Cotarella, 15 etichette da Villa Sandi alla Palestina
«Le vigne non sono le mie, io sono quello che ne calpesta i terreni. E che le cura». Riccardo Cotarella (a
sinistra nella foto) da cinque anni è il presidente di Assoenologi in Italia e da quattro di Assoenologi nel mondo. A lui si sono rivolti Massimo D’Alema, Bruno Vespa e, recentemente, Renato Brunetta. Ieri era al Vinitaly per una degustazione di 15 vini provenienti da ogni angolo del mondo. Sono i progetti che segue assieme ai produttori. Ad aiutare il presidente di Assoenologi nella presentazione e nel racconto c’erano Ian D’Agata, direttore scientifico a Vinitaly International Academy, e Luciano Ferraro, caporedattore centrale del
Corriere. Il primo vino presentato era veneto. D’altra parte il legame di Cotarella col Veneto è fortissimo. L’«enologo dei vip» ha studiato alla Scuola enologica Cerletti di Conegliano. Di Villa Sandi, la tenuta trevigiana della famiglia Moretti Polegato, ha proposto il Valdobbiadene Docg «La Rivetta». «La nostra sede è una villa veneta e le ville venete sono simbolo del buon gusto», ha detto il presidente Giancarlo Moretti Polegato. Il calice conteneva un Cartizze, uve Glera di una collina super costosa, ha ricordato Ferraro, molto conosciuta negli anni Settanta e Ottanta, ben prima del boom del Prosecco. La degustazione davanti a una platea di esperti e di giornalisti, molti stranieri, ha proposto un giro che ha toccato l’Italia e l’estero, da un aromatico vino coltivato in Romania da Genagricola alla Francia, la Russia o gli Stati Uniti. Non il Giappone perché il vino per l’evento è rimasto fermo in dogana. Toccante è stato l’intervento di don Munir, che coltiva un vitigno, il baladi, fra Betlemme ed Hebron, in Palestina. «Qui — ha ricordato Cotarella — spesso non c’è bisogno degli aratri perché i terreni vengono colpiti dalle bombe. Questo è un vino che porta con sé un messaggio di pace».