Massimo Bubola e il suo romanzo in corsa per lo Strega
Era come se fosse lì, Massimo Bubola (foto). Trasceso e trasportato nella dimensione da lui stesso creata. «Mentre scrivevo mi veniva da piangere pensando a quei soldati». Il cantautore veronese racconta la gestazione di «Ballata senza nome» (Frassinelli, pagine 192), il suo romanzo già finalista al Rigoni Stern e venerdì segnalato al Premio Strega: «I lettori riconoscono la qualità del libro» dice Bubola. «Ballata senza nome», uscito a ottobre nel centenario di Caporetto, è una sorta di Spoon River della Grande Guerra. Un romanzo corale tratto da un fatto storico: la scelta del Milite Ignoto di Maria Bergamas il 28 ottobre 1921 nella basilica di Aquilea. «Nel romanzo – spiega Bubola – la Bergamas sa ascoltare la voce dei morti e interloquisce con i soldati nella bara come fossero suoi figli. Ogni bara le racconta una storia». L’autore ha quindi costruito dialoghi immaginari ispirati alla realtà. «Mi sono avvalso degli archivi e delle documentazioni epistolari. Ho scritto di
uomini strappati alle loro famiglie e ai loro amori, morti in una guerra feroce». I soldati sono contadini e proletari, ma Bubola opta per una lingua letteraria e non popolare. «Parlano da una dimensione ultraterrena. Ed è come se la morte avesse regalato loro una sorta di qualità di conoscenza». Il legame con il tema della Grande Guerra era già forte, e presente in due suoi dischi. «Mio nonno Silvio, a cui il romanzo è dedicato, ha combattuto sul Piave. Un mio prozio è morto sul Grappa. Poi ci sono motivazioni sociali. La Grande Guerra segna la fine di un’epoca, di un mondo antico. E crea i presupposti per le più grandi rivoluzioni del ‘900». Dalle note al libro, passaggio naturale. Bubola annota: «La letteratura è musica dai tempi di Omero e Esiodo, poeti che sapevano suonare. Lo stesso vale per Dante e Petrarca. Oggi le due cose vengono distinte perché chi scrive spesso è privo di musicalità».