Il risiko delle punte: Pecchia e il gol... aspettando Kean
In attesa del rientro di Moise, Pecchia le prova tutte Gibellini: «Anche gli altri reparti devono cercare il gol»
Moise Kean ha ripreso a correre a Peschiera del Garda. Da un mese Kean è fermo per una lesione tendinea. La casistica clinica prevede per questo tipo d’infortunio un’assenza non inferiore ai 45 giorni. Prova ad accelerare, la punta dell’Hellas. Il Verona, prima di questo stop, a lui chiedeva i gol per inseguire la salvezza. Fabio Pecchia spera di riavere Kean in tempo per la fine di aprile. Intanto, però, l’allenatore gialloblù deve industriarsi per trovare delle soluzioni adeguate per sviluppare la manovra offensiva. Con il Cagliari un rigore di Romulo ha permesso al Verona di continuare a credere alla permanenza in Serie A. Serve dell’altro, però, per non arrendersi. A cominciare dal prossimo impegno a Bologna. Pecchia le sta tentando tutte. Domenica ha schierato come perno avanzato Mohamed Fares. Non una novità, per un giocatore che nel settore giovanile dell’Hellas faceva grandi cose in attacco, soprattutto da seconda punta, ma all’occorrenza pure in posizione più accentrata. Eppure Pecchia, aspettando Kean, non può fermarsi qui. In panchina è rimasto Bruno Petkovic, che oscilla sempre attorno al consueto equivoco: il fisico imponente lo fa ritenere un centravanti puro, uno di quelli che butti su la palla per fare a sportellate con i difensori, consentendo alla squadra di salire. Trattasi, invece, di attaccante più votato alla rifinitura, idoneo al gioco di coppia con un perno d’area che, senza Kean, non c’è. Alessio Cerci ha ben interpretato il ruolo di «finto nove» prima di farsi male a dicembre. Rientrato, è alla ricerca della condizione migliore. Il serbatoio di energie spendibili dell’Henry di Valmontone rimane da riempire. Chiedergli un movimento sistematico lungo l’intero fronte offensivo sarebbe azzardato e, soprattutto, ridurrebbe le possibilità di avere un Cerci incisivo per un lungo minutaggio in partita. Ma Pecchia non lesina il coraggio e ha rotto gli indugi, domenica, lanciando Lubomir Tupta. Il centravanti della Primavera aveva debuttato a Udine, con il Verona già sconfitto e travolto. Altra cosa il quarto d’ora giocato stavolta, nel pieno furore di una gara di sofferenza. Tupta ha mostrato personalità. A vent’anni, con 38 reti segnate in tre anni di giovanili con l’Hellas, può essere più di un’idea d’emergenza. Ai gialloblù servono gol per la A: «Il Verona non ha un centravanti naturale– dice Mauro Gibellini, ex attaccante e dirigente gialloblù – e senza Kean ogni scelta diventa abborracciata. C’è bisogno di trovare la porta con i centrocampisti e i difensori. Anche, magari, di puntare sul tiro da fuori di Verde. Però, così stando le cose, osare non è sbagliato: sembrerà una follia, ma Tupta merita una chance».
Gibellini Darei una chance a Tupta e punterei sul tiro di Verde