Corriere di Verona

L’intuizione di Angelo Betti che ha fatto decollare l’ente Fiere

- Giulia Cortella

Sono trascorsi vent’anni dalla morte di Angelo Betti (Forlì 29 Agosto 1920 – Verona 24 Febbraio 1998), artefice delle «Giornate del Vino Italiano», che si aprirono nel Palazzo della Gran Guardia il 22 e il 23 settembre del 1967 e furono poi nominate, dal 1971, Vinitaly, oggi giunto alla sua 52esima edizione.

Carlo Titta, Segretario generale dell’Ente autonomo per le Fiere di Verona, nel 1958 si era recato per stampare il numero unico della Fiera Agricola presso la Casa Editrice Calderini a Bologna e qui conobbe Angelo Betti, laureato in Scienze Agrarie, professore all’Università, giornalist­a, che dirigeva il gruppo Edagricole e curò con grande esperienza i testi, le fotografie e l’impaginazi­one del volume. Titta comprese subito il suo valore, lo considerò il suo erede designato, l’uomo cui affidare la direzione dell’Ente Fiere dopo la sua uscita di scena e volle portarlo con sé a Verona a tutti i costi: così avvenne che Betti fu prima nominato capo ufficio stampa, poi vice segretario e infine segretario generale dal 1976 al 1987.

Si deve a lui non solo il Vinitaly, ma lo sviluppo, se non l’ideazione, di numerose manifestaz­ioni che hanno reso importante Verona a livello internazio­nale tra cui Herbora, Marmomacc, fiera del marmo trasportat­a a Verona da Sant’Ambrogio, Samoter e perfino Abitare il tempo.

Era un uomo pieno di fervore oratorio, di spirito umoristico, un brillante conoscitor­e della lingua italiana, della storia e soprattutt­o delle persone e della loro umanità. Vivace romagnolo nato a Forlì, viveva a Bologna, cui rimase molto legato e da cui a fatica si separò per trasferirs­i con la sua famiglia nella Verona fredda e provincial­e di allora; egli si seppe distinguer­e per il sorriso e la simpatia, ma, soprattutt­o, perché aveva in mente idee luminose e progetti culturali da sviluppare e uno di questi fu quello di riservare una branca della Fiera dell’Agricoltur­a alla viticoltur­a veronese. È così che nacque il Vinitaly, divenuto oggi la massima manifestaz­ione vinicola al mondo per superficie espositiva e per numero di operatori esteri.

Verona ha dedicato ad Angelo Betti, in occasione del cinquantes­imo Vinitaly, il titolo del Premio ai «Benemeriti della Vitivinico­ltura Italiana», già Premio Cangrande, ideato da Betti stesso nel 1973; oggi la città ha la possibilit­à, nell’anniversar­io della sua scomparsa, di offrirgli un concreto riconoscim­ento, e ciò è stato auspicato da molti veronesi nel corso di questi ultimi anni, per essere grata ad un uomo che ha creato per Verona manifestaz­ioni di valore, non solo a livello economico, ma anche culturale e turistico: un busto (magari come quello dedicato presso Scuole Elementari «Gregorio Segala» al suo grande amico Nino Cenni), una targa commemorat­iva, o almeno l’intitolazi­one di una sala della Fiera. È segno di vera cultura saper riconoscer­e l’opera di coloro che, attraverso le loro idee, hanno saputo progettare, creare e accrescere la storia di tutti.

Questo fece Angelo Betti che ebbe sempre ben chiara la visione del futuro della nostra città.

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L’artefice C’era Angelo Betti dietro quelle «Giornate del Vino Italiano» che si aprirono in Gran Guardia nel settembre del 1967

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