Corriere di Verona

Rissa e botte tra stranieri a Veronetta Si indaga nel mondo dello spaccio

Un pregiudica­to nigeriano in carcere, tre pachistani con obbligo di firma

- Enrico Presazzi

Alla fine, ieri mattina VERONA tutti e quattro si sono ritrovati malconci e claudicant­i in tribunale. Nessuno, nel corso del processo per direttissi­ma di fronte al giudice Carola Musio, ha parlato, ma ai carabinier­i che li hanno arrestati venerdì sera dopo il Far West scatenato a Veronetta, avevano tutti fornito versioni differenti. Il parapiglia è divampato poco prima delle 20 e la centrale operativa dei carabinier­i è stata letteralme­nte tempestata di chiamate. Cittadini spaventati che temevano un violento regolament­o di conti in strada tra bande di nazionalit­à differenti. Da un lato i pachistani e dall’altro gli africani: «Correte, qui si ammazzano». All’arrivo delle tre pattuglie del nucleo operativo e radiomobil­e e della stazione di San Michele, erano rimasti solo i quattro stranieri poi arrestati. Il nigeriano di 46 anni era steso sull’asfalto e si teneva stretto un ginocchio gonfissimo. Altri tre pachistani, invece, avevano cercato rifugio all’intero di un kebab di via XX Settembre, con evidenti ferite al volto.

Secondo quanto ricostruit­o dai militari, alla base della rissa potrebbero esservi delle questioni legate allo spaccio. Ma addosso agli arrestati non è stata trovata alcuna dose. Il nigeriano, già nel pomeriggio, era stato segnalato più volte in via XX Settembre mentre discuteva animatamen­te con alcuni soggetti di nazionalit­à pachistana. E anche la polizia lo aveva allontanat­o da un centro Internet dove stava infastiden­do i clienti pachistani. Poche ore più tardi, di fronte alla rivendita di kebab, il nigeriano avrebbe spaccato una bottiglia in testa a un pachistano già noto per spaccio. Secondo le testimonia­nze raccolte dai carabinier­i, l’africano non sarebbe stato solo. Ma i pachistani, dopo il primo agguato, avrebbero reagito recuperand­o alcune aste metalliche dai cassonetti della polizia e aggredendo gli altri. L’inseguimen­to si è protratto fino alla vicina piazza Santa Toscana: lì vi è stata un’altra «tempesta» di botte. Ma proprio in quel momento sono comparse le auto dei carabinier­i a sirene spiegate e il gruppo si è disperso.

Il nigeriano, con precedenti per violenza sessuale, ha spiegato di essere stato aggredito da almeno nove pachistani senza un’apparente ragione. Mentre i tre asiatici rintraccia­ti all’interno della rivendita di kebab (due di loro avevano precedenti) hanno raccontato di essere stati vittima di un pestaggio organizzat­o da un gruppo di africani. Portati in ospedale per accertamen­ti, sono stati tutti dimessi con prognosi tra i 10 e i 15 giorni. Il nigeriano è stato accusato anche di evasione, oltre a rissa e lesioni: ieri mattina, invece di trovarsi a casa come ordinato dal pm, era uscito a fare la spesa ed è stato rintraccia­to dai carabinier­i. Temendo forse una vendetta, sotto il giaccone aveva nascosto un mattarello. Al termine dell’udienza, è stato l’unico a finire in carcere in attesa del processo. I pachistani sono stati invece liberati: per i due con precedenti, obbligo di firma.

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Via XX Settembre I carabinier­i davanti al kebab dove è avvenuto l’alterco

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