Corriere di Verona

Vigna di Lugana, storia che diventa libro (e mostra alla Biblioteca Capitolare)

- Antonino Padovese

Il colore dorato dei campi e quello dei canneti negli specchi d’acqua del Garda. Tutto nella terra di Lugana ricorda quel vino che nelle zone a sud del lago di Garda si beveva e si dava in dono all’imperatore e che è stato valorizzat­o negli anni dall’intuizione dello scrittore (ed esperto di enogastron­omia, e tanto altro ancora) Luigi Veronelli e soprattutt­o dalla famiglia Zenato, che dal 1960 gestisce una cantina a San Benedetto di Lugana, frazione di Peschiera del Garda. Di questo vino dalla spiccata mineralità oggi si producono 15 milioni di bottiglie, in gran parte destinate all’estero (si arrivano a punte del 70-80 per cento). Veronelli e la famiglia Zenato hanno capito che, contrariam­ente a quello che era sempre successo, questo non è un vino da bere a pochi mesi dalla vendemmia ma ha nel sua Dna la proprietà di essere longevo e di maturare negli anni. Il Trebbiano di Lugana, vitigno autoctono che ne è alla base, è sempre stato radicato nel territorio a sud del lago di Garda.

Al vino, al suo territorio e alla famiglia che da più di 50 anni lo coltiva è stato dedicato un libro in italiano e inglese («Nell’oasi della Lugana l’anima di Zenato», edizioni Biblos, 211 pagine, 30 euro), che è stato presentato ieri nella Biblioteca Capitolare alla presenza del sindaco Federico Sboarina che ha portato i saluti «di una città - ha detto - che ha l’Arena e il centro storico il suo fulcro ma che non può prescinder­e dal territorio che lo circonda». All’incontro erano presenti gli autori della pubblicazi­one, lo storico Bruno Avesani, il giornalist­a Cesare Pillon e Francesco Radino, fotografo da cinquant’anni, autore delle immagini del libro che sono state stampate per la mostra fotografic­a inaugurata ieri sera e aperta fino al 25 aprile in Capitolare. Le immagini, quasi dei dipinti, nell’intenzione dell’artista, «trasmetton­o emozioni che dagli occhi arrivano fino al cuore».

L’incontro, introdotto dal prefetto della Capitolare monsignor Bruno Fasani e moderato dal caporedatt­ore centrale del Corriere della

Sera Luciano Ferraro, ha rappresent­ato un’occasione per raccontare la storia di un territorio che per secoli è stata una «selva lucana» un bosco sacro, circondato da monasteri di cui rimangono i toponimi San Benedetto e Santa Cristina.

Il vino, come ha ricordato Ferraro, citando Veronelli, «porta con sé la sua anima. E quello nato dalle mani di chi possiede la terra è migliore». E la famiglia Zenato possiede questa terra praticamen­te da sempre. Per Nadia Zenato, che col fratello Alberto porta avanti la cantina fondata dal padre Sergio, «questo libro e questa mostra celebrano una terra che negli anni Sessanta papà percorreva come ambasciato­re e interprete. Volevamo condivider­e le emozioni di questo territorio che, non a caso, nel libro abbiamo chiamato oasi, dove si trova l’anima della nostra famiglia». Questo è il quarto volume dei libri dedicati al territorio scaligero pubblicati da Biblos e voluti dalla famiglia veronese.

Nadia Zenato «Volevamo condivider­e le emozioni di questo territorio che nel libro chiamiamo oasi»

 ??  ?? Il libro Da sinistra Bruno Avesani, Francesco Radino, Nadia Zenato, Luciano Ferraro e Cesare Pillon (Sartori)
Il libro Da sinistra Bruno Avesani, Francesco Radino, Nadia Zenato, Luciano Ferraro e Cesare Pillon (Sartori)

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy