Bagnoli entra nella Hall of Fame del calcio italiano
Il giaccone del 12 maggio 1985, il cappotto lungo che indossava d’inverno, oppure il cappello che usava per proteggersi dal rischio della sinusite. Lunedì consegnerà un cimelio personale per raccontare la propria carriera nel giorno dell’ingresso della Hall of Fame del calcio italiano. Osvaldo Bagnoli, Zaso, il Mister per eccellenza del Verona, il condottiero silenzioso degli anni d’oro dei gialloblù, con lo scudetto e le campagne d’Europa, le emozioni di una città di provincia che si sentiva capitale del pallone. Gianni Brera l’aveva soprannominato «Schopenhauer» per la quieta saggezza e l’espressione corrucciata. Il tempo è trascorso e, se la seconda si è attenuata nel dolce vivere del nonno, la prima è diventata più grande ed esemplare: «Mi fa piacere ottenere un riconoscimento come questo, ci sono tanti campioni che hanno fatto cose di valore», ha ricordato Bagnoli, quando gli hanno comunicato che la Figc, di concerto con la Fondazione Museo del Calcio, l’aveva scelto per il premio che certifica l’impatto che una persona ha avuto nella storia di questo sport in Italia. Lunedì, alle 15.30, nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, a Firenze, si svolgerà la celebrazione ufficiale. Con l’Osvaldo, ci saranno, a ricevere la medesima onorificenza, altri miti: Ruud Gullit, Alessandro Del Piero, Bruno Conti, il primo presidente dell’Assocalciatori, Sergio Campana, ed Elisabetta Vignotto, una delle maggiori fuoriclasse del calcio femminile. Alla memoria, il ricordo andrà a Italo Allodi, Stefano Farina e a Renato Dall’Ara. Nella Hall of Fame sono già entrati, da quando è stata istituita, nel 2011, giganti come Diego Maradona, Paolo Rossi, Rolando, Bergomi, Fabio Cannavaro e Tardelli. Ora ci sarà anche quest’uomo, nato 83 anni fa alla Bovisa, nella Milano più operaia, amato e rispettato da tutti.