«Le mie notti nel deserto alla scoperta dell’ex Urss»
di Francesca Visentin
Arrivano a Venezia le voci narrative più importanti del mondo. Da mercoledì 4 fino a sabato 7 aprile, autori internazionali in scena per «Incroci di Civiltà», il festival che apre con lo scrittore inglese Ian McEwan, mercoledì al teatro Goldoni di Venezia (ore 17). L’occasione di questa manifestazione letteraria è unica: alcuni degli ospiti saranno in Italia per la prima volta e la possibilità di ascoltarli (e incontrarli) a Venezia nella kermesse organizzata da Università Ca’ Foscari e Fondazione Venezia sarà in molti casi un vero privilegio.
Qualche nome tra i protagonisti: Fukurama Hideo, considerato l’erede di Murakami (5 aprile auditorium Santa Margherita ore 10), Ngugi sa Thiong’o, forse il più grande scrittore africano contemporaneo, la spagnola Eugenia Rico, autrice innovativa (7 aprile Fondazione Querini Stampalia), Yasmina Reza (5 aprile Teatrino di Palazzo Grassi ore 21) e molti altri (il programma completo su www.incrocidicivilta.org).
Tra i nomi più interessanti troviamo quello della norvegese Erika Fatland, considerata una delle migliori scrittrici di viaggio, che ha pubblicato di recente con la casa editrice veneziana Marsilio
Sovietisan. Un viaggio in
Asia centrale (540 pagine, 19.50 euro) e sarà a Incroci di Civiltà venerdì all’auditorium Santa Margherita (ore 16).
Sovietisan non è solo un reportage nei paesi dell’ex Unione Sovietica, ma anche un saggio di geopolitica che porta alla scoperta della storia antichissima di questi Paesi, che un tempo segnavano la Via della Seta e oggi vivono in bilico tra due superpotenze mondiali, Russia e Cina, tra picchi di ricchezza e progresso e abissi di povertà e tradizione. Un itinerario emozionante, quello narrato da Erika Fatland, dalle notti nel deserto ascoltando i bramiti dei cammelli, ai villaggi abbandonati in mezzo ai giacimenti di petrolio e gas, alle ricette di riso pilaf, alle navi arrugginite sul fondo dell’ex lago d’Aral.
Giornalismo, storie di vita e letteratura, un mix che tiene inchiodato il lettore. «Ho trascorso un lungo periodo nei paesi dell’ex Unione Sovietica - racconta Erika Fatland -. Mi hanno molto colpito i contrasti. E il modo con cui il cambiamento post Russia è stato veloce e repentino, soprattutto per ciò che riguarda l’istruzione e l’ educazione. Questo mi ha affascinata. E ho deciso di andare a fondo del fenomeno, girando dal Turkmenistan, al Kazakistan, al Tagikistan, fino all’Uzbekistan. Alcune delle nuove repubbliche caucasiche hanno ricchezze immense e nella steppa è facile incrociare ville di lusso ultramoderne».
Dai reportage, ai libri di fiabe per bambini, la scrittrice norvegese ha il raro talento di eccellere in due generi narrativi completamente diversi. «È il linguaggio soprattutto a essere diverso. Per il resto in entrambi i generi racconto di altri mondi. I bambini oggi si annoiano molto facilmente. Quindi trovare un modo per scrivere libri che li interessino e divertano è ogni volta una sfida. Mi metto alla prova, spero di riuscirci».
Nessuna fascinazione invece per i gialli, in cui gli scrittori svedesi e norvegesi sono ormai considerati i migliori. «Da noi, nei Paesi nordici, gli inverni sono lunghi e bui e le persone sono spesso annoiate, perciò si cerca di evadere dalla realtà creando un altro mondo intrigante e pieno di suspense, con storie adrenaliniche, credo sia questo il segreto di tanti giallista svedesi e norvegesi… ma io preferisco evadere viaggiando per davvero. E raccontandolo. Credo anche che una donna sia avvantaggiata nel viaggiare, riesce a entrare di più di un uomo in empatia con le persone. Adoro viaggiare, conoscere altri Paesi e imparare lingue diverse, attualmente ne parlo otto. E anche l’italiano inizio a capirlo».
La playlist del cuore di Erika Fatland? «Ascolto spesso musica classica russa, è il mio genere preferito. Ma adoro anche le canzoni di Lucio Battisti».