Corriere di Verona

Elena Donazzan: «Lega-Fi, si faccia il partito unico»

L’assessore regionale forzista Donazzan, domani alla cena dei «ribelli», invoca la fusione. «Mi chiamano da tutta Italia: stop ai soliti noti, va premiato il merito. Io tradita a Vicenza»

- Marco Bonet

VENEZIA«Sarei contenta se ci fosse una semplifica­zione dei rapporti tra noi e la Lega. Basta inutili prove muscolari, facciamo un partito unico, a vocazione maggiorita­ria, di governo». Elena Donazzan, l’assessore forzista veneto nella fronda dei ribelli, parla alla vigilia della cena che riunirà a Milano gli «scontenti» del partito. «Se non invertiamo la rotta - spiega - il destino è segnato»

ancora. Il telefono Poi di nuovo. squilla. Squilla

riusciremo Avanti di questo neppure passo ad non iniziarla, «Mi questa chiamano intervista. da tutta Italia, da giorni. Lombardia, Piemonte, Campania, Lazio. Si è scatenato un putiferio e non so perché», allarga le braccia sorniona Elena Donazzan, assessore regionale al Lavoro, 45 anni vissuti «a destra», «un vero animale politico, tra i migliori» per stessa ammissione dei «compagni», come li chiama lei tradendo un po’ di nostalgico affetto. Donazzan, lei ha detto che il re è nudo. In Forza Italia.

«Ho fatto solo una domanda. Abbiamo perso tanti voti. I sondaggi ci dicono che continuiam­o a perderne. Vogliamo capire perché, cercare delle soluzioni? O andiamo avanti così, felici di schiantarc­i?».

È per questo che domani sera, a Milano, si ritroverà a cena con gli altri «ribelli» azzurri, «gli arrabbiati»?

«Questa cena è stata travisata nel suo significat­o. Non c’è nulla di misterioso, nessuna fronda. Io e gli altri partecipan­ti ci conosciamo da tempo, abbiamo condiviso l’analisi del voto del 4 marzo e dopo esserci “incontrati” sulla stampa e al telefono, abbiamo deciso di vederci di persona. È un problema se in un partito si parla e ci si parla? Per me il problema sarebbe l’opposto».

Siete tutti consiglier­i e assessori regionali, sindaci. L’altro volto di Forza Italia.

«Diciamo che siamo la Forza Italia abituata a misurarsi con le preferenze e ad affrontare le richieste del territorio. Io sono stata tra i pochi a tenere alta la bandiera di Forza Italia alle Regionali del 2015, quando c’era da giocarsela con Zaia, il Cristiano Ronaldo della politica, e noi eravamo “quelli di Galan & Chisso”». E il territorio che dice?

«Che siamo in una fase delicatiss­ima e se non invertiamo la rotta, il destino è segnato. Alle Comunali di giugno, innanzitut­to, dove sarà difficile convincere le persone a mettersi ancora in gioco per noi e con noi. A Padova siamo al 3,9%; a Verona al 3,4%: sono numeri da partito nazionale? E il prossimo anno ci sono le Europee, dove dovremmo pur spiegare la nostra linea politica verso Bruxelles, che però al momento non si sa quale sia. Ad esempio, possiamo continuare ad essere filoeurope­isti

Ci metto la faccia Mi faranno fuori? E perché mai? Dico quello che penso. Vogliamo capire che abbiamo perso oppure siamo felici di andare avanti così a schiantarc­i?

ad ogni costo? È miope non intercetta­re le critiche, più che legittime, che salgono dal popolo nei confronti dell’Ue».

Sembra di sentire parlare una leghista. Il partito unico è alle porte?

«Il partito unico esiste già nel nostro elettorato che ci vede amministra­re bene insieme, in Veneto come in altre Regioni e in tante città, e non vuole vederci litigare. I temi sono gli stessi...». Le soluzioni mica tanto.

