Corriere di Verona

«Ricomincio da zero è la mia folle avventura»

Dopo la rottura con lo storico socio, l’imprendito­re ha lanciato tre nuovi marchi

- di Alessio Corazza

È stato la mente creativa di Franklin&Marshall, una delle più sorprenden­ti storie di successo imprendito­riale a Verona negli ultimi 20 anni. Dopo aver rotto con il suo storico socio, Andrea Pensiero è stato fermo un paio d’anni, poi è ripartito da zero. Ora lancia nuovi brand: «Bisogna essere dei folli, ma a me questo lavoro viene naturale».

È stato la mente creativa di una delle più sorprenden­ti storie di successo imprendito­riale a Verona negli ultimi 20 anni. Dal 1999 Andrea Pensiero è stato protagonis­ta della cavalcata di Franklin&Marshall, brand di abbigliame­nto giovanile con sede a Montorio partito da zero e arrivato in pochi anni a fatturare anche 50 milioni di euro, presente in tutto il mondo. «Ci eravamo presi la paternità di un marchio di un college, creando un genere che prima non c’era. Avevamo intercetta­to un momento di mercato particolar­mente favorevole. E ogni anno raddoppiav­amo i numeri di quello precedente», ricorda.

Storicamen­te legato al rugby, per due stagioni, dal 2013 al 2015, F&M diventa anche main sponsor dell’Hellas Verona. Nel novembre 2015 arriva però la rottura insanabile tra Pensiero e il suo storico socio Giuseppe Albarelli, con cui condividev­a l’azienda al 50 per cento. Tra le ragioni di dissenso anche le divergenze sulla possibilit­à di vendere l’azienda a qualche grande colosso del settore o a un fondo. «Non c’era più nessun tipo di possibilit­à di andare avanti, era così da ormai cinque anni», racconta Pensiero.

Albarelli rileva la totalità di F&M e Pensiero, per un po’, pensa di aver chiuso con la moda. Si dedica ad altro. «Ho viaggiato, ho giocato a golf, ho pescato. Ho fatto tutte le cose che non potevo fare nella mia vita di prima». Eppure, quella vita di prima, inizia a mancargli. Anche perché, sorride, «quando non fai nulla spendi il triplo di quando lavori». Ma è una forma d’inquietudi­ne più profonda, quella che inizia a sentire. «Mi sembrava di sprecare un po’ le mie conoscenze del settore. Tanta gente mi continuava a chiamare, anche se non facevo più niente. Il fatto che questo lavoro mi piace da matti, lo faccio da quando avevo 17 anni. E ho cominciato a pensare che mi sarebbe piaciuto farmi un mio marchio».

È in questo stato d’animo che Pensiero un giorno, per caso, incontra per strada un ex collaborat­ore di F&M, Francesco Costantino, che gli racconta il nuovo progetto cui sta lavorando: creare una linea di abbigliame­nto ispirata al basket di strada, quello dei playground. «In Italia non c’era ancora nessuno così fortemente connotato con il basket», spiega Costantino. A Pensiero l’idea piace e così non ci pensa sopra due volte. «Ti serve per caso un socio?» Nasce così, ancora una volta dal nulla, Run’n’Gun: sta lavorando, in questi giorni, alla sua terza collezione. Ma nell’open space di un capannone di via Silvestrin­i, nella zona industrial­e di Verona, Run’N Gun non è l’unica nuova creatura della covata di Pensiero. C’è anche Life Sux, brand di streetwear nato da un’idea di un giovane designer chiamato Nicolò Ferrari, e Youth Revival, che invece è tutta farina del sacco di Pensiero, una linea sempre di streetwear che si ispira a capi iconici del passato. «Parlano a pubblici differenti, possono convivere tutti e tre in un negozio – dice Pensiero – è nata una sorta di factory. Basta che ingrani davvero uno dei tre per trainare anche gli altri».

La sfida è ancora tutta da vincere, ma i primi segnali sono incoraggia­nti. Pensiero tuttavia sa quanto difficile sia replicare una storia di successo, in un mercato sempre più competitiv­o, dipendente oggi come non mai dai social network che stanno riscrivend­o le regole del marketing. «Bisogna essere dei folli per lanciare dei nuovi marchi in questo momento – ammette lui – Si passa dallo sconforto all’euforia e viceversa in pochissimo tempo. Ma fare questo lavoro mi viene naturale. E se il prodotto si vende, senza pubblicità, sugli scaffali dei negozi, vuol dire che forse stiamo sulla strada giusta». Stavolta, però, Pensiero è deciso a non ripetere errori del passato: basta partnershi­p al 50 per cento, la maggioranz­a in tutte le start-up ce l’ha lui.

La pausa di riflession­e Dopo F&M per due anni sono stato fermo. Ma mi sentivo sprecato, faccio questo lavoro da una vita

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Il brand Andrea Pensiero (a destra) con Francesco Costantino, soci di Run’n’Gun

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