Coltello contro madre e figlia: «Vi uccido» La polizia le salva, pm e gip lo allontanano
«Grave rischio per l’incolumità»: via di casa compagno-padrone. Decisivi i vicini
«Vi ammazzo, adesso entro e vi uccido tutte e due... Lo vedete questo coltello»? All’arrivo dei poliziotti, lui teneva ancora la lama infilata sotto la porta della stanza dove si erano rifugiate la convivente e la loro bimba. E quando gli agenti le hanno raggiunte per aiutarle e accertarsi che stessero bene, le hanno trovate abbracciate, strette l’una all’altra. Raggomitolate in un angolo, neppure alla vista della polizia si sono subito riprese dallo choc.
Erano terrorizzate da quell’uomo che non riuscivano più a riconoscere, che le «aggrediva sempre più spesso», le «minacciava per i più futili pretesti». Subito, informato dalla Questura, il pm di turno Giovanni Pascucci ha disposto «l’allontanamento urgente dal tetto familiare per tutelare l’incolumità delle parti offese»: si tratta di un provvedimento introdotto dalle norme che hanno inasprito pene e misure per arginare la violenza sulle donne. Di fatto, in casi particolarmente gravi, la procura può «cacciare» immediatamente di casa l’indagato senza dover attendere (come solitamente avviene) il nullaosta del gip. Quest’ultimo, nei giorni successivi, provvede poi all’interrogatorio e alla convalida o meno della misura cautelare.
Per il brasiliano di 49 anni bloccato domenica, «ogni scusa era buona per gridare contro le vittime i peggiori insulti». E la convivente, connazionale di poco più giovane, sopportava in silenzio angherie e frustrazioni tanto pesanti quanto ripetute. Temeva che potesse accadere qualcosa alla loro piccola, alla bimba nata dall’amore che un tempo li univa ma ora era degenerato in violenza, paura, rassegnazione. Fortunatamente, 4 giorni fa, le hanno salvate i vicini di casa: preoccupati dalle «sempre più frequenti» urla che provenivano dall’appartamento dove in città la famigliola abitava da tempo, hanno telefonato alla polizia e immediatamente, sul posto, si sono presentati gli agenti riuscendo a bloccare quel padrecompagno padrone ancora fuori di sé dalla rabbia. Probabilmente era sotto l’effetto dell’alcol e, mentre lo portavano via, ha continuato a minacciare le vittime. Aveva anche messo a soqquadro l’appartamento e il pavimento era cosparso di vetri e frammenti.
Ieri doveva essere interrogato dal gip Luciano Gorra, invece all’udienza c’era solo il suo difensore Francesco Spanò, che vanamente ha tentato di contattarlo. «Ormai ci minaccia ogni giorno» ha confermato la convivente quando è stata sentita. «Non deve più avvicinarsi alle parti lese», ha confermato ieri il gip. Ma madre e figlia lo temono ancora.