Corriere di Verona

La Virtus apre il suo stadio ai tifosi migranti

L’iniziativa di Fresco: «Noi veneti razzisti? Falso»

- Francesco Barana

Fresco Abbiamo due migranti in squadra, da tempo gli amici ci chiedevano di venirli a vedere

Al Gavagnin di borgo VERONA Venezia, domenica pomeriggio, un fatto nuovo. No, non la vittoria – l’ennesima - di una Virtus Vecomp in piena lotta per la serie C. Il 2-0 al Cjarlins Muzane era più una pratica da sbrigare che altro. Gli sguardi inediti erano per quegli oltre cento migranti presenti sugli spalti con bandiere e megafoni per tifare i rossoblu del presidente-allenatore Luigi Fresco, sempliceme­nte «il Gigi» per qualunque calciofilo bazzichi borgo Venezia. Più di cento ragazzi assistiti dalle cooperativ­e della Virtus, ma non solo: «Molti erano anche di altre associazio­ni», dice Fresco, che preferisce mantenere il basso profilo per non dare adito a strumental­izzazioni, soprattutt­o politiche.

La stessa Ansa, rilanciand­o ieri la notizia, ha creato una dicotomia tra la Verona «feudo leghista» e la Virtus promotrice di «un progetto di calcio e integrazio­ne» che «prevede accoglienz­a per migranti e rifugiati». Fresco la respinge e dribbla i cliché: «Non è vero che noi veneti siamo razzisti. Anche tanta gente che vota Lega e Forza Italia fa queste attività. I primi rifugiati che non riuscivo a tesserare giocavano nella squadra di amatori dell’allora sindaco Tosi». E comunque Fresco preferisce non addentrars­i in terreni scivolosi: «Non amo parlare troppo di questa vicenda, anche perché ieri (domenica, ndr) non è successo nulla di che. Non siamo eroi, c’è gente che fa tante cose più importanti. Il fatto è che noi abbiamo due migranti in squadra, il portiere gambiano Sheikh Sibi e l’attaccante ghanese Leveh Eyram e da tempo molti loro amici ci chiedevano di poterli venire a vedere. Così per una domenica li abbiamo fatti entrare gratis. Erano un centinaio e allora la cosa ha dato nell’occhio, ma è da anni che una ventina di ragazzi rifugiati vengono a vederci. Per due anni abbiamo fatto entrare gratis tutta la gente del quartiere, che oggi paga 3 euro simbolici coi quali copriamo la tassa Siae. Prossimame­nte daremo l’ingresso omaggio ai ragazzi delle scuole. Aiutiamo tutti, rifugiati e famiglie italiane».

Fresco, 55 anni, è uno che non passa inosservat­o. Amato e detestato, divide. Già il suo doppio ruolo, presidente e allenatore, è anomalo e quasi unico in Italia, perlomeno a certi livelli. «E dovessi scegliere farei l’allenatore» disse sarcastica­mente anni fa sapendo che la «scelta» non si poneva, essendo la Virtus roba sua. Fresco prese in mano la Virtus, allora in terza categoria, nei primi anni ‘80, non ancora ventenne. In 35 anni l’ha portata fino alla serie C (una toccata e fuga sfortunata) e lì la vuole ricondurre. Nel frattempo ha costruito da zero un settore giovanile all’avanguardi­a, nel quale per decenni (sino ai primi anni 2000 con la prima squadra in Eccellenza) ha pescato a piene mani formando squadre quasi autarchich­e (giocatori di borgo Venezia) capaci di scalare le categorie, fino all’obbligata svolta semiprofes­sionistica.

Fresco, amico del filosofo Massimo Cacciari, ha un lungo passato in politica in Comune e in Circoscriz­ione nelle file del centrosini­stra. A fine anni ‘90 divenne famoso il suo slogan: «Se non voti Gigi stai Fresco». Negli ultimi anni l’abbraccio a Flavio Tosi, «ma rimango di sinistra» disse. Parallelam­ente le attività di solidariet­à, che gli sono costate le intemerate dei nemici e le accuse di fare business. «Sono trent’anni che con la Virtus aiutiamo i profughi. Prima quelli albanesi, poi quelli della ex Jugoslavia. Tutte iniziative portate avanti da me e Damiano Tommasi con l’associazio­ne ‘Giochiamo per la Pace’. Oggi aiutiamo questi ragazzi africani».

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 ??  ?? A Borgo Venezia Nella foto a sinistra, gli spalti del Gavagnin. Qui sopra il portiere gambiano della Virtus Sheikh Sibi
A Borgo Venezia Nella foto a sinistra, gli spalti del Gavagnin. Qui sopra il portiere gambiano della Virtus Sheikh Sibi
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