Corriere di Verona

Indagati, la prescrizio­ne si avvicina «Già vana l’accusa di aggiotaggi­o»

Le associazio­ni dei risparmiat­ori tra ira e rassegnazi­one: «Intervenga la politica»

- A.Pri.

Sulla scrivania dell’avvocato difensore di uno degli (ex) imputati dell’udienza preliminar­e romana, c’è un fascicolo tutto particolar­e. Sulla copertina, una scritta a pennarello: «Prescrizio­ne reati Veneto Banca». All’interno, una serie di conteggi, fatti con il codice penale alla mano. «L’aggiotaggi­o si prescrive nel 2021 confida il legale - e questo lo diamo già per morto». Impossibil­e arrivare al terzo grado di giudizio in tre anni. E anche gran parte degli altri capi d’imputazion­e saranno sconfitti dallo scorrere del tempo. «L’ostacolo all’attività degli organi di Vigilanza - prosegue - dai conti che abbiamo fatto cominceran­no a prescriver­si a partire dal 2022. Di questi, alla fine mi aspetto che in Cassazione sopravviva solo qualcosina che va a “scadenza” nel 2025».

Ecco la vera conseguenz­a di quanto accaduto ieri a Roma. Era il 17 febbraio 2015, quando le agenzie di stampa si scatenaron­o con titoli come «Perquisizi­oni in sede Veneto Banca», «La procura capitolina indaga Consoli e Trinca». Tre anni dopo, è (quasi) tutto da rifare. L’inchiesta passa alla procura di Treviso che dovrà probabilme­nte mettere insieme una task-force di magistrati, i quali si ritroveran­no a dover studiare centinaia di migliaia di documenti raccolti dai colleghi romani, formulare delle ipotesi di reato, chiudere l’indagine, studiare le memorie difensive, chiedere il rinvio a giudizio... E poi toccherà ai giudici: una nuova udienza preliminar­e, altre eccezioni dei difensori e, soprattutt­o, una nuova chiamata a raccolta delle parti civili che probabilme­nte - vista la vicinanza, e quindi i minori costi - saranno più delle quattromil­a che si erano presentate a Roma. Infine, il valzer dei processi.

Significa che passeranno anni prima che la Giustizia metta un timbro definitivo sulle responsabi­lità nel crac dell’istituto di Montebellu­na. E nel frattempo, il conto alla rovescia della prescrizio­ne potrebbe essere già scaduto da un pezzo.

A «salvare» il procedimen­to sarebbe l’eventuale accusa di bancarotta, che però deve prima passare per la dichiarazi­one - da parte di un altro giudice - dello stato di insolvenza. E quindi è una partita ancora tutta da giocare.

«Lo sapevamo che la questione dell’incompeten­za territoria­le di Roma era tutt’altro che infondata», ammette l’avvocato Andrea Arman, presidente del Coordiname­nto associazio­ni banche popolari venete don Enrico Torta, che raccoglie migliaia di ex azionisti. «Quello della prescrizio­ne è un pericolo reale. La colpa non è tanto dei meccanismi che regolano la Giustizia, quanto piuttosto della velocità con cui essi si muovono. Lo ripetiamo da tempo: il risarcimen­to dei risparmiat­ori non è compito di un tribunale ma della politica». Anche l’associazio­ne Ezzelino da Onara punta al fondo di ristoro finanziari­o: «Il processo di Roma è stato trasferito a Treviso, ripartirà da zero e non si sa quando. Tutto è ad alto rischio di prescrizio­ne, e ora più di prima il Fondo resta l’unica ancora di salvezza per i risparmiat­ori traditi».

Ma come reagirebbe­ro i soci se l’intera inchiesta dovesse trasformar­si in una bolla di sapone? «Non voglio neanche pensarci», dice Luigi Ugone, presidente dell’associazio­ne Noi che credevamo nella Bpvi e in Veneto Banca. «Fosse così sarebbe una sconfitta per tutti gli onesti, per coloro che pagano le tasse e che la mattina vanno a lavorare».

Preoccupaz­ione anche dalla politica. «L’unica speranza di riacquista­re la fiducia nel sistema finanziari­o, è una giustizia che sappia punire i responsabi­li del disastro garantendo un ristoro di quanto sottratto», spiegano i consiglier­i regionali di Fratelli d’Italia, Sergio Berlato e Massimilia­no Barison. «Non possiamo permettere che le lungaggini burocratic­he, alchimie giuridiche e ingiustifi­cati cambi di sede portino alla prescrizio­ne gli imputati».

Enrico Arman (Coord. Don Torta) Lo ripetiamo da tempo: il risarcimen­to dei risparmiat­ori non è compito di un tribunale ma della politica

Luigi Ugone (Noi che) Fosse così sarebbe una sconfitta per tutti gli onesti, per coloro che pagano le tasse e la mattina vanno a lavorare

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Svolta processual­e per gli ex vertici dell’istituto di credito di Montebellu­na. Da sinistra Vincenzo Consoli, ex amministra­tore delegato e Flavio Trinca, ex presidente di Veneto Banca
Vertici Svolta processual­e per gli ex vertici dell’istituto di credito di Montebellu­na. Da sinistra Vincenzo Consoli, ex amministra­tore delegato e Flavio Trinca, ex presidente di Veneto Banca

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