Casanova, magnifico personaggio da thriller Il nuovo libro di Strukul sul grande seduttore. «Ma senza farne una macchietta»
«Mi sento un po’ il Bryan Adams del romanzo storico». Le opere di Matteo Strukul (Padova, 1973) sono come le canzoni del rocker canadese: in accordo maggiore, sincere e solide. Che cosa non troviamo in queste pagine? Morbosità, retorica della memoria, intimismi, regionalismo. Incontriamo invece avventure, imprese epiche, dialoghi serrati, tanta azione e poca macerazione. Insomma, la noia non dimora qui. Per questo Strukul è una personalità eccentrica nel panorama italiano, ma soprattutto veneto. Dopo l’esordio con «La ballata di Mila» (2011) e l’enorme successo della Tetralogia dei Medici, pubblicata da Newton Compton, oggi troviamo in libreria «Giacomo Casanova. La sonata dei cuori infranti» (Mondadori, 300 pagine, € 19), rutilante thriller ambientato nella Venezia del 1755, protagonista il famoso scrittore-seduttore in una laguna dai toni steampunk. Perché Casanova? Non è un personaggio usurato dalle letture?
«Lo erano anche I Medici. Credo che i personaggi storici vadano continuamente reinventati, nel rispetto di quello che sono stati».
Le prime pagine sembrano l’inizio di un film di Tarantino o di Rodriguez. Che Casanova ci restituisce?
«Un personaggio complesso. In aperto contrasto con la macchietta hollywoodiana del seduttore. Casanova lo era, naturalmente, ma amava il teatro, era un romantico, libertino, letterato, spadaccino, spia, gentiluomo, viaggiatore. Sono stanco che siano gli stranieri a raccontare la nostra storia. Ecco perché I Medici prima e Casanova adesso, con il nuovo romanzo. Le lettrici e i lettori, italiani e stranieri, stanno amando anche questo dei miei libri: finalmente è un Italiano a raccontare la storia Italiana». È la prima parte di una serie? «Non necessariamente, il finale però è apertissimo».
Casanova di Fellini o «Infanzia, vocazione e prime esperienze…» di Comencini? «Comencini, tutta la vita».
Ha rivalutato la trama, che
sembrava essere condannata all’estinzione.
«Amo i personaggi memorabili ma la trama avvince. Se ben congegnata, è un elemento imprescindibile della letteratura, pensi a Shakespeare o a Goethe, non possiamo certo dire che le loro storie non avessero trame straordinarie». La letteratura si è allontanata dal lettore?
«Temo di sì. La letteratura è del pubblico non dei salotti. Oggi, a volte, sembra il contrario. Gli autori devono consegnare ai lettori storie avvincenti. La grande letteratura è intrattenimento, divulgazione e educazione al bello. Alexandre Dumas, Victor Hugo, Charles Dickens, Umberto Eco sono giganti della letteratura perché tengono incollati i lettori fino all’ultima pagina».
Ha uno stile internazionale ma non smette di esprimere il suo amore per il Veneto. Che cosa manca a questa regione?
«Una visione strategica della cultura, la voglia di mettere da parte i piccoli egoismi per lavorare su un progetto più ampio, realmente internazionale. È un peccato
mortale perché abbiamo idee grandiose, un tesoro d’arte, storia e cultura fra i più importanti al mondo, paesaggi mozzafiato e una terra generosa. Con questo romanzo sto cercando di rimarcare la forza di un’identità culturale di cui dobbiamo essere più orgogliosi». Che cosa sta leggendo?
«Sto rileggendo “Frankenstein” di Mary Shelley, scritto in modo sublime, con atmosfere di fascino assoluto, mentre sto affrontando per la prima volta “La melodia di Vienna” di Ernst Lothar, un romanzo straordinario». Che brani ha la playlist Spotify di Matteo Strukul?
«Non ascolto Spotify, ma solo cd originali. Le canzoni e le composizioni che girano di più sono: “Remedy” dei Black Crowes, “Krönungskonzert” di Mozart, “Please Stay” di Bryan Adams, “These Hard Times” dei Matchbox 20, “Electric Man” dei Rival Sons, “Maria che ci consola” di Massimo Bubola, “Interstate Love Song” degli Stone Temple Pilots, “Sei sempre stata mia” di Gianluca Grignani, “Sinfonia n. 5” di Beethoven».