Orario ridotto per due bar «fracassoni» Confcommercio accusa il Comune
Venerdì prima chiusura anticipata per due locali del centro, che ora valutano ricorsi
Per un mese dovranno chiudere con due ore di anti- cipo nelle due serate più redditizie, quelle di venerdì e di sabato. La sorte è toccata a due locali di una zona pregiata del centro, che ora incassa- no la solidarietà di Confcommercio, che parla di pena eccessiva. Ora i bar valutano il ricorso al Tar. In settimana previsto un incontro con l’assessore al Commercio.
Al primo giorno di chiusura anticipata, Oreste Dal Zovo, titolare della storica enoteca omonima, fa già i primi conti: «Ci ho rimesso duemila euro, contro di me c’è stato un accanimento ingiustificabile». Il suo locale, assieme all’adiacente – e più recente – «Così è» ha incassato la solidarietà di Confcommercio, che giudica il provvedimento del Comune «troppo restrittivo». L’antefatto: mercoledì i due bar, di una delle zone più pregiate del centro storico, corticella San Marco, ricevono l’ordine, da parte del sindaco visto il regolamento di polizia urbana, di chiudere con due ore di anticipo nelle serate di venerdì e sabato: a mezzanotte anziché alle 2. Così per tutto il mese di aprile che, per inciso, è anche quello del ponte di Pasqua e del Vinitaly. L’accusa? Quella di essere due bar «fracassoni», come si sul dire, non tanto all’interno, quanto per gli schiamazzi degli avventori che si fermano sulla soglia. Ma per i commercianti la misura è troppo penalizzante, non solo per i due esercenti ma anche per il sistema turistico cittadino: «Giusto, ovviamente, tenere conto dei diritti dei cittadini - dice il presidente Paolo Arena - ma questi vanno contemperati con i diritti degli imprenditori che investono e contribuiscono a dare a Verona quella valenza turistica che assicura benessere e indotto. In giro per il mondo le città che si definiscono turistiche hanno locali aperti ben oltre la mezzanotte e anche a Verona è sempre stato così». «Un provvedimento molto duro che oltretutto crea un precedente in quanto chiunque voglia, lamentandosi, può far chiudere un locale - aggiunge Bepino Olivieri, rappresentante Confcommercio per la Circoscrizione Centro storico. Spesso conclude Olivieri - in questi casi, una minoranza attiva e motivata si fa portavoce di una maggioranza che in realtà non c’è».
Una delle accuse dei due locali riguarda proprio le segnalazioni. «In Comune sono arrivate solo lettere non firmate, anonime – afferma Nicola Tapparini, titolare del “Così è” – come si fa a prendere un provvedimento del genere solo in base a questo? Io ho la coscienza a posto: l’acustica del locale è stata controllata più volte anche dalla polizia municipale. Il problema sono i rumori all’esterno. Ma all’esterno come si fa a sapere se li causa un locale oppure un altro? Io, una persona che sta attenta a queste cose ce l’ho e posso assicurare che non è la mia clientela a creare problemi. Vorrei sapere su che base vengo accusato dato che la scorsa settimana la pattuglia qui non è arrivata, perché con la macchina non poteva accedere alla piazzetta… io non li ho visti nemmeno a piedi». Sulla stessa linea ODal Zovo: «Non possono attribuirci tutto il rumore che c’è in strada». Il suo avvocato, Alex Dal Cero, annuncia di aver avviato un procedimento di autotutela. Non si esclude un ricorso al Tar, anche se prima entrambi i titolari contano di incontrare l’amministrazione.
Dal canto suo, però, l’assessore al Commercio, Francesca Toffali difende il provvedimento: «È stato applicato al minimo della sua durata e limitatamente ai giorni della settimana in cui ci sono arrivate segnalazioni».
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