Corriere di Verona

DAMIANO «EL CORNISETA», STORIA DI UN ARTIGIANO

L’inizio col pittore Ongaro, l’esperienza con la Galleria «Lo Spazio», gli amici artisti e l’amore dei suoi clienti. «Senza questo lavoro sarei morto», dice E allontana la pensione: «Arrivo a 70 anni di attività»

- di Lorenzo Fabiano

La targa di bottega storica; quella per i cinquant’anni di attività; l’altra di Maestro Artigiano: «Se invèse de tùte stè targhe i mé daxèsse un bel assegnèto, sarìa meio. Xà dìxito...?» la butta lì con il suo inconfondi­bile timbro Damiano Nadali, corniciaio dal 1962 in via Alberto Mario, ma per tutti «El Cornisèta».

Ormai siamo rimasti in pochi. I giovani vanno all’Ikea. E per fare un mestiere come questo, ci vuole tanta passione

Tipi Veronesi è una nuova proposta del Corriere di Verona. Il senso dell’iniziativa è quella di raccontare, attraverso la storia di personeggi più o meno famosi, l’evolversi della nostra città. Uno sguardo al passato rivolto al futuro, affidato alla penna del nostro collaborat­ore Lorenzo Fabiano. Per eventuali segnalazio­ni scrivere a corri er ed i vero na@rcs.it o a lorenzo.fabiano@me.com

La targa di bottega storica; quella per i cinquant’anni di attività; l’altra di Maestro Artigiano: «Se invèse de tùte stè targhe i mé daxèsse un bel assegnèto, sarìa meio. Xà dìxito...?» la butta lì con il suo inconfondi­bile timbro Damiano Nadali, corniciaio dal 1962 in via Alberto Mario, ma per tutti «El Cornisèta». «I pittori venivano qui con quadri molto grandi, ma io tanto spazio non ne avevo e ripetevo allo sfinimento che potevo fare solo cornici di taglia medio-piccola. Così tutti hanno iniziato a chiamarmi “El Cornisèta”».

Nella sua bottega, enclave di una Verona che fu, Nadali è artigiano di profession­e, ma più ancora nell’anima: «Ormai qui attorno la globalizza­zione è dappertutt­o. Siamo rimasti in pochi. I giovani vanno all’Ikea. Per fare un mestiere come questo, ci vuole tanta passione». Cornisèta è un fiume in piena perenne, che mai tracima e scorre sulla corrente di una contagiosa simpatia; dalla sua bocca le parole escono a colpi di mitraglia; la sua è una batteria sempre al massimo della carica. Viene dal «Tomba» nel cuore di Borgo Roma, dove nacque nel 1941 («Lì sòn nato e lì starò fìno all’ultimo dei mè giorni»); finite le scuole, inizia subito a lavorare alla Galleria Ferrari in via Mazzini: «Allora era magra. Bisognava portare a casa la pagnotta. Se rompevi un vetro, lo pagavi. ‘Na ‘olta l’era così, caro mio». Due anni di leva volontaria tra gli alpini paracaduti­sti della Julia d’istanza a Tolmezzo, quindi il ritorno a Verona nel 1962. L’amico pittore Elio Ongaro lo vuole con sé nel negozio di quadri e cornici.

Così la sua avventura al civico 4 di via Alberto Mario ha inizio: «Dopo un anno e mezzo sono rimasto solo. Ho proseguito fino a oggi tra cornici e quadri di arte moderna, la mia passione». Nel 1971 a due passi dal laboratori­o, apre in vicolo Renzi la Galleria «Lo Spazio» dove espone opere di arte contempora­nea. I pittori veronesi la frequentan­o, ma il lavoro cresce con artisti da fuori e grandi nomi come Lucio

Fontana, un amico: «Quando l’era agli inizi e schei in scarsèla el ghè n’avèa pochi, el vegnèa qua da mì e el dormèa in un soppalco

sòra la cornicieri­a». Nel 1986 ospita in galleria una mostra del padre del movimento spazialist­a; diciotto opere messe in esposizion­e grazie alla gentile concession­e di collezioni­sti privati. Dal Comune solo vaghe risposte, nemmeno un piccolo contributo per la pubblicità: «Ho fatto tutto da solo, per la soddisfazi­one di portare a Verona un artista di fama mondiale. Bei tempi». Le mostre saranno una quarantina fino al 2006, anno della chiusura. Ci mostra un ritaglio di giornale con una scultura di Fontana, due sfere battute all’asta da Sotheby’s per

137.500 euro, bella cifretta: «Pensa che ghe le avèa qua mì. Ma alòra ai veronesi nò ghe ne fregava niente. Adesso i gh’avaria un tesoro in casa». E oggi? «Si lavoricchi­a. Ho la mia clientela affezionat­a, - ecco che entra una signora per una cornice - sono da solo e non ho intenzione di mollare. Dù anni ancora e rìvo ai sessantaci­nque de attività». «Dai Cornisèta, facciamo i settanta», ribattiamo noi. «Vabè...tè

mè convinto» chiosa lui. A dire il vero non una gran fatica, la nostra. Tre anni fa, via Alberto Mario si è raccolta a festa per celebrare il sessantesi­mo compleanno del suo regno: minestrone, cotechino, porchetta, e Valpolicel­la a volontà; strada chiusa e tanta, tantissima gente a rendergli omaggio: «Qua i mè vòl tuti bèn.

Questa è la mia vita. Verona la amo, anche se rimpiango com’era. Vent’anni fa mi offrirono un lavoro al Guggenheim di Venezia. Non me la sono sentita. Qui sto troppo bene, ho le mie radici. È qualcosa d’impagabile. Ho girato un po’, ma io Verona non la cambierei per nulla al mondo. Allora vado avanti». Entra un amico in pensione: «Ciao schiavo!» lo sfottò d’ordinanza. «Ma schiavo de che...- la secca replica - el giorno che nò ghò più stò laòro, son morto» mormora fissandoci negli occhi. Il sipario cala sul sonetto che qualcuno ha pure pensato di comporre per il buon Damiano: «Tra le mura de Verona dove l’arte l’è sovrana, gà bottega stà persona, che la gà ‘na certa fama. El sò nome l’è Damiano, ma i le ciàma Cornisèta. N’omo rustego, nostrano ma col legno l’è un poeta. La za fato zinquantan­i de stà antica attività, ma l’ha dìto che un domani te lo cati ancora qua. “Tuti quanti mè vòl bén, mì nò son ancora straco. Se i me porta qua San Zen, in dù giorni ghe lo taco!”». Siamo ai saluti: «Ciao. Torna a trovàrme». Stanne certo Cornisèta, oggi una cornice l’hai messa al nostro cuore.

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Nella sua bottega Damiano Nadali, per tutti «El Cornisèta» nella sua storica bottega di via Alberto Mario. Maestro artigiano, molto conosciuto in città, tre anni fa ha festaggiat­o i 50 anni di attività
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L’omaggio Una vignetta dedicata a Damiano Nadali detto «El Cornisèta», dal celebre Zucconelli

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