Verona Capitale della cultura per il 2021 Subito un confronto aperto con la città
Verona candidata a Capitale della cultura per il 2021, 700 anni dopo la morte di Dante. Anche se la data appare lontana, le scadenze da rispettare sono molto ravvicinate. Una manifestazione scritta di interesse andrà presentata prima dell’estate 2018, il dossier completo di candidatura entro settembre. È tempo dunque per l’Amministrazione comunale di muoversi, non nel chiuso dei propri uffici, ma coinvolgendo nel percorso tutta la città.
Se tuttavia vogliamo sperare in un successo, occorre un progetto non soltanto completo ed affascinante, ma anche compatibile con gli specifici obiettivi e criteri di selezione indicati ogni anno nel bando del Ministero.
Il principale obiettivo del bando è sempre stato quello di proporre un’offerta culturale capace di migliorare la «coesione sociale», così riducendo le differenze oggi esistenti nell’accesso alla cultura. Quale occasione migliore per avviare finalmente quanto tutte le forze politiche veronesi indicano come una priorità, vale a dire la rivitalizzazione culturale e ambientale dei quartieri?
Promuovere e migliorare diversi centri di aggregazione culturale sarebbe anche funzionale ad un preciso criterio di selezione ogni anno ripetuto nel bando, quello consistente nella «realizzazione di opere destinate a permanere sul territorio al servizio della collettività». Benissimo le mostre, sembra ricordare il Ministero, ma apprezziamo soprattutto progetti destinati a divenire un patrimonio permanente della città e per la città.
Un ulteriore obiettivo del bando è, ogni anno, la «sostenibilità» dei risultati di innovazione culturale. Sembra evidente, allora, il legame fra la Verona che si vuole candidare a Capitale della cultura e la Verona che è già presente, dal 30 novembre 2000, nella Lista del patrimonio dell’umanità. Il riconoscimento ottenuto dall’Unesco, infatti, non vuole solo valorizzare l’eredità che abbiamo ricevuto dal passato, ma si rivolge soprattutto alle future generazioni. Ad esse era principalmente destinato il patrimonio culturale lasciato dagli antichi. È dai veronesi di domani, perciò, che abbiamo ricevuto – in prestito - questo patrimonio. Dobbiamo ora restituire il prestito con gli interessi. E perciò realizzando risultati di innovazione culturale sostenibili nel tempo.
Infine, un accenno all’obiettivo – pure presente nell’ultimo bando - di aumentare, attraverso il programma culturale, «l’inclusione sociale» (e non dunque soltanto la «coesione»). «Non v’è mondo fuor di queste mura», lo sappiamo bene. Anche per le sue mura, Verona è patrimonio dell’umanità, riconosciuto dall’Unesco. Ed oggi Verona merita l’impegno disinteressato di tutti - amministrazione, cittadini di ogni orientamento politico, università - per candidarsi a Capitale della cultura per il 2021. Non per un formale riconoscimento, ma per divenire più aperta, più inclusiva, più gentile. Per valorizzare le nostre antiche mura, insieme abbattendo i più recenti muri.