«Ci sono dei distinguo, né più e né meno come ci sono sempre stati nei grandi partiti tra le correnti, che non sono il male ma il sale della politica».

E Lega Italia sia, quindi.

«Sarei contenta se ci fosse una semplifica­zione dei rapporti tra noi e la Lega. Basta inutili prove muscolari, facciamo un partito unico, a vocazione maggiorita­ria, di governo. L’Italia non è più quella del 1994 e neppure quella dell’11 settembre 2001; è spaccata a metà, Nord e Sud viaggiano a due velocità e parliamoci chiaro, il Nord se l’è preso la Lega e il Sud se lo sono presi i Cinque Stelle. In un quadro come questo, come ci poniamo, che assetto ci diamo?».

Dicono che l’elettorato moderato non voterebbe mai un partito a trazione salviniana.

«Il nostro elettorato di riferiment­o, il famoso “ceto medio”, non c’è più. E se c’è, non ci vota. Di che stiamo parlando?». Quali sono le ragioni del declino?

«Sono due. La prima è che il nostro messaggio politico non è stato adeguato alle nuove esigenze di cui le parlavo». Insomma, è vecchio. «Sì, è vecchio».

La seconda...

«È che, come al solito, abbiamo messo al centro dell’azione e dell’attenzione solo Berlusconi, che come sempre ha fatto il possibile e l’impossibil­e ma non può più bastare. Sul territorio ci sono tante forze ma le stiamo dilapidand­o: lei sa quanti quadri bravissimi del partito ci stanno abbandonan­do per la Lega? Salvini ha iniziato a fare incetta al Sud, sta risalendo al Centro e presto arriverà al Nord».

Se non si dà loro una chance, come accaduto con le liste delle Politiche, c’è di che capirli. Che ne pensa dei parlamenta­ri all’ennesima legislatur­a pluricandi­dati qui e lì?

«Non parlo delle persone ma del metodo: è stato totalmente disatteso il messaggio di cambiament­o dato da Berlusconi un anno fa, quando chiese metà volti della società civile e metà volti del territorio. Io stessa avevo avanzato dei nomi, non li hanno manco presi in consideraz­ione». Ritiene che Forza Italia le

abbia mancato di rispetto nella querelle sulla candidatur­a a sindaco di Vicenza?

«Sì. A me personalme­nte ma anche ai tanti che da subito avevano manifestat­o consenso attorno al mio nome. Il danno è stato fatto all’immagine del partito. Dobbiamo riprenderc­i Vicenza, che in questi dieci anni è stata amministra­ta da uno bravo, Variati, uno che è riuscito a mettere la città al centro della scena politica nazionale da presidente delle Province. Per quattro volte sono stata eletta in Regione, dicono sia brava come assessore, mi sono messa a disposizio­ne per quello che sarebbe stato un approdo naturale per me. E invece niente. Con un danno doppio, se vuole, perché è chiaro che io qui sono un tappo. In Forza Italia è tutto bloccato da anni, anche per questo il partito non cresce. E intanto a Vicenza il centrodest­ra resta diviso e rischiamo di perdere». Non teme di essere messa alla porta?

«E perché mai? Dico quel che penso, ci metto la faccia e la firma e sto raccoglien­do un malumore che, in tutta onestà, non pensavo fosse così forte e diffuso. Molti, anche ai vertici, la pensano come me, ma non hanno il coraggio di dirlo. Mettere a tacere il dissenso vorrebbe dire perdere l’occasione per una riflession­e profonda, per togliere il partito dal binario morto in cui si è infilato. Riportiamo un po’ di verità e di normalità in Forza Italia».

 ??  ?? Sguardo a destra Elena Donazzan, 45 anni bassanese, dopo lunga militanza in An è passata al Pdl e poi in Forza Italia. In Regione è assessore all’Istruzione e al Lavoro
Sguardo a destra Elena Donazzan, 45 anni bassanese, dopo lunga militanza in An è passata al Pdl e poi in Forza Italia. In Regione è assessore all’Istruzione e al Lavoro

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