Università a caccia di imprese per l’alleanza di «Industria 4.0»
Pubblicati i bandi per individuare i partner privati dei Competence center
Con la pubblicazione del bando per l’individuazione dei partner privati del Competence Center del Nordest entra finalmente nel vivo, dopo due anni di gestazione, la grande partita di Industry 4.0. L’università di Padova, in qualità di soggetto proponente nei confronti del Ministero per lo sviluppo economico, assieme ad altri nove Enti pubblici di ricerca (cioè gli altri atenei nordestini più la Fondazione Bruno Kessler di Trento, l’Istituto di Fisica nucleare di Padova e la Scuola superiore di studi avanzati di Trieste), con la consulenza di Price Waterhouse Cooper, ha definito le regole per l’ingresso nella compagine dei soci privati. I quali dovranno essere almeno dieci, cioè tanti quanti i player pubblici, suddivisi in due «blocchi» formati ciascuno da «Imprese committenti dei progetti» o «Provider tecnologici». La distinzione viene chiarita dal prorettore del Bo al trasferimento tecnologico e ai rapporti con le imprese, Fabrizio Dughiero: «Le prime – spiega – sono imprese che svilupperanno con noi progetti ‘pilota’ di ricerca focalizzati sulla propria stessa attività. Per Provider tecnologici si intendono invece realtà che mettono a disposizione le rispettive tecnologie e competenze, ad esempio sigle come Cisco o StMicroelectronics».
Per la presentazione delle candidature il termine iniziale del 6 aprile è stato prorogato al 13. Entro il 24 dello stesso mese tutti i soggetti privati individuati e quelli pubblici dovranno firmare l’atto costitutivo del Partenariato (lo «Smact»). Per entrare in squadra i partner privati, che saranno selezionati da una commissione rappresentativa di tutte tre le regioni trivenete, metteranno sul tavolo quote comprese fra i 200 mila e i 600 mila euro a seconda della loro natura e di altre variabili.
Tutto questo mentre Confindustria Veneto ha perfezionato un progetto di legge regionale in materia di Industry 4.0 che sarà presentato domani, a Mestre. «È un’ottima sinergia con la Regione con la quale si sta lavorando con grande sintonia – dice ancora Dughiero – e che aprirà le porte alla fruizione dello Smact anche alle imprese di piccola dimensione tramite la partecipazione di bandi con risorse europee e regionali. In questa prima fase sarà infatti difficile che si possano intercettare dei partner di dimensione modesta. Ma l’attività iniziale farà da apripista verso una platea più ampia perché, ricordiamolo, la prima mission del Competence Center del Nordest è quella di servire le imprese piccole e medie».
Grandi aspettative per poter finalmente toccare con mano un progetto partito da lontano arrivano da Gianni Potti, imprenditore veneto presidente del Comitato nazionale di coordinamento territoriale (Cnct) di Confindustria Servizi innovativi e tecnologici. «Abbiamo seguito da vicino tutta la vicenda dello Smact, offrendo il massimo supporto al lavoro di Dughiero e degli altri responsabili del mondo accademico per arrivare a questo bando. Tifo perché il Nordest vada a bersaglio».
Ma non tutto è ancora chiaro. In primo luogo non è cosa nota come saranno spartiti i 40 milioni di euro in due anni messi a disposizione dallo Stato per lo sviluppo dei Competence Center per il semplice fatto che ancora non si conosce il loro numero. Le candidature paiono indirizzate ad arrivare a nove, l’auspicio è che, almeno inizialmente, i soggetti riconosciuti non siano più di cinque. Ma se la selezione spetta al Governo e se è lecito supporre che sia la struttura tecnica del Mise quella a stilare la lista dei destinatari, da Nord a Sud, è altrettanto automatico temere che qualche interferenza del futuro esecutivo, a seconda della sua composizione, ci possa essere.