Vino e politica, Verona capitale
La presidente del Senato inaugura Vinitaly, attesa per il possibile incontro Salvini-Di Maio
Vinitaly crocevia della politica. Oggi inaugura il presidente del Senato Casellati, tra gli stand anche Di Maio e Salvini. «Ma non ci sarà il patto dell’Amarone», avverte il direttore del Corriere Luciano Fontana, che ieri ha presentato il suo nuovo libro a Verona, a proposito della possibile intesa Lega-Cinque Stelle. Tra gli stand anche i leader di FdI Giorgia Meloni e del Pd Martina, oltre al ministro Galletti.
Il preludio, ieri, con la vignetta di Giannelli in cui Di Maio e Salvini al Vinitaly si mettono di spalle uno contro l’altro, con un bicchiere in mano. «Ma nessuno dei due vuole che l’altro gliela dia a bere». Il vaticinio, alla presentazione del suo libro, «Un paese senza leader», alla Banca Popolare in un dialogo con l’avvocato Guariente Guarienti. «Domani (oggi per chi legge, ndr) potrebbero al massimo incrociarsi. Ma a quanto pare l’ordine di scuderia per entrambi è di evitarsi fino a quando avranno qualcosa di concreto da dire». Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera, ha pochi dubbi. Per lui quello che in molti hanno già battezzato come «il patto dell’Amarone» non ci sarà. Ma la presenza dei due «aspiranti leader», come li definisce, sarà il suggello di un Vinitaly che torna agli antichi fasti di arena politica oltre che di fiera del vino. «Per la manifestazione e anche per Verona avere i due candidati in marcia d’avvicinamento alla guida del governo è una cosa importante». Anche per un Veneto che dopo anni di lamentele per la mancata «rappresentanza» a Roma, incassa la seconda carica dello Stato, il presidente del Senato con Elisabetta Alberti Casellati. Colei che per Luciano Fontana incarna anche la soluzione più probabile nella formazione del prossimo esecutivo. «Non sono sicuro - spiega Fontana - che ci sia la possibilità di un governo M5S-centrodestra. Se le cose stano come sono, Salvini dovrebbe rompere con Berlusconi, ma non può rinunciare a quella fetta di eletti. A metà settimana Mattarella prenderà una decisione. O farà un altro giro di consultazioni o abbatterà i paletti con l’opzione più probabile, quella di affidare l’incarico proprio alla presidente del Senato. Potrebbe essere una soluzione, visto che non è invisa ai Cinque Stelle che l’hanno anche votata. In realtà non si capisce se la loro contrarietà sia solo verso Berlusconi o tutta Forza Italia, ma la Casellati l’hanno sostenuta e potrebbe essere la “candidatura” che ammorbidisce la loro posizione». E il Veneto, a questo punto, non solo non sarebbe «orfano», ma diventerebbe quasi un «figlio prediletto». «Tornerebbe protagonista - è l’analisi del direttore -. In parte lo è già, con un governatore, Luca Zaia, che dopo l’uscita di scena di Maroni è diventato un punto di riferimento per l’asse del Nord in nome dell’autonomia. Si riprenderebbe la centralità politica che da tempo non aveva». Una delle poche cose che, stando a Fontana, quadrano in un panorama che, dopo le elezioni, avrebbe dovuto portare anche al cambio del titolo del suo libro, da «Un Paese senza leader» a «Non doveva andare così». In quello che Guarienti ha definito «un ripasso della storia politica italiana degli ultimi decenni», l’analisi è tanto specchiata quanto severa. «Volevamo essere europei... ci ritroviamo, sempre di più, a essere italiani». «Domani (oggi per chi legge, ndr) - ha spiegato Fontana - Verona sarà un piccolo centro politico, con due aspiranti leader che vedremo se lo diventeranno. Del resto con una legge elettorale come quella con cui abbiamo votato, costruita perché non si sia una maggioranza, non poteva che andare così». Conclusione ovvia, secondo il direttore, per gli ultimi i 25 anni - quelli della Seconda Repubblica - della politica italiana.
Quelli analizzati nel libro e illustrati sempre da Giannelli, che raccontano «il crollo di tutti tradizionali fronti politici». Dagli errori della sinistra e la scissione del Pd, la temporanea caduta di Berlusconi, la sua rinascita e le nuove spinte del centrodestra. E l’irrompere sulla scena dei nuovi esponenti del M5S, con la svolta nazionalista della Lega. Con i grillini il cui successo per Fontana - «nonostante una legge elettorale fatta per non farli governare»- non è stato la vera novità delle ultime elezioni. Perché a sbaragliare davvero le carte è stata l’affermazione di Salvini «bruciando così l’ipotesi di un governo di centrodestra a trazione ridotta in accordo con il Pd». Come doveva essere, ma come non è finita.