Rissa e botte tra stranieri a Veronetta Si indaga nel mondo dello spaccio
Un pregiudicato nigeriano in carcere, tre pachistani con obbligo di firma
Alla fine, ieri mattina VERONA tutti e quattro si sono ritrovati malconci e claudicanti in tribunale. Nessuno, nel corso del processo per direttissima di fronte al giudice Carola Musio, ha parlato, ma ai carabinieri che li hanno arrestati venerdì sera dopo il Far West scatenato a Veronetta, avevano tutti fornito versioni differenti. Il parapiglia è divampato poco prima delle 20 e la centrale operativa dei carabinieri è stata letteralmente tempestata di chiamate. Cittadini spaventati che temevano un violento regolamento di conti in strada tra bande di nazionalità differenti. Da un lato i pachistani e dall’altro gli africani: «Correte, qui si ammazzano». All’arrivo delle tre pattuglie del nucleo operativo e radiomobile e della stazione di San Michele, erano rimasti solo i quattro stranieri poi arrestati. Il nigeriano di 46 anni era steso sull’asfalto e si teneva stretto un ginocchio gonfissimo. Altri tre pachistani, invece, avevano cercato rifugio all’intero di un kebab di via XX Settembre, con evidenti ferite al volto.
Secondo quanto ricostruito dai militari, alla base della rissa potrebbero esservi delle questioni legate allo spaccio. Ma addosso agli arrestati non è stata trovata alcuna dose. Il nigeriano, già nel pomeriggio, era stato segnalato più volte in via XX Settembre mentre discuteva animatamente con alcuni soggetti di nazionalità pachistana. E anche la polizia lo aveva allontanato da un centro Internet dove stava infastidendo i clienti pachistani. Poche ore più tardi, di fronte alla rivendita di kebab, il nigeriano avrebbe spaccato una bottiglia in testa a un pachistano già noto per spaccio. Secondo le testimonianze raccolte dai carabinieri, l’africano non sarebbe stato solo. Ma i pachistani, dopo il primo agguato, avrebbero reagito recuperando alcune aste metalliche dai cassonetti della polizia e aggredendo gli altri. L’inseguimento si è protratto fino alla vicina piazza Santa Toscana: lì vi è stata un’altra «tempesta» di botte. Ma proprio in quel momento sono comparse le auto dei carabinieri a sirene spiegate e il gruppo si è disperso.
Il nigeriano, con precedenti per violenza sessuale, ha spiegato di essere stato aggredito da almeno nove pachistani senza un’apparente ragione. Mentre i tre asiatici rintracciati all’interno della rivendita di kebab (due di loro avevano precedenti) hanno raccontato di essere stati vittima di un pestaggio organizzato da un gruppo di africani. Portati in ospedale per accertamenti, sono stati tutti dimessi con prognosi tra i 10 e i 15 giorni. Il nigeriano è stato accusato anche di evasione, oltre a rissa e lesioni: ieri mattina, invece di trovarsi a casa come ordinato dal pm, era uscito a fare la spesa ed è stato rintracciato dai carabinieri. Temendo forse una vendetta, sotto il giaccone aveva nascosto un mattarello. Al termine dell’udienza, è stato l’unico a finire in carcere in attesa del processo. I pachistani sono stati invece liberati: per i due con precedenti, obbligo di firma.