«Cultura, Verona va svegliata»
Sboarina: «Ci candidiamo e saremo la capitale nel 2021». Pronta l’asse con Palermo
Una «scossa» per svegliare una città che, sul fronte della cultura, si era «assopita». Così Federico Sboarina ieri è tornato sulla candidatura di Verona a capitale della cultura italiana nel 2021, mentre a Vinitaly ha partecipato a un evento con Leoluca Orlando, sindaco di una Palermo che, capitale della cultura, lo è quest’anno. Un asse che coinvolge anche università e diocesi.
Per vincere le battaglie servono alleati e ispirazione. E così Verona, nella sua cavalcata verso la candidatura a capitale della cultura italiana per il 2021 (per cui, va ricordato, deve ancora uscire il bando), inizia a stringere rapporti con la città che, quest’anno, è stata nominata, ovvero Palermo. Ieri, il sindaco Federico Sboarina ha accettato di buon grado l’invito del sindaco di Palermo Leoluca Orlando al padiglione della Regione Sicilia a Vinitaly, dove è stata presentata l’offerta culturale del capoluogo isolano e i suoi addentellati con il mondo del vino e dell’agroalimentare, a partire dal World Wine Symposium, che si terrà a Palermo dal 21 al 23 novembre.
«Non esiste al mondo una città che è cambiata culturalmente come è cambiata Palermo - ha sottolineato Orlando -. È tempo di mandare in pensione tante eccellenze, di mettere in soffitta le rendite parassitarie, è tempo di rinascita. Ma va ritrovata autostima, e vanno anche aumentati i prezzi degli alberghi a Palermo che non possono costare niente, come avviene ora». È anche interessante, però, capire cosa Verona può imparare dall’avventura di Palermo. Secondo Orlando, la cosa più importante non è diventare capitale della cultura, ma provarci perché questo implica «realizzare un progetto condiviso».
A questo proposito, coglie la palla al balzo Sboarina, che prova a spiegare il vero intento della candidatura di Verona che alcuni, come Vittorio Sgarbi, hanno stroncato perché non ne avrebbe bisogno. «Ho parlato con Vittorio racconta il sindaco -. Capisco il suo punto di vista. E sono d’accordo che Verona è già, nei fatti, una capitale della cultura. Ma io ho ereditato una città che per cinque anni non ha avuto nemmeno l’assessore alla Cultura, che aveva bisogno di essere risvegliata. C’era bisogno di lanciare un segnale a una città che si era assopita, di creare entusiasmo attorno a un progetto, di dare una scrollata». Da questo punto di vista, il risultato finale passa in secondo piano. «Io credo che vinceremo, ma anche se non dovesse succedere i progetti che costruiremo li porteremo avanti, e non riguarderanno solo il 2021 ma i prossimi dieci anni». E, in questo contesto, «fare squadra, oltre il contesto regionale, tra capitali che fanno della cultura una cifra di qualità della vita è una scommessa vincente».
Ci sarà un po’ di Verona, nella Palermo capitale della cultura. A organizzare il Simposio di novembre è una società veronese, Agrifood Consulting, il cui ceo è Maurizio Rosellini. «Avevamo già organizzato a Palermo un evento sul vino da tavola, da qui il passo al mondo del vino più in generale è stato breve - spiega Rosellini adesso, in occasione dell’evento di novembre, metteremo insieme una serie di contenuti in collaborazione con le due facoltà di Agraria delle università di Verona e Palermo, ma anche con le due diocesi». Importante, a tal proposito, il ruolo di monsignor Martino Signoretto, vicario per la cultura della curia veronese, cui toccherà il compito di tracciare dei paralleli tra passaggi biblici, vino e cibo.
Per il resto, Sboarina ha raccontato di essere un amante della Sicilia ed in particolare dell’isola di Lampedusa, dove ha parecchi amici veronesi che là si sono trasferiti. «Ho preso tanti voti dai veronesi in vacanza a Lampedusa - ha scherzato -. Il nostro Paese è splendido perché diverso, e la somma di tutte queste diversità è una cosa meravigliosa che si chiama Italia».