Le speranze degli ex soci appese al fondo rimborsi Per ora 300 adesioni «È l’unica vera strada»
Ultimi dettagli per il decreto che detterà le regole
Un nuovo scenario si staglia all’orizzonte dei risparmiatori azzerati dal crac delle banche Popolari venete. Dopo il rimpallo giudiziario sull’asse Roma-Treviso, che farà ripartire praticamente da zero il processo penale a carico degli ex amministratori di Veneto Banca (con evidente rischio che le accuse alla fine vadano prescritte), appare sempre più nitida la prospettiva che gli ex soci possano fare affidamento, per ottenere un risarcimento economico in tempi accettabili, soprattutto se non esclusivamente sul Fondo per i rimborsi approvato dal Parlamento con l’ultima legge di Stabilità: i famosi 100 milioni (25 per 4 anni) che sono già a bilancio dello Stato.
Detto con altre parole: se la via giudiziaria si allunga e si fa sempre più tortuosa (e questo vale naturalmente anche per le cause civili), rimane da percorrere la via politica. Lo rimarca anche Laura Puppato, l’ex senatrice del Pd che, vivendo a Montebelluna, ha affrontato da uno degli epicentri lo sconquasso provocato dal terremoto bancario: «Quanto è successo conferma una volta di più come avessimo individuato l’unica strada percorribile nel Fondo di tutela per i risparmiatori truffati, approvato per 100 milioni e con la possibilità di essere incrementato con fondi ulteriori, derivati dagli Npl o da altre forme che non coinvolgano la finanza pubblica. L’aspetto fondamentale del Fondo - sottolinea Puppato - è che esso è slegato dall’andamento dei processi e a chiarire le singole situazioni sarà una commissione molto più snella. Ora le chiacchiere stanno a zero, il nuovo governo dovrà essere in grado di implementare il Fondo, dotato dei primi 100 milioni, incrementandolo con i fondi perenti, per dare a tutti coloro che ne hanno diritto la possibilità di trovare almeno un parziale ristoro economico».
Un concetto condiviso anche da Patrizio Miatello, portavoce di un gruppo di associazioni dei risparmiatori che si sono battute per il Fondo statale: «Anche ai molti che lo avevano denigrato - ribadisce Miatello - adesso appare chiaro che il Fondo rischia di essere l’unica risposta concreta alle legittime richieste dei soci truffati. Per questo mi meraviglio che, finora, ci siano state soltanto 300 pre-adesioni al Fondo da parte dei risparmiatori: è una cifra che dovrebbe essere molto, ma molto più alta».
Non sono ancora definite, però, le regole secondo le quali verranno distribuite le risorse disponibili per i rimborsi. Il relativo decreto attuativo - che secondo la legge istitutiva del Fondo dev’essere predisposto dal governo entro la fine di questo mese - è in fase di scrittura finale. Se ne sta occupando ancora e sempre il sottosegretario veneto all’Economia, Pier Paolo Baretta (Pd), che però sa bene di doverlo sottoporre a una maggioranza parlamentare uscita completamente rivoluzionata dalle urne e per questo si sta confrontando con i nuovi dominatori del Parlamento, leghisti e pentastellati. «Stiamo verificando le ultime questioni giuridiche - spiega Baretta -, il decreto ormai è in dirittura».
La settimana scorsa, il sottosegretario ha incontrato alcuni dei parlamentari a 5 Stelle che più da vicino si sono occupati dei problemi generati dalle banche, come Alessio Villarosa e Daniele Pesco; contatti sono in corso anche con il senatore veneto della Lega, Paolo Tosato. Il nodo centrale da sciogliere rimane quello dei criteri di accesso al Fondo: inizialmente il governo pensava di istituire una sorta di precedenza, essendo le risorse finanziarie comunque limitate, per i casi in cui gli ex soci azzerati presentino oggettive difficoltà economiche. Ora sembra proprio che, su insistenza delle associazioni dei risparmiatori (e delle forze politiche a cui queste ultime più si sono appoggiate, cioè i suddetti Movimento 5 Stelle e Lega), siano stati rimossi dal testo tutti i paletti che potrebbero limitare i diritti di ogni singolo avente diritto al rimborso.
Quanto alla dotazione economica del Fondo, leghisti e pentastellati hanno promesso in lungo e in largo, durante l’ultima campagna elettorale e anche dopo il voto, che verrà incrementato il tesoretto dei 100 milioni a beneficio del popolo degli sbancati. Viste le aspettative (altissime), faranno bene a mantenere.