Sprofondo Hellas Chievo beffato: solo pari
L’ultima in classifica ne rifila tre ai gialloblù che non abbozzano mai una reazione. Lascia il ds Fusco: «Prestazione mortificante»
Giornataccia per le veronesi nel recupero della 27esima giornata. L’Hellas viene travolto a Benevento per 3-0, si dimette il ds Fusco. Il Chievo avanti con Giaccherini, è raggiunto nel finale al Bentegodi da un Sassuolo in 9.
Non è soltanto perché l’Hellas, con il Benevento, subisce una lezione che rimarrà negli annali. Non è soltanto perché il Verona, questo Verona, è sempre più imbarazzante. La censura è un obbligo morale, a fronte di quanto si vede nel recupero di campionato del Vigorito. Il Benevento avrebbe fatto meno fatica a vincere l’amichevole del mercoledì con una selezione dilettantistica del Sannio.
L’Hellas non esiste più, cari signori. Filippo Fusco si dimette, anticipando un addio comunque già annunciato, e Fabio Pecchia è più che in bilico. Dice, Fusco: «Prestazione che non lascia commenti se non la mortificazione. Devo metterci la faccia e rassegnare le dimissioni. Numericamente l’obiettivo è ancora alla portata. La mia decisione? Nasce alla luce della prestazione della squadra, che non è stata dignitosa: oggi non è scesa in campo. Non mi aspettavo questa reazione, eravamo convinti di fare una partita diversa. Abbiamo sbagliato e se si sbaglia si paga. Con questo atteggiamento la salvezza non è un obiettivo raggiungibile. Oggi è mancato l’orgoglio». C’è da domandarsi che fine abbia fatto, il Verona, dopo il doppio successo con Torino e Chievo. L’istinto sarebbe di ritenere che siano state, quelle, affermazioni casuali, e non il risultato di una presunta crescita che non si è mai realizzata, ipotesi campata per aria fin dall’inizio di questa stagione, dettata dalle parole e non dai fatti. Rimangono otto giornate da giocare in un campionato che è stato una sciagura. Domenica arriva al Bentegodi il Cagliari, poi ci saranno altri scontri diretti. Per la matematica ci sarebbero pure i numeri per rimontare, ma il Verona è stracotto, alla frutta, al limite del ridicolo. La dimostrazione viene da Benevento, prova provata di quanto questa squadra sia scombiccherata. In tre giornate ha subito 11 gol, ed è stato addirittura fortunato a non buscare batoste ancor più bibliche. Questa non è pochezza: è dissoluzione, vuoto cosmico, umiliante nulla. L’Hellas ha un atteggiamento turistico. Pare che sia arrivato al Vigorito per caso. Viene da chiedersi in che modo sia stata preparata questa partita, decisiva per le sorti del campionato dell’Hellas. Se i gialloblù non confermano la distruttiva abitudine a prendere gol dopo pochi minuti dall’inizio della gara è soltanto perché Marco Silvestri compie almeno tre parate fondamentali. A De Zerbi bastano poche idee ben applicate per mandare in confusione Pecchia: un doppio centravanti fisico (con Iemmello c’è l’altro «lungo» Diabaté), un 44-2 aggressivo, tanta corsa e incessante dinamismo in tutti i reparti. Poi ci sono le colpe fatali del Verona, sempre passivo, mai pronto a mettere pressione ai portatori di palla. Esemplare è la rete di Letizia, libero di veleggiare tra la metà campo e la trequarti. E la reazione dell’Hellas? Arrivederci. Il secondo tempo è una passeggiata di salute per il Benevento. Silvestri evita almeno altri tre gol, ma poco può fare su Diabaté, doppietta che sigilla una vittoria che più meritata non si può. Onore a chi non ha mai mollato, scorno senza possibilità di appello per gli altri.