Il cuore controllato dal cellulare La app che ti fa l’elettrocardiogramma
Novità alla Pederzoli. Basta inserire una mini asticella sotto cute nel torace
Il cuore controllato PESCHIERA dal cellulare. Un elettrocardiogramma perenne, registrato da una mini asticella in titanio, «iniettata» sotto cute nel torace da una speciale siringa, con un intervento della durata di soli due minuti. È il rivoluzionario «Loop-Recorder» (misura 49 millimetri in lunghezza, 9,4 in larghezza con spessore di 3,1), in grado di monitorare continuamente il cuore e rilevarne le eventuali aritmie, tra le principali cause delle ischemie cerebrali. Il primo ospedale nel Veneto a dotarsi di tale tecnologia è la Clinica Pederzoli di Peschiera del Garda. L’apparecchio - denominato anche Icm (Implantable cardiac monitor), prodotto dalla Abbott Medical di Agrate Brianza (Mb) – tramette gli impulsi elettrici del cuore via bluetooth al cellulare, che attraverso una App si collega in remoto ai monitor del centro medico per il controllo in diretta. La piccola asticella è stata presentata ieri mattina dal team di medici che lavorano in multidisciplinare alla Pederzoli: Alfredo Vicentini, (Cardiologia), Antonio Fusco, (laboratorio elettrofisiologia ed elettrostimolazione), Gian Pietro Zanetti (neurologia), Gian Luca Gianfilippi (direttore sanitario). Loop-recorder è entrato in uso all’ospedale dal settembre scorso e sono una ventina i pazienti a cui è stato impiantato. «Viene utilizzato in casi di aritmie cardiache diagnosticamente non rilevate – spiega il cardiologo Vicentini –. Spesso i pazienti riportano sintomi come sincopi, cioè svenimenti, o cardiopalmo aritmico, ma che non si sono manifestati durante gli esami classici di Ecg del momento od Holter delle 24 ore. Con questo strumento, invece, siamo in grado di monitorare per lungo tempo il paziente e registrare il sintomo quando accade, e trovare, ad esempio una fibrillazione atriale, quindi la corretta terapia che il più delle volte è risolutiva». «È una importante collaborazione della neurologia con la cardiologia – precisa Zanetti – poiché l’ictus è la terza causa di morte e su 100 pazienti, il 30/40% di questi non sanno ricondurre alla causa dell’ischemia. In questa percentuale ci sono molti soggetti giovani».