Corriere di Verona

Bagno di folla per la Casellati: «Sarò un ponte per il Veneto»

La presidente del Senato accolta a Padova: «È la mia casa» «La mia nomina? Un sogno. E sia da viatico per il governo»

- Giovanni Viafora (ha collaborat­o Davide D’Attino)

«Quando mi sono svegliata, la mattina dopo l’elezione, mi sono detta: ma questo è un sogno?». La cifra dell’emozione della neo eletta presidente del Senato è tutta qui. Elisabetta Alberti Casellati ha parlato ieri sera nella «sua» Padova: «Sarà un ponte per la mia città e per il Veneto a Roma».

Giorno verrà, e verrà giorno in cui, redivivi saranno i patavini, diceva Vittorio Alfieri — «pisciando sonetti», secondo la citazione che ne faceva Giuan Brera. E quello di ieri è stato sicurament­e uno di quei giorni. Bisognava vederla la frenesia di Palazzo Moroni, sede del Comune, ieri sera, qualche attimo prima di accogliere tra le sue mura la neo presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati (padovana di via Euganea, che significa Padova

bene bene; sebbene i di lei natali siano accidental­mente polesani). «È un onore, ho fatto il tifo davanti alla television­e», diceva il sindaco Sergio Giordani, in completo blu e fascia tricolore al petto, mentre confluivan­o in Sala Anziani prefetto, questore, vescovo, rettore, i vertici dell’Arma e della Procura, senatori e deputati tutti (uno a fianco all’altro, divisi solo dal segretario provincial­e del Carroccio Andrea Ostellari, anche il forzista Marco Marin e il leghista Massimo Bitonci, non certo i migliori amici, dopo la caduta dell’ex sindaco a cui avrebbe contribuit­o, secondo la vulgata leghista, proprio l’ex campione olimpico berlusconi­ano). D’altronde mai la città del Santo era salita così in alto: ministri sì, ma neanche una volta l’inquilino più alto di Palazzo Madama (e non si dica «seconda carica dello Stato» che i Costituzio­nalisti si arrabbiano: Camera e Senato, infatti, per la Carta pari sono). E così festa è stata: istituzion­ale, si intenda, tesa e stretta tra le mura del Comune. Ma comunque festa.

Casellati si è presentata alle 19.30, accedendo dall’ingresso principale, quello ai piedi della magnifica scalinata che porta al Salone («Lo ha chiesto lei», sussurrava chi gestiva l’ordine pubblico). La presidente in total black, elegantiss­ima si faceva accompagna­re non solo da sindaco e prefetto, ma anche dal nipotino, (in giubbotto giallo). Qualche passo più indietro la sottosegre­taria all’Ambiente del governo uscente Barbara Degani (vestitone a fiori e figliolett­a). Un quadretto familiare, non frutto del caso. Casellati lo diceva subito, d’altronde, recitando il suo breve ma intenso discorso dinnanzi alla platea composta, oltre che dalle autorità di cui si è detto, anche dall’intero consiglio comunale: «Ho trascorso la mia prima giornata da presidente del Senato in famiglia (domenica a Genova, dove si esibiva dal podio il figlio Alvise, direttore d’orchestra; e quindi

Casellati Quando mi sono svegliata a casa mia a Padova mi sono chiesta: ma questo è un sogno? Giordani Nel suo discorso al Senato concetti importanti in cui ci siamo tutti un po’ riconosciu­ti

ieri alle Terme, ndr), ma il secondo giorno l’ho voluto passare qui, in Comune, che io considero la mia seconda famiglia. La casa di tutti».

Casellati emozionati­ssima: «Quando questa mattina (ieri) mi sono svegliata, nella mia abitazione padovana, mi sono detta: ma è un sogno? Ebbene, questo mio incarico è proprio la realizzazi­one di un sogno». Quindi, la neo presidente ha alzato lo sguardo: «Sì, il momento del Paese è molto difficile, ma la mia nomina, avvenuta grazie ad un ampio consenso, è stato un fatto molto importante. Dovrà essere il viatico per la nuova legislatur­a». Applausi, bipartisan. Il sindaco Giordani — che, vale la pena ricordarlo, è di centrosini­stra — la elogiava: «Nel suo primo discorso al Senato, Presidente, ho ritrovato moltissimi concetti di fondamenta­le importanza. Soprattutt­o quello di lavorare in una comunità d’intenti, senza perdere la pazienza». E ancora applausi. Casellati allora si è concessa una promessa: «Aver vissuto qui a Padova e aver maturato qui le mie esperienze mi porterà ad avere con la mia città e il mio Veneto un rapporto privilegia­to. Io per voi ci sarò sempre e quando sarò a Roma — ha affermato — ci sarà sempre una sorta di ponte ideale». Anche sul fronte autonomia, le abbiamo poi chiesto nella ressa finale? «Ci sarà una fase di riforma delle autonomia — ha risposto lei — come ho già affermato nel mio primo discorso. Ma ora non voglio affatto mettermi davanti alle prerogativ­e della politica». Al termine quindi applausi e fiori. Commossa la figlia Ludovica (che tra le altre cose è anche collaborat­rice proprio della sottosegre­tario Degani: «Ma basta con quelle fake news sulla mia assunzione al ministero della Sanità, mi hanno dato fastidio!», ha sbottato). Resta l’ultimo abbraccio: quello della neo presidente — lei docente di diritto canonico, religiosa — con il vescovo Cipolla. «Padre ho bisogno delle sue preghiere, ora mi pensi», ha sussurrato Casellati. E lui le ha stretto la mano.

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(Bergamasch­i) Sopra l’ingresso della Presidente del Senato a Palazzo Moroni. Sotto la nota che lei ha scritto sul libro della città: «A Padova dedico tutto il mio impegno, la mia responsabi­lità, il mio amore»
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