La procura aspetta i fascicoli e si riorganizza
Il pm sul caso Veneto Banca «Il rischio di prescrizione c’è»
Dallo sconcerto alle prime riflessioni. Il pm Massimo De Bortoli, che già indagava per le truffe su Veneto Banca, ora dovrà lavorare anche al filone d’inchiesta su aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza che fino a ieri era a Roma. Ammette che il rischio di prescrizione è concreto, chiede l’affiancamento di un altro magistrato e ragiona sui nuovi scenari: «Dovrò riprendere in mano tutto, potrei ripartire da dove si è fermata Roma o anche disporre nuovi indagini. Meglio tenere i due filoni separati».
Anche ventiquattro ore dopo, in procura a Treviso, regna lo sconcerto. Martedì, a Roma, il gup Lorenzo Ferri ha dichiarato l’incompatibilità territoriale e rispedito a Treviso il filone principale dell’indagine su Veneto Banca, quello per aggiotaggio e ostacolo alla vigilanza che vedeva imputati a vario titolo l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli, l’ex presidente Flavio Trinca e altri nove manager e amministratori e le preoccupazioni restano forti.
Ad ammetterlo è lo stesso sostituto procuratore Massimo De Bortoli, titolare della tranche trevigiana dell’inchiesta sull’ex Popolare e il primo sul quale ricadrà la decisione: «Non nego che, quando l’ho
saputo, mi ci è voluta un’ora per riprendermi» spiega. Ora è tempo di riflessioni, programmatiche e operative. Che tradotto significa: un gran lavoro da fare e in fretta, perché il ritmo dell’inchiesta sarà scandito dal tic tac inesorabile della prescrizione.
Dottor De Bortoli la prescrizione è un rischio concreto?
«Purtroppo sì. I termini variano per i reati che sono contestati, per l’ostacolo alla vigilanza sono ampi. Ma va precisato che stiamo attendendo dal tribunale fallimentare la decisione sulla richiesta di dichiarazione di insolvenza della banca. Se dovesse essere positiva, si profilerebbe il reato di bancarotta che allunga di molto i termini di prescrizione».
Alla luce di questo, come intendete muovervi?
«Tra le ipotesi c’è un’istanza per sollevare il conflitto territoriale. E’ un’opportunità, ma bisogna valutare bene se sia o meno conveniente. Per ora tutto ciò che sappiamo è che il giudice ha decretato l’incompatibilità di Roma, ma non sappiamo perché. Dovremo leggere le motivazioni, che arriveranno in 30 giorni. Solo allora potremo capire se sia possibile sollevare il conflitto. Ma, come detto, il 19 aprile il tribunale fallimentare dovrebbe esprimersi sulla dichiarazione di insolvenza. E se dovessi indagare anche per bancarotta, essendo che il reato più grave attrae per connessione anche tutti gli altri, inevitabilmente sancirebbe comunque la competenza territoriale di Treviso».
Questo potrebbe portare all’unificazione di tutti i filoni in un unico fascicolo?
«Dovremo valutare, ma non credo. L’inchiesta per truffa, falso in bilancio, falso in prospetto, falso nelle relazioni delle società di revisione è a buon punto. Abbiamo preso in carico le oltre 2500 querele, sentito moltissime persone. Penso che almeno quel filone possa trovare una definizione prima del resto».
Il gup di Roma ha stabilito che si riparte dalla fase delle indagini preliminari? Quali saranno allora i suoi passi?
«In teoria potrei partire esattamente da dove si è fermata Roma, riformulando il capo d’imputazione per come è stato modificato nelle udienze preliminari che si sono svolte nella capitale e procedendo con le richiesta di rinvio a giudizio. Ma dovrò studiare il fascicolo e valutare ogni singolo passo dell’indagine per capire cosa fare. Potrei anche decidere che ci sono indagini ulteriori da compiere e disporle. Per ora parlo per ipotesi perché non so quale sia stato il lavoro dei magistrati romani. Non so nemmeno se mi arriveranno 20 o 200 faldoni».
Un lavoro che si preannuncia già immane. Potrà farlo da solo?
«No. A meno che non venga esonerato da tutti gli altri fascicoli che ho in carico. Ritengo comunque opportuno, che io sia affiancato anche prevenendo eventuali miei impedimenti che rischierebbero di bloccare tutto. La materia è particolarmente complessa e la mole di documenti notevole, servono più forze».