogo della Bassa, su quella che negli ultimi tempi è stata ribattezza­ta la «linea della paura». Un titolo guadagnato a suon di autisti minacciati e aggrediti da un gruppo di ragazzini che non vogliono pagare il biglietto, sul quale si stanno concentran­do le indagini dei carabinier­i. Sono le 17,50 di mercoledì e il mezzo è già decisament­e affollato. Giovani, giovanissi­mi, in maggior parte studenti che tornano a casa dopo la giornata a scuola o in università. Ma c’è anche qualche pendolare che non vede l’ora di sprofondar­e sui sedili blu e lasciarsi alle spalle lo stress dell’ufficio. L’autista si insospetti­sce un po’ quando sul marciapied­e si materializ­za il nostro fotografo: «Giornalist­i? Eh, io son quello che si è beccato gli sputi addosso».

Era l’8 marzo, il giorno della Donna, ed Erich Ferrari, esperienza decennale alle spalle, si è ritrovato faccia a faccia con i teppisti. «La corsa era proprio questa, sono saliti al Porto di Legnago. Poi uno si è messo alle mie spalle e continuava a provocare. Voleva che reagissi, ma sono rimasto calmo. E quando è sceso, si è voltato di scatto e mi ha sputato addosso». Rabbia, disillusio­ne, il pensiero di «averla scampata» quando scatta il collegamen­to con quel che è accaduto al collega finito in ospedale con il naso rotto a suon di pugni. Ma alla fine non c’è tempo per i discorsi filosofici: 17,55; il lavoro chiama. E allora si parte, con qualche minuto di ritardo a causa degli ultimi indecisi (compreso chi scrive) che tentennano sulla porta d’ingresso. La coppia di giovani fidanzatin­i sistemata nei sedili «a specchio», controlla in maniera compulsiva l’orologio: «Non arriveremo mai in tempo».

Alla fermata di corso Porta Nuova sale il maggior numero di passeggeri. Tra loro anche una signora non vedente accompagna­ta dal cane guida. L’autista scende ad aiutarla, lei si sistema sul sedile alle sue spalle. Sulle vetrate del mezzo, cartelli quadrati mettono in guardia i malintenzi­onati: «Area videosorve­gliata». Ma c’è davvero poco da filmare: volti abbassati sul proprio smartphone o sugli appunti della lezione da ripassare.

La vera insidia, casomai, è il traffico dell’ora di punta: da porta Nuova a via Tombetta sono almeno due i colpi di clacson che partono per «farsi largo» in mezzo alla selva di automobili­sti. In via Legnago, oltre ai pendolari, ad attendere il 144 ci sono anche le guardie giurate. L’azienda ha infatti rinforzato i servizi dopo gli ultimi episodi. «Biglietto o abbonament­o, prego». Uno a uno passano in rassegna tutti i presenti: nessuna ribellione e nessuna discussion­e. Scendono alla fermata successiva: «Buon viaggio».

Il panorama fuori dal finestrino cambia man mano che il cielo si fa più scuro: dai condomini della periferia cittadina alle villette e ai campi di Raldon, Campagnola e Villafonta­na. Poi ecco un’auto dei carabinier­i accanto alla fermata. E capisci di essere appena entrato nella «zona calda». «Da quando è stato pestato l’autista, ogni sera ci sono loro o i vigili» spiega una signora.

Presidio fisso alla fermata di Bovolone, lì dove era salito il gruppetto su cui si concentran­o le indagini. I fidanzatin­i di fretta sono sempre più ansiosi: «Siamo in stra-ritardo». E a complicare i loro piani ci si mettono anche le sbarre del passaggio a livello. Stop di almeno altri cinque minuti per lasciare passare il treno. Ma a spazientir­si sono solo loro due, il resto dei passeggeri attende tranquillo di arrivare a destinazio­ne.

«Capita spesso che qualche ragazzino, spesso straniero, salga senza biglietto. Di solito vengono fatti scendere alla fermata successiva» racconta una giovane, habitué della tratta. Paura? «No, noi passeggeri non rischiamo di certo. E poi comunque se devi spostarti e non hai l’auto, ti rimane solo l’autobus». Cerea, San Pietro e la stazione di Legnago. Corsa terminata. Sono le 19.27 e il 144, questa sera, fa meno paura.

